Le cose cambiano…

28 Giugno 2005

In famiglia nessuno aveva mai avuto tumori: vero che abbiamo sofferto (e ne soffriamo anche ora) di un po’ di tutto, ma grazie a Dio nessuno era stato colpito prima da un cancro. Ora mia nonna è in Ospedale da 3 settimane e domani verrà  operata al colon e non posso che augurarle ogni bene, visto che proprio lei è una delle persone che più mi ama al mondo.

Mia madre non aveva mai cucinato gnocchi industriali. Tortellini e tortelloni sà, ovviamente, ché non è tradizione extraemiliana farli a mano. Gli gnocchi di patata, invece, le escono perfetti: non a caso sono sempre stati uno dei miei piatti preferiti. Anche domenica mia madre ha fatto straordinario elettorale: per la prima volta, abbiamo “gustato” gli gnocchi della Rana. Immangiabili: che rimpianto per quelli “veri”…

Sono al lavoro anche stanotte, ad oltranza: in più, non avendo badge e soprattutto chiavi, non posso uscire a meno che uno degli altri due presenti nel piano non esca con me. Non posso, infatti, nemmeno aprire il cancello di uscita. In passato ho lavorato tanto, e anche di notte: ma avevo una vita. Ormai sono solo un pendolare albergo – sede di lavoro, con qualche puntata a Bergamo.

Morale della favola: le cose, sia quelle “serie” sia quelle più banali, cambiano. E non sempre in meglio, anzi: io sarò anche pessimista, ma di svolte positive non ne vedo molte all’orizzonte…

In ufficio di notte

24 Giugno 2005

Stasera ero tornato nel mio albergo milanese “solo” alle 21. Una giornata tranquilla, la prima senza i viaggioni su e giù tra Bergamo e Milano degli scorsi giorni: dopo una cena a base di formaggio (però, eh!) ricevo una telefonata… “Vieni in ufficio, dai!”: e rieccomi in ufficio sin dalle 10 e un quarto di sera, ad oltranza.

Le cosa vanno bene, ma i ritmi distruggono. Lunedì notte sono arrivato a Milano alle 3 e mezzo del mattino (!), ho lavorato fino a tarda serata tra Bergamo e Milano e all’uscita della Metropolitana ho trovato un incidente tra tram che mi ha costretto ad un’ora di cammino in una città  mai vista prima (senza perdermi, stranamente). Il giorno dopo, 3 ore e mezzo tra Bergamo e l’ufficio milanese. Ieri, 3 ore e un quarto all’alba per arrivare a Bergamo in auto a causa di un incidente sull’Autostrada, per infilarsi in una riunione di 5 ore consecutive, sino alle 16.30.

Problemi di viabilità  e orari assurdi a parte, non posso lamentarmi: il lavoro è interessante e vivere in albergo non è male, anche se parecchio costoso… Speriamo che la Grande Società  mi aiuti un po’, almeno da questo punto di vista. Nel frattempo, vedo che si è fatta mezzanotte: la notte è ancora lunga!

E dopo Nizza, Torino, Roma… Milano (e Bergamo)!

16 Giugno 2005

Un anno fa di questi tempi stavo lasciando la casa di Nizza, traumatizzato dopo il megafurto: tornerò là proprio questo week-end, dopo un anno, a chiudere il mio conto corrente francese e guardarmi un po’ intorno, sperando che non mi rubino tutto (come al solito). Poi la tragicomica esperienza di Torino 2, i mille alti e bassi di Roma… Infine, il Grande Cliente per cui ho lavorato la maggior parte del tempo qui a Roma, ci ha mandato tutti via con ultimo giorno oggi.

Per non saper né leggere né scrivere (guardo le figure e annuso) ho ripreso i contatti con il mio interlocutore milanese che, con mio grande sollievo, sta facendo partire proprio in questi giorni un progetto per una realtà  nazionale medio – grande con sede centrale nella bella Bergamo. Per me che ho sempre tanta antipatia per Milano, pare una situazione bizzarra: non finisco a lavorare nel gran calderone milanese, ma nel suo cuginetto di provincia, con la prevedibile spola.

Tutti mi mettono all’erta sulla presunta antipatia dei bergamaschi per chi, come me, ha origini meridionali. Spero proprio di no: tra i miei migliori amici conto tante persone di Brescia (come Jessica) e qualcuna di Mantova… Visto che sono ottime persone (molto tolleranti, tra l’altro), mi domando perché a Bergamo dovrebbero comportarsi in maniera diversa, vista la vicinanza tra le tre città . Sono ottimista: vi terrò aggiornati (sempre che non mi diano fuoco prima ).