Mi amerai ancora quando sarò vecchio e isterico? No.
22 Ottobre 2005Sul tema “Mi amerai quando…” in Rete è facile trovare poesie e post, con toni che spaziano dal melodrammatico all’ironico. Luciana Littizzetto qualche anno fa si lanciava in monologhi su tutte le possibili variazioni sul tema, su tutte le varie evoluzioni che i componenti della coppia avrebbero potuto avere negli anni successivi a quel tanto sospirato passo che per la comica era il matrimonio.
Quando due persone iniziano una relazione, al giorno X, è per l’affascinante motivo che si amano da morire. Si legano saldamente (o meno) l’un l’altro per un tempo indeterminato, affrontano insieme mille (dis)avventure e (poco o tanto) maturano insieme. In questo travagliato percorso, il mantenimento dell’iniziale ardore non è affatto scontato: anzi, mi sembra piuttosto raro. Non è difficile osservare tante giovani coppie che stanno insieme per pura abitudine.
Ad un certo punto, ovviamente, arriva il momento topico: “o ci sposiamo, o ci lasciamo”. Che è un po’ assurda, come situazione, ma che è realisticamente frequente: la famiglia spinge per la formalizzazione del rapporto, la società costringe per favorire la stabilità sociale, la realtà tutta si stringe intorno alla coppia e chiede una verifica di governo. Si va all’altare, si promette eterna fedeltà in salute e malattia, ricchezza e povertà, salvo poi divorziare appena ci si rende conto che le emozioni di quel giorno X sono solo uno sbiadito ricordo.
Non potrebbe essere diversamente, purtroppo. Dal giorno X entrambi i componenti della coppia sono evoluti, cambiati, non necessariamente migliorati o peggiorati. C’è poco da meravigliarsi che gli uomini italiani abbiano un figlio a 33 anni con donne di 27 anni: probabilmente a quell’età si sentono un po’ più stabili rispetto alle loro spaurite compagne ed in veste di super eroi le accolgono sotto la propria ala protettiva. A quell’età si sono resi conto di quale sarà la loro posizione sociale finché morte non li colga: forse si sentono in grado di lasciarsi andare.
Sono giorni strani, questi. Rifletto su queste tematiche e mi rendo conto di quanto in questa fase della mia vita io sia sfiduciato, pessimista, cinico. Forse arriverò anch’io a 33 anni e mi deciderò a fare il grande passo. Nel frattempo, sarò anche infantile, ma nel promettere a terzi il mio impegno finché morte non ci separi mi sento veramente inadeguato o, come dice una certa personcina, vigliacco.