Ho letto di là ed ho pensato a me.

In realtà non c’entra niente con me quello che hai scritto… Però ho pensato alla differenza che c’è fra l’essere maturi e l’essere adulti… Soprattutto il sentirsi adulti.

Sono sempre stato molto maturo… In certi momenti troppo.

Quando si è piccoli la maturità è spesso causa di un processo di razionalizzazione dilagante e continuo… Che ti permette di allontanarti dalle cose, guardarle, capirle e risolvere… Per te e per gli altri.

Perdi la spontaneità e l’istinto… O meglio, impari a subordinarli e a sottoporli al vaglio della ragione… Impari ad essere istintivo quando è utile o piacevole… Impari a essere spontaneo quando è utile o piacevole.

Però non vivi male.

Gli altri ti stimano. Quelli della tua età perchè gli cammini sempre davanti… Se sei intelligente cammini con loro se ne hanno bisogno e in men che non si dica sei il loro migliore amico, il confidente migliore, amico, fratello, spalla e ragazzo.

Quelli più grandi di te perchè sei al passo con loro malgrado l’età… se non addirittura oltre.

Poi col tempo impari così bene a riconoscere e categorizzare che arrivi a prevedere… Basta esplicitare le previsioni che sei quasi magico… O almeno speciale.

Ma l’essere adulti? E sentirsi adulti?

L’essere adulti comprende gli altri… E ci si sente adulti proprio in relazione agli altri.

In relazione alla strada che siamo capaci di percorrere con gli altri infondendo loro sicurezza… E non dandogli soluzioni.

Non mi ero mai sentito veramente adulto fino a che non ho iniziato a lavorare con i bambini.

Probabilmente il loro spirito puer ha potenziato il mio puer affievolito riequilibrando e moderando quel senex egocentrico… Che ormai mi rappresentava… Il senex della mia maturità precoce.

Scoprire di essere capace di dargli conforto… Di poter essere “porto a cui fare ritorno” per ripartire ancora e non per sostare aspettando soluzioni… Scoprirmi capace… Buon improvvisatore… istintivamente abile e attivo e spontaneamente spontaneo… Vedermi deciso… Infaticabile… Lontano dal pensiero che in ogni caso ci sarebbe stato l’aiuto di mamma o papà… Ha cambiato tutto il mio stare e il mio pensare.

Per la prima volta mi sono sentito effettivamente adulto.

Padrone di tutta la mia vita.

Meglio di prima?

Peggio di prima?

Semplicemente diverso e più attuale… Per me, ora.

“Essere porto… ”

Esserci.

Nello sguardo di un bambino la mia vita è cambiata… Nel riflesso di quegli occhi che chiedevano la protezione di un abbraccio caldo e la stabilità di una presenza efficace ho trovato una parte di me che mancava… Il sentirmi adulto.

Tutto adesso passa attraverso questa prospettiva… Esposta al cambiamento oggi, come sempre.

È stato un po’ come il passaggio dalla teoria alla pratica… Dalla teoria alla pratica dell’essere “grandi”.

L’essere maturi una buona teoria… L’essere adulti una buona pratica… Momenti essenziali di uno stesso processo.

Per ognuno ci sarà una molla, immagino.

Magari dipendente da altri aspetti della personalità… A me serviva un bambino… Un figlio (seppur con le dovute differenze).

Buona Notte ex…



10 Comments to “Essere maturi… Essere adulti…”

  1. ex-xxcz | Luglio 23rd, 2002 at 14:37

    Ieri notte ho letto il post, poi è finita definitivamente la flat e quindi son rimasto a rimuginare, anche stamattina in treno…

    Giusta la distinzione tra essere “maturo” e “adulto”… Interessante anche il rapporto coi bambini.

    I bambini mi han sempre preso in giro. Nei vari momenti in cui mi sono improvvisato “educatore” ho sempre ricevuto pessimi feedback. Chi stava con me mi ha fatto notare che era colpa della mia mancanza di autorità …

    Sarei così pure coi miei cuccioli… Probabilmente peggio ancora: viziati all’estremo. Meglio niente…

  2. Psy | Agosto 26th, 2002 at 17:57

    Hai chiesto a chi te l’ha detto cosa volesse dire essere autoritari?!?!

    Se non glielo hai chiesto hai perso una grossa occasione.

    Come si esplica l’autorità ?

    Quanto dipende da noi?

    Quanto dipende da chi dovrebbe riceverla/subirla?

    Parto dal dizionario cercando cos’è l'”Autorità ”

    “- superiorità  morale che desta in altri rispetto, propria di chi è più grande per natura o per scienza o per forza morale

    – facoltà  di comando di chi è investito di un potere”

    Nella prima possibilità  si parla di morale… altro terminone difficile e di dubbia utilità  quando si deve stabilire una scala graduata (superiore, inferiore, etc. etc.)… ma cerco anche il sostantivo morale:

    “- parte di una dottrina filosofica o religiosa che, trattando del bene e del male, detta norme di vita” dettare norme di vita attraverso bene e male… mi sembra che potrebbe essere un’ottima ipotesi… ogni adulto autoritario dovrebbe esserlo in funzione della sua superiorità  nel dettare orme di vita fondate su una “giusta”, immagino, distinzione fra bene e male… probabilmente è la migliore delle ipotesi, ma è evidente che non sia così nella realtà …

    – l’insieme dei principi che regolano il comportamento degli uomini nella vita privata e pubblica.”

    Ergo è ragionevolmente autoritario, o almeno lo è con diritto, chi è fruitore ad un livello superiore di norme di comportamento e attraverso il suo fare autoritario lo tramanda… ma anche questo non corrisponde a realtà … spesso è autoritario chi alza la voce… e ha poco a che fare con un comportamento corretto… poiché alzare la voce con prepotenza non mi sembra che lo sia…

    ” – lo stato psicologico di un individuo” è autoritario chi superiore psicologicamente e per questa sua superiorità  ottiene il rispetto altrui… Ma come si è psicologicamente superiori? Come lo si dimostra?… Nutro seri dubbi che si riesca a farlo… Cerco sui miei libri senza trovare risposta.

    Passo alla seconda possibile definizione poiché con la prima ho avuto scarso successo…

    ” – facoltà  di comando di chi è investito di un potere .”

    Ecco questa mi sembra corrispondere a realtà … comando e potere… senza stabilire che tipo di comando o potere… né se sono legittimati in alcun modo.

    I bambini per lo più mi danno retta… se lo vogliono… altrimenti devo ingegnarmi… serve pazienza… cose sempre nuove… destare la loro curiosità … e se proprio non vogliono… niente!!!

    Ecco per me quella di autoritario, in funzione ai bambini, un’etichetta che i bambini ti danno… e se non la ottieni perchè non la ottieni?

    Non sempre dipende da te… ci sono bambini abituati a riconoscere l’autorità  in chi è prepotente con loro… io non riesco ad esserlo… non sono capace di alzare la voce nè, tantomeno, le mani… quei bambini ce ne metteranno per considerarmi autoritario e forse non lo faranno mai… ma dovrei sentirmi manchevole?

    Non credo.

    L’importante è non fermarsi davanti agli ostacoli… e non accettare le parole profetiche degli altri come unica soluzione… (sà lo so che anche queste lo sono… ma ti spingono a non ascoltarle, ergo sono più sincere)… Per il resto è tutta vita…

    Ciao fratellino maggiore ma per poco

    Francesco

    P.s. scusa il mio stile prolisso… ma la Cuccia mi fa questo effetto.

  3. ex-xxcz | Agosto 27th, 2002 at 09:49

    Dipende… Anche dalla propria “flessibilità “… Non riuscirei ad arrabbiarmi con un bambino, e si vedono i risultati…

    Poi dipende anche dal contesto: per qualche settimana ho collaborato gratuitamente ad un asilo che faceva doposcuola per i bambini delle elementari… Tutto bene all’inizio, poi quando hanno scoperto che io ero calabrese e loro della provincia di Venezia, hanno iniziato a trattarmi come uno straccio…

  4. .Ali | Agosto 27th, 2002 at 13:49

    Che bel trendolo…

    Mi hai fatto pensare Psy, e provo a spiegarti quello che mi è passato per la testa.

    Essere maturi… . essere adulti…

    Forse è solo un problema di definizioni, ma non riesco a vedere le cose come le hai scritte tu. Nel senso che una persona diventa adulta a livello anagrafico.

    Un uomo di 40 anni, per esempio, sicuramente è un adulto, non è invece detto che sia maturo.

    Allora quando si diventa “grandi”?

    Non lo so, forse quando ti senti piegato dalle responsabilità  (e può accadere anceh molto giovani) oppure quando sei un punto di riferimento per gli altri (e allora non puoi più permetterti momenti di debolezza)?

    A me il crescere troppo in fretta ha portato meno spensieratezza e meno illusioni e sogni di miei coetanei. Ci sarei arrivata lo stesso a questo punto, perchè la vita in un modo o nell’altro qui ti porta, ma ho bruciato le tappe.

    E’ proprio i sogni, le illusioni, la spensieratezza che non si recuperano se non per momenti limitati…

    Dici che gli altri entrano in gioco nel nostro essere “grandi”?

    Anche di questo non riesco ad essere convinta.

    Sicuramente essere un punto di appoggio, dà  grandi soddisfazioni ci fa sentire grandi, importanti, ma è un “gioco” rischioso.

    Come il carceriere ha bisogno del carcerato, rischiamo di non essere nessuno senza qualcuno che sia più “debole” o “bisognoso” di noi.

    Invece l’essere adulti, maturi, sicuri di se stessi è qualche cosa che dobbiamo trovare dentro noi stessi. Qualche cosa che possa esserci utile vivendo qui, ma anche se fossimo in un deserto o sperduti in mezzo alla foresta amazzonica, o rapiti dagli alieni.

    D’altro canto quelle persone che si appoggiano sempre e non sono mai di appoggio a nessuno? Pensi che loro non siano adulti?

    Vivere per lo sguardo di un bambino… .

    Mi fai venire in mente il racconto di una mia professoressa, psicoterapeuta da quasi 20 anni.

    Le è capitato di avere 2 suicidi.

    Erano due ragazze, una molto giovane.

    Se la tua vita dipendesse da quello che vedi negli occhi dei bambini… .. come diventerebbe la tua vita se un giorno non riuscissi a salvare, ad essere d’aiuto a quegli occhi?

    Un bacio, a te e ad Ex.

  5. ex-xxcz | Agosto 27th, 2002 at 15:41

    Proprio nel periodo in cui io avevo scritto su questo tema e Psy aveva avviato questo topic, ero capitato su un vecchio forum (molto grande) di cui ero stato admin: un membro attivissimo, un notevole esperto informatico, stava dando l’annuncio di aver appena scoperto che 9 mesi dopo sarebbe diventato padre…

    La cosa che m’aveva colpito è che M. è del 1977, un anno più di me… Un anno fa si era sposato, quindi quando aveva la mia età …

    Gli ho fatto notare quanto ero rimasto colpito da questi fatti e mi ha risposto “Si cresce presto quando ti muore il padre da piccolo”…

    Ciao .Ali…

  6. Psy | Agosto 27th, 2002 at 15:59

    Ma guarda chi è arrivata…

    … sulla sua fogliolina portata dal vento?!?!?!

    Vedi Ali, probabilmente è un problema di definizioni… o forse (io propendo per questa ipotesi) non è neppure un problema… semplicemente aver seguito un certo percorso essendosi fatti determinate idee… e anche se il percorso spesso mi sembra simile… siamo sempre persone diverse.

    Chiaramente “adulti” lo si è per età … anche legalmente… ma quando ci sentiamo veramente adulti? Quando ci sentiamo “uomini” o “donne”?

    Non credo che ci si senta adulti per la propria età … almeno non è stato il mio caso, né quello di Ex, come ha scritto in un altro trendolo… Ma probabilmente io intendo per sentirsi adulti… ciò che tu chiami con altro nome.

    Chiedi quando si diventa “grandi”… Ecco per me è una commistione fra l’essere e il sentirsi adulti e l’essere e il sentirsi maturi.

    Gli altri… vivo e ho vissuto la maturità  come un processo tutto mio che poteva prescindere tranquillamente dalla presenza altrui… semplicemente compivo scelte in modi diversi da quelli degli altri… ma io le compivo a prescindere… per me.

    Per me invece scoprirmi adulto è stato un momento altamente sociale… senza gli altri, quei bambini e quel contesto sociale, non mi ci sarei sentito, almeno non adesso… Il fatto che la mia ‘molla’ siano stati gli altri non significa che senza gli altri venga a mancare ogni fondamento del mio essere adulto.

    Io avevo bisogno di loro… Come ho scritto, avevo bisogno della loro infanzia, del loro essere bambini, istintivi, allegri, fantasiosi, per poter guardare alla mia istintività , allegria, fantasia, spensieratezza, senza temere di essere anacronisticamente “infantile”… perché insieme a quelle caratteristiche di loro che riemergevano in me… emergeva anche ben chiaro quello che ci differenziava.

    Sà, penso che chi si appoggia sempre agli altri negandosi sempre non sia adulto… Credo che quella di essere “porto sicuro” per gli altri sia un’esperienza da provare almeno una volta nella vita… credo che ci faccia bene… che regali moltissimo… faccia crescere.

    La mia vita non dipende da quegli occhi… anche se separarsene via via e un giorno totalmente sarà  doloroso e dovrò farci il callo… loro sono stati la mia molla al sentirmi adulto, cosa che mi mancava… dimensione che sto sperimentando con la veste in cui la sperimento… veste che può cambiare in ogni momento con ogni nuovo evento o incontro… ma che ora è quella che l’esperienza con i bambini ha tessuto per me… dandomi molto…

    La vita cambia e ti cambia… ed è questo il bello probabilmente in ogni caso… forse è il buono delle cose… anche di quelle che là per là non ci piacciono.

    Ciao, .Ali… è un piacere sempre leggerti

    Ex… quei piccoli sono solo le vittime dei loro genitori e di un federalismo marcio e privo di senso e cultura… non è un tuo problema… Il fatto che tu lo prenda come un tuo problema invece dovrebbe farti riflettere secondo me.

    Ciao… fratelluccio maggiore ma non troppo

  7. ex-xxcz | Agosto 28th, 2002 at 14:17

    Beh non è un mio problema, ora… Ormai vivo da 5 anni quaggi (o quass, buh) e non ho mai avuto grossi problemi…

  8. Psy | Agosto 28th, 2002 at 14:20

    Traduzione: ogni cosa ha una sua dimensione!

  9. Camus | Agosto 31st, 2002 at 16:40

    Troppo lungo e troppo complicato

  10. ex-xxcz | Settembre 1st, 2002 at 08:18

    Ciao Camus, bentornato…

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