Scritto il 23 settembre, pre – cena

Per la serie “effetti speciali” vi propongo un misterioso documento trovato su un PC dell’ufficio: evidentemente scritto da un veneziano con velleità da scrittore nel febbraio 2002, quando qui c’è stata la conferenza internazionale prevista dal solito progetto “City networking” etc.; per la serie “magari scopre che ho pubblicato on line questa cosa e viene a prendermi dall’orecchio per pestarmi”…

Sono cotto
Il primo giorno di lavoro a 32 gradi è stato mortale, ho il colpo della schiena, il mal di testa, l’alito fetido da digiuno, la solana e le punture degli insetti esotici. Auroville è piena di turisti stronzi, olandesi anoressici e pussacanaia francesi con la erre moscia e le braghe da fachiro che vanno in giro lentissimi facendo domande idiote a quelli che lavorano, oppure famiglie di industriali di Milano che portano i figli decenni a vedere che poi non fanno così schifo come
sembra. E i figli sono peggio di loro. Per il resto, ho una casa strepitosa, un po’ decadente, di un romagnolo con la faccia da ex terrorista che ha abbracciato Aurobindo. La casa è costituita da un grandissimo spazio aperto soggiorno-cucina, una terrazza grande con l’amaca che sta sopra e in mezzo a un baobab, e due stanze grandi in stile coloniale.

Di notte si sentono tutti i rumori inquietanti; senti una scimmia che urla e ti sembra di averla sul letto. Senti una cosa che si muove e ti immagini scene di insetti stile Indiana Jones che ti entrano nelle Coq Sportif.

L’India è sempre il solito casino di gente apparentemente sciente che però butta tutto per strada in modo tale che poi i loro figli si mangiano la merda che trovano. Gli Aurovilliani in questo fanno la parte di Nino Manfredi diventato stregone in Africa, qualcuno quella di Alberto Sordi che lo va a trovare.

Sul roofgarden della “Solar Kitchen”, mio posto preferito e uno dei pochissimi meetingplaces per non-fachiri, da dove si vede il tramonto in mezzo alle cime degli alberi e dove ogni tanto arrivano osei stile quark, c’e’ una quantità di mona (scusa Polla per il lessico) da far paura, importata, indigena e transiente, ma soprattutto la prima delle tre. Francesine nate da matrimoni misti imprecisati, crescuite nella giungla e non ancora avvezze alle puttanate della vita sociale occidentale, tipo andare alla “Letizia” alle 8 per lo spriz. Ucraine rosse larghe 5 cm con il culo perfetto (nonostante, mi si dice, se lo siano abbondantemente rotto andando in motoretta contro un camion – me lo hanno detto dopo che ho affittato la prima vespa della mia vita).

Come è che sono tutte così carine? Forse perche’ l’aria di qui fa bene ai geni della carineria? Forse perche’ Aurobindo e la madre hanno detto al capobanda aurovilliano di uccidere gli infanti nella culla quando presentassero delle deformità, tipo la ben nota puntata “La Missione dei Dariani” di Spazio 1999, con Alec Guinnes e Joan Collins, dove la nana viene disintegrata al grido: Mutante! Mutante!

Come che sia, consiglio a tutte le mie amichette veneziane di venire qui a farsi una vacanza, chissà che ritrovino la pace dei sensi e della psiche ormai distrutta. Possono lavorare a “Aurospirul” nella coltivazione della famosa alga magica, oppure insegnare pianoforte a “last school” a una classe di bambinetti vestiti di bianco, oppure disegnare calzature alla moda (sciamana) presso “New creation”.

In compenso non mangeranno mai cose sconvenienti (in questo momento darei la palla sinistra per un chicken tandoori tikka masala come lo fanno a Rotterdam in Middelandstraat). Vi aggiorno sulla venuta dei conferenzieri e annessi, tra cui simpatici animaletti come il mio collega Van Dijk che dice di essere uomo di mondo (voglio vedere quando dovrà cagare in cesso
alla turca), un paio di ceffi unesco, e la Helena amica dello sciopero chiamato Valentina, che devi aiutarmi a fare tutto e ancora non lo sa. Baci

[…]

Cari tutti,
Si sta benissimo a Auroville, ma si lavora più che in Europa, ci si ammala facilmente e si diventa un po’ troppo mistici. Pensate che mi sono quasi commosso a sentire la voce della “madre” durante il falò per il compleanno di Auroville, l’altra notte. Inframmezzava una musica celestiale di organo (stile Tangerine Dream 1971). 2500 aurovilliani erano raccolti in meditazione nella notte, fino all’alba. Per rimanere in un contesto-Spazio 1999, il tutto sembrava un mix tra “Guardiano di Piri”, quando quelli della base alpha stanno a fissare i palloncini e ridono ebeti, e “Rottta di collisione”, con Arra che parla e dice le verità dell’universo.

Inoltre si incontrano personaggi notevolissimi, come Pino, fotografo ufficiale di Auroville, originario di Polignano a Mare (dice “va a cazzare i ricci col culo” meglio della Mariapaola), e il suo amico Peppino, artista del vetro emergente, che sono appena tornati dalle isole Andamane, secondo loro il posto più bello del mondo, e neanche un turista, arrivi nelle isole e gli indigeni ti tirano le frecce. Ci vado a Natale se tutto va bene.

