La notte delle impalcature

29 Aprile 2006

Questo post lo sto scrivendo, per la prima volta, sul cellulare. Non potrebbe essere diversamente: sono in piedi, appoggiato al portone principale della Stazione Centrale di Milano bagnato fradicio e non sono ancora le 2 di notte. Purtroppo.

Un paio di ore fa ero in ufficio ad osservare orari di mezzi pubblici e treni per Ventimiglia: finalmente ecco un week-end lungo, da godere in dolce compagnia a Nizza. Week-end da sfruttare sino in fondo, atteso spasmodicamente dopo una settimana cortissima ma lavorativamente difficile. Con questo spirito ho individuato la combinazione migliore di tram per arrivare in Stazione: un ultimo ritocco al borsone, che oltre al necessario per il week-end deve accogliere anche i vestiti per la prossima settimana lavorativa, poi via verso l’uscita.

Qui inizia il delirio: la porta di uscita dal piano è chiusa. Mi ritrovo prigioniero del terzo piano del palazzone: non c’è badge, non c’è bottone di apertura porta che possa aiutare: vago sperduto tra i mille uffici, alla ricerca di una via di fuga. L’insight arriva da un ufficio illuminato: la finestra lasciata aperta mostra la pioggia battere forte sulle impalcature poste sul retro del palazzo. Prendo ad occhio le misure dell’impresa e sorrido della mia agilità  pari a zero: si tratta di salire sul davanzale pieno di detriti e da là buttare valigia e zaino del PC sull’impalcatura. Lo stesso deve poi essere fatto per passare all’impalcatura poco distante e da là al balcone che porta alle scale di emergenza.

Mentre smonto e rimonto progressivamente i cavalletti delle impalcature nella misura necessaria per far passare me e le valigie, nel cortile si agitano minacciosi i vigilantes: mi domando come potrei giustificare la mia presenza su un’impalcatura, soprattutto a mezzanotte e mezzo. Quando felice riesco a scendere nel cortile, la pioggia sempre più insistente li ha messi in fuga. Io stesso, nelle poche centinaia di metri verso la fermata del tram, mi bagno molto: nel quarto d’ora di attesa, sento che ormai l’acqua mi è arrivata sulla pelle della schiena, oltrepassando tutti gli strati di vestiti.

I due viaggi in tram mi portano verso altre amare sorprese: l’ultimo treno per Torino è partito alle 00:30, la Stazione ha appena chiuso le porte, dall’una alle quattro. Mi metto a scrivere lentamente questo post perché la notte è ancora lunga, visto che il primo treno utile è alle 5:18 ed il freddo dei vestiti che il vento vorrebbe asciugarmi addosso è ancora più insistente del già  consistente rumore dei grandi lavori in corso davanti alla Stazione. Dopo l’esperienza di questa sera penso “sia onore e gloria a chi sulle impalcature ci vive!”

Qualcuno dice che, viste le sventure del passato, Nizza mi porti sfortuna: per ora, questa nuova esperienza non poteva iniziare peggio. Speriamo che prenda una svolta decisamente diversa. Speriamo soprattutto che faccia tanto, tanto caldo: il freddo lo sento ormai nelle ossa.

Anche l’occhio vuole la sua parte

18 Aprile 2006

Io volessi augurarvi Buona Pasqua, ma penso che abbi una congiuntivite, quindi sbagliassi i congiuntivi. Soprattutto, i miei occhi sono così malandati che risulta veramente difficile guardare lo schermo del PC: il mondo “reale” lo vedo appannato, quello “virtuale” mi fa lacrimare. Se nel week-end avevo completato l’importazione dei vecchi archivi della Cuccia prima maniera (siamo nel complesso ad oltre 1.100 commenti e circa 240 post), ora il PC devo utilizzarlo notte e giorno per fini lavorativi: l’ho fatto stamattina in treno, lo avevo fatto anche venerdì pomeriggio.

Proprio allora dovrebbe essere successo il fattaccio: in uno dei soliti viaggi infami, stavolta sulla Freccia del Sud, le NUVOLE (!) di polvere devono aver portato ai miei occhi qualche brutto regalo. D’altra parte, il fatto di non poter nemmeno andare al bagno causa gente spalmata sul pavimento, non è che aiutasse molto il livello di igiene complessivo della carrozza. Purtroppo come al solito i viaggi in treno prenotati last minute mi relegano a questi viaggi di passione.

Dopo lo sconvolgente week-end precedente, comunque, questo è andato molto meglio: ci siamo rilassati ed abbiamo festeggiato la Pasqua in famiglia. Ora sono di nuovo a Bergamo, dopo l’ennesima notte in treno (tanto per gradire) e sto riflettendo su come gestire il problema congiuntivite (o quello che è). Vado in Guardia Medica (3 Km dall’Hotel) o in Ospedale (2 Km)?

Ovunque andrò, comunque, spero mi diano una soluzione definitiva: ormai trascino da sabato il problema ed invece di veder migliorare il mio occhio destro, ho visto infettarsi anche il sinistro. Ieri ho tentato di aspettare un’ora davanti alla Guardia Medica calabrese: niente da fare, chissà  dove era il medico di turno. Ora speriamo nell’efficienza bergamasca: altrimenti, la vedo difficile arrivare a fine settimana in queste condizioni. Anzi, non la vedo proprio.

Ho visto agonizzare mia nonna

10 Aprile 2006

Venerdì notte, Milano – Lamezia Terme seduto, in seconda classe: quasi 14 ore di sonnolenta immobilità. Sabato notte, 7 ore di dormiveglia su una poltrona nella stanza da letto di mia nonna. Stanotte, il percorso inverso (ancora in corso) in direzione Milano. Morale della favola: 3 notti cercando di dormire seduto, 3 notti tutto sommato insonni.

La prima e la terza, tuttavia, erano in programma: usufruendo dello sconto elettorale, sono andato in Calabria per votare alle Politiche nel luogo di residenza. La seconda notte, invece, è stata del tutto improvvisata: frutto della particolare giornata di sabato, trascorsa a casa di mia nonna. Una giornata che ricorderò per sempre per il suo mattino carico di emozioni e per il suo pomeriggio carico di disperazioni.

All’ora di pranzo, quando sono riuscito ad arrivare a casa sua dopo le abluzioni post-carovana, mia nonna era cosciente: vero che non parlava se non con qualche mugolio ripetuto, ma il suo sorriso era dolce e commosso. Ovviamente non sono riuscito a trattenermi: mi son messo a piangere a più non posso, davanti alla mia fan storica, alla persona che da sempre mi ha più sostenuto, ridotta immobile in un letto. Lei a sua volta ha iniziato a piangere e così via, in un turbinio di tristezza e ricordi.

Mia nonna mi ha aiutato ad imparare a leggere, ha raccolto la mia passione per il mondo pubblicitario (!) sin da bambino, mi ha sempre sostenuto (non solo emotivamente…) nei momenti più difficili miei e della mia famiglia. Una sorta di mamma integrativa, di quelle che non ti sgriderebbero mai nemmeno di fronte alla più bieca evidenza: ha sempre avuto fiducia in me, forse eccessiva, ma sempre nella massima buona fede.

Non potevo non soffrire a vederla soffrire quando, nel pomeriggio, la situazione è drasticamente peggiorata. Sono iniziate delle convulsioni terribili, con un atto finale inequivocabile. Pochi istanti dopo, tuttavia, la sorpresa mia e della mia famiglia: ha iniziato di fatto a russare per un po’ di tempo, poi ha riaperto gli occhi e, seppur non del tutto cosciente, ha iniziato a seguire i nostri movimenti nella stanza.

Scena che è andata avanti sino alle 23 inoltrate, quando un attacco forse meno evidente ma altrettanto brutto l’ha ulteriormente immobilizzata, chiudendole gli occhi. Da quel punto in poi, ad ora, le palpebre si sono alzate poche volte, chissà  se solo per un puro discorso nervoso. Dal pomeriggio di sabato in poi un respiro gravoso, pesante ma veloce, ha continuato a riempire la stanza da letto, mano a mano piena o meno di persone in visita.

Ci sono momenti come questi in cui capisci il significato di termini come accanimento terapeutico, morte cerebrale, sofferenza terminale. Capisci anche il tuo senso di impotenza: una delle persone che ti è più cara al mondo è là inerme di fronte a te e non puoi che domandarti cosa stia pensando, se stia soffrendo e quanto, come. Ti domandi se il suo cervello funzioni ancora, ma soprattutto quanto durerà  questa agonia, quanto potrà  continuare a battere un cuore solo in un corpo in cui gli altri organi, reni e fegato in primis, l’hanno ormai abbandonato.

Per la prima volta nella mia vita, mia nonna mi è sembrata una vecchietta come tante se ne vedono nelle chiese locali: sdentata, col viso gonfio, i capelli disordinati. Maledetto il tumore che me l’ha portata via: fino a un anno fa, era una settantenne che non dimostrