Cambio vita, vado in India

27 Aprile 2002

Ieri, con un po’ di timore, dato l’addio a Monfiana, ho scritto un’e-mail ad un architetto italiano che risiede in India, precisamente ad Auroville…

La risposta è stata quella che desideravo e temevo allo stesso tempo: posso andare là…

Ed allora… Finirò il lavoro, di abitare a Padova, spero di discutere la tesi… E poi me ne vado in India, sperando di trovare risposte a tanti dubbi…

Vi terrò aggiornati, speriamo vada in porto, ho bisogno di un cambiamento forte…

Un piccolo grande avvenimento…

26 Aprile 2002

L’ho chiamata… Dovevo farlo, perché avevamo un viaggio in sospeso e l’agenzia non era molto d’accordo che annullassi tutto (e comunque la penale sarebbe stata del 100% )…

Mi ha reso felice accettando di andare lei, con un accompagnatore. Era il regalo di Natale – Compleanno – San Valentino – Festa delle Donne – etc. etc., e l’avevo fatto 2 mesi fa… Sarebbe stata una specie di “regalo restituito”, e onestamente la cosa mi rattristava ancora di più…

Naturalmente abbiamo scambiato 2 paroline… Lei non mi odia! Io le voglio tanto bene… Come persona, anche se non posso come “amata”…

Le ultime lacrime scendono… Non dico di gioia… Però almeno ho sentito la sua voce, le ho potuto dire addio dal vivo…

Sperando che sia un arrivederci… A quando vorrà avrà un amico, un fratello…

Monfiana ti voglio bene…

È finita…

24 Aprile 2002

Mentre ascolto a ripetizione Lory… Mille volte… Mentre piango da ormai ore… Scrivo alle persone che 6 mesi fa (avevamo fatto “un semestre insieme” 2 giorni fa ) ci avevano dato fiducia e avevano brindato al nostro amore… Monfiana mi ha lasciato oggi pomeriggio con un’e-mail. Rispetto la sua scelta, venuta dopo una decina di giorni di silenzio… So bene che è una persona risoluta e non mi permetterei di arrecarle dolore chiedendole di protrarre una storia in cui non crede più… E quindi è finita, non ho nemmeno il diritto di chiedere alla corte d’appello… Le ho scritto che mi piacerebbe conservare un minimo d’amicizia…

La canzone di Groff la trascrivo qui come avevo fatto nel nostro “posto segreto” l’ultima volta che avevo pianto così tanto, cioè il 19 novembre, quando la lasciai andare a casa dopo il giorno più bello della mia vita… Era stata la colonna sonora di quell’incontro memorabile…

Lory (chiudi gli occhi)

Lory mi guarda io non ci son più
in ogni sguardo cancella qualcosa di me
se anche al telefono parlo con lei
le mie mani, le spalle, perfino le gambe e più giù…

Chiudi gli occhi e non aprirli più
che se mi perdi voli via anche tu
mi manchi!
Torna da dovunque sei
torna capovolta torna come vuoi

Lory è la luna, la luna T.V.
gira nel cielo per casa non si spegne mai
un colpo di vento e anche Lory cadrà
tra le mie mani, le spalle, perfino le gambe e più giù…

Chiudi gli occhi e non aprirli più
che se mi perdi voli via anche tu
mi manchi!
Torna da dovunque sei
torna capovolta torna come vuoi

Cosa vuoi da me? Cosa hai per me?
Devi dirmelo, devi darmelo!
Ma lo sai che so, cosa ti darò:
una lacrima, quando luccica!

Chiudi gli occhi e non aprirli più
che se mi perdi voli via anche tu
mi manchi!
Torna da dovunque sei
torna capovolta torna come vuoi

Cosà chiudiamo gli occhi e non li apriamo più
mi manchi!
Torna da dovunque sei
torna un’altra volta torna quando vuoi
mi manchi…

Monfiana, io ti amo…

Ma ciaoooo!!!

23 Aprile 2002

Che bello ho trovato la tua Cuccia, volevo venirci a fare una visita…

Giuseppe non mollare, lo so che son momenti difficili ma tieni duro!

Ciao

Fallimenti…

21 Aprile 2002

Periodo di fallimenti… Ed ecco che mentre passeggio virtualmente su e giù in attesa di scoprire che fine ha fatto Monfiana , illudendomi di studiare per la tesi trovo questo passo su L’uomo flessibile di R. Sennett, Feltrinelli, 2000, p. 119…

Il fallimento è uno dei grandi tabù moderni. La manualistica popolare è piena di ricette per il successo, ma non dice molto su come affrontare un fallimento. Riuscire a fare i conti con un fallimento, dandogli una forma e un posto nella storia della propria vita, è una cosa che può ossessionarci interiormente ma che di rado viene discussa con gli altri. Al contrario, spesso ci affidiamo alla sicurezza dei cliché: i difensori degli sventurati si comportano in questo modo quando cercano di trasformare un lamento tipo “ho fallito” con una risposta che dovrebbe essere consolatoria, tipo “no tu sei solo una vittima”. E, come succede sempre con le cose di cui abbiamo paura di parlare apertamente, l’ossessione interiore e la vergogna non fanno che crescere. Quella che rimane sempre attiva è la cruda idea di non essere “all’altezza”.

Mumble mumble…