Poi c’è Anu, giovane architetta emergente, dea della bellezza (a presto le foto) che sta con un setantenne che sembra Klaus Kinski; Barbara, una parigina anoressica tirapacchi che fa la splendida; Uberto, trevisano di sinistra che è un incrocio tra Arsenio Lupen e Giovanni Dell’Olivo; Mark, un irlandese grasso che canta le canzoni irlandesi con un braccio dietro la schiena e l’altro gesticolante; Federica, borghese pettoruta di Torino che si è convertita ad
aurobindo. Helena, amica di valentina, simpatica, è stata in un ashram un mese, quando e’ arrivata qui la prima cosa che ha detto: mi sento “pura”, ecc ecc., poi dopo ha cominciato a mangiare sette volte al giorno stile verme solitario, parla solo di cibo e va a fare la spesa tre volte al giorno. Io non mangio perche’ mi viene la diarrea subito anche bevendo succo d’arancia, lei è ingrassata di dieci chili in una settimana.

Maurizio, un padre fondatore che sembra un fachiro, di Padova, è stato persino intervistato dai soliti Roversi-Blady quando sono venuti qui, sconvolti da questo uomo che vendeva pietre colorate in mezzo alla giungla. Roger Auger, l’ideatore, pianificatore, e capo architetto, ormai anziano ma ogni tanto appare perché non vuole che si cambi il piano originario. Dice che glielo ha detto direttamente la madre, cioè la coscienza dell’universo. Gli altri architetti dicono sottovoce che è un po’ troppo utopista. Lorenzo, mio padrone di casa, romagnolo rozzo e simpatico che fuma il sigaro, odia i tamil e guarda la CNN. Il suo motto è: Bossi, Tricolore, Milosevic. E tanti altri.

Quando si viene a sapere che in Italia succede quello che succede, tutti tirano un sospiro di sollievo e apprezzano la loro condizione di aurovilliani esuli.

I loro figli sono una superrazza di belli, come quelli del “Villaggio di dannati”, film di fantascenza anticomunista degli anno 50 (stesso regista dei baccelloni). Le ragazze diventeranno tutte fotomodelle. Ieri siamo andati alla cena del coro dei bambini di auroville, sembrava lo zecchino d’oro ma cantavano musica contemporanea stile Messiaen e al ristorante invece che tirarsi le palline di pane parlavano di filosofia indiana.

Oggi ho visto un funerale, non capivo, sembrava un matrimonio (tutti ballavano e suonava la banda), ma c’era un morto, le mosche, e le vecchie che si strappavano i capelli. Ho messo sotto un cane con la moto. Era piccolo e brutto (non come lapetto), ed evidentemente voleva farla finita perché si è gettato sotto la Vespa. Comunque mio sono fatto più male io di lui.

Stasera ho una seduta di massaggio ayurvedico, domani il water-shatzu. Ho voglia di cessi dove ci si siede, pizza, freddo.

Beh il tutto mi sembra “istruttivo”… Non son molto d’accordo su alcune cose scritte, soprattutto perché le belle ragazze io dovrei prima capire dove sono…

A proposito di donne: personaggio della serata Miss Supryia. Chiudendo romanticamente l’ufficio insieme (che scemo che sono ) mi ha proposto “a tea @ Visitor Centre?” e io “Yes” non vedendo l’ora di trangugiare altro thé…

Accortomi di essere senza soldi appresso , le ho detto “Vado a posare questo in camera” (mi riferivo alla borsa del PC, col mio super inglese) e lei ha acconsentito. Così a razzo in Guest House (che è a 200 metri dall’ufficio) a prendere i soldini e improfumarmi (che grezzo)…

Torno all’ufficio, e non c’è… Mi viene in mente che FORSE ha detto “Vengo alla Guest House a prenderti” (o magari ha detto “Mi piacciono i fiori della Guest House”, questo è il brutto di parlare in inglese tra una tamil e un italiano che non sa parlare inglese), così giro dell’oca per fare la strada sterrata (lei è in motorino, come tutti coloro che lavorano da queste parti). Rieccomi alla Guest House (pant pant), ma non c’è nemmeno qui, solo i soliti tipi loschi che mi guardano.

“OK, magari mi aspetta al Visitor Centre”, così giù per un kilometro a piedi: tutto il Centre deserto, del tutto chiuso, Cafeteria compresa… Torno sconsolato alla Guest House, mi tolgo la camicia ormai madida di sudore (e sì che stava tramontando), ed un tipo losco viene a bussare.

“Aiutoooo” penso: ma è solo per informarmi che una giovane lady era venuta a cercarmi e lui le ha detto che mi ha visto uscire… Vabbé domani ti voglio a spiegare tutta la dinamica all’amica Supryia. Tra l’altro si è messa in testa di essere la persona che mi insegnerà a parlare un inglese perfetto, così non perde occasione di correggermi pronuncia e vocaboli appena apro bocca. Da un verso le sono grato, perché effettivamente faccio errori macro (oggi le ho detto «I was lost» invece che «I got lost» causando la sua reazione sconcertata ), dall’altro mega-imbarazzo con tutto il resto delle persone che assistono ai siparietti…

Dopo tutti ‘sti giri e queste righette, si è quasi fatta ora di cena. Stasera non ho prenotato quindi la mia unica chance è far finta di niente e sedermi a mangiare, o qua va a finire come avantieri sera… A proposito: all’indice destro ho una misteriosa ferita, che mi fa pure piuttosto maluccio… Meno male che il 19 u.s. ho fatto l’antitetanica, oppure a quest’ora ero già nel panico… Considerando che è il dito che uso per cliccare e la posizione della ferita, è piuttosto doloroso…



Leave a Comment