Con notevole ritardo rispetto all’invito di Jeanette ed a quello di SuperCopy, provo anch’io a rispondere alla catena di Sant’Antonio che ha avuto più successo nelle ultime settimane. Visto che mi sono concesso oltre un mese per pensare a quali delle mie 241.572.465 stranezze citate spesso su questo blog, ho dovuto chiedere aiuto alle persone più care per farmi aiutare. Ovviamente loro ne hanno aggiunte altre 731.562.961, rendendomi ancora più difficile il lavoro di scelta. Quando uno è strano, è strano. E gli altri se ne accorgono subito, nel mio caso.

  1. Scelgo/tratto i libri con una cura esasperante
    Per la gioia dei librai e soprattutto degli edicolanti, impiego un tempo incredibile a scegliere la copia del volume che ritengo meno danneggiata: deve essere perfetta, lucida. Ovviamente salto a pié pari la prima copia disponibile, che come minimo è impolverata o ha i segni dei legacci di plastica e faccio di tutto per soddisfare il mio vizio, che prevede libri senza nemmeno una piegolina. Per mantenerli vergini anche dopo l’uso, li leggo in posizioni da kamasutra. Da notare che la cosa valeva anche per i libri universitari: a guardarli anni ed anni dopo, si direbbe che non li abbia nemmeno aperti! Non vi venga in mente di chiedermi di sottolineare o evidenziare un mio volume, fosse anche il libretto di istruzioni del cellulare.
  2. Lascio i miei bagagli incustoditi
    Ricordo ancora quando, all’uscita dal Liceo, lasciavo il mio zainetto alla fermata dell’autobus, mi sparavo un paio di chilometri in salita ed altrettanti in discesa per accompagnare un mio collega nella parte alta della città e tornavo giusto in tempo per afferrare lo zaino e scaraventarmi sull’autobus. Ora di questa fiducia nell’umanità ho fatto una sorta di legge pratica: la scorsa settimana, ad esempio, ho lasciato una valigia in custodia all’albergo in cui mi sarei recato 2 giorni dopo (!), l’altra nella sede del Cliente a Bergamo, altro materiale in sede a Milano e qualcosa con me nello zaino del PC. Al ritorno dall’India, lasciai la mia valigia sotto le cassette della posta del palazzo in cui non abitavo più da mesi, a Padova, mentre andavo a festeggiare la laurea di Elisa.
  3. Non apro mai le porte a mani nude
    Il motivo, ovviamente, è una paranoia igienica: da quando, al Liceo prima e soprattutto all’Università poi, ho avuto a che fare con (poco) simpatiche dermatiti tipo Micosi e Candida, ho inconsciamente cercato di evitare qualsiasi contatto con ciò che potenzialmente poteva essere troppo sporco. Il mio punto debole, a livello ancora più inconscio, sono i polsi: solo poche persone possono toccarmeli senza causarmi conati di vomito. Lo so, sono pazzo: se ne è reso conto anche chi mi osserva nella vita quotidiana e mi vede aprire le maniglie o schiacciare i bottoni dell’ascensore con gli avambracci.
  4. Leggo i quotidiani INTEGRALMENTE
    A me piace molto leggere: dal classico libro al giornale on line, dal settimanale ai volantini delle offerte promozionali. Peccato che senta la necessità di leggerli interamente, indiscriminatamente: cosa normale per un libro, un po’ meno per un quotidiano. Perciò, il motivo per cui preferisco non comprare quotidiani è proprio quello: so già che dovrò leggerlo tutto, dai necrologi ai risultati del curling, dalla cronaca nera ai consigli per il ciclo mestruale, impiegandoci tempi abnormi, misurabili in ore (in giorni, verrebbe da dire). Visto che ovviamente ho avuto la sventura di comprarne (o di riceverne in regalo) diversi, nel passato, ho a casa dei miei quotidiani vecchi di anni che potrei non buttare mai fin quando non saranno stati letti tutti, con attenzione. Cosa che, temo, non avverrà.
  5. Non resisto alle offerte speciali
    L’esperienza mi ha insegnato che è cosa comune a molte persone di sesso maschile, fare scorte di provviste inutili in promozione: nel mio caso ciò esplode a causa della mia vita da single, da quasi 10 anni. Negli anni ho comprato di tutto, a patto che fosse in offerta speciale: dal set trapano e seghetto alternativo Black&Decker ai maglioni più improbabili, dalle decine di vasetti di ceci Valfrutta ad improbabili dessert, sono una sorta di Becky Bloomwood a tutto tondo. Lei, almeno, si limitava ai capi di abbigliamento ed a quelli per la casa: io un giorno sarò vittima di qualche grandiosa truffa, a patto che venga venduta come offertona del secolo.

Il gioco della catena prevedrebbe che invitassi qualche altro/a blogger a partecipare: avendo ricevuto l’invito dalle mie care Jeanette e SuperCopy e considerando che i blog di Treccia e Diotima sono ormai morti, preferisco pubblicare questo post prima di continuare a rinviare in attesa di riflettere delle settimane persino su chi coinvolgere…



4 Comments to “Le mie cinque (a dir poco) strane abitudini”

  1. nikink | Febbraio 2nd, 2006 at 11:12

    Comincio a capire perché ci ronziamo intorno annusandoci come i cani: è la faccenda dei giornali.

    Io non li leggo integralmente, ma quasi; in ogni caso metto da parte per tempi migliori. Se fossi un castoro avrei già nutrimento per generazioni d’inverni… E non parliamo dell’online: guai a non leggere da cima a fondo tutti i link proposti!

    La storia dei bagagli abbandonati potrebbe prendere una brutta piega, da quando la gente è più predisposta a chiamare gli artificieri. 🙂

  2. ex-xxcz | Febbraio 2nd, 2006 at 11:20

    Già, infatti i bagagli ormai evito di abbandonarli in luoghi quali stazioni, aeroporti, etcetera. La paranoia ormai è alle stelle e potrebbero far saltare il mio carico di mutande e calzini!

  3. Jeanette | Febbraio 9th, 2006 at 20:15

    Sai… Una ragazza che conosco ha lasciato la valigia davanti alla porta dell’albergo per il tempo necessario a chiedere una cosa alla reception e tornar fuori.

    Non c’era più… 🙁

  4. Pingback dall’articolo » La Pasqua dell’OCD | Aprile 12th, 2020 at 21:05

    In queste settimane di follia collettiva, ammetto di rilevare una piccola perversione per gli ossessivo-compulsivi. Sostanzialmente potrei riassumerla così: se un/una OCD non si ammala, può dire che aveva ragione lui/lei a lavarsi le mani ogni 5 minuti visto che ora è una norma collettiva salva-vita; se un/una OCD si ammala, può dire che faceva bene a non toccare superfici pubbliche, perché il mondo è pieno di sporcaccioni. […]

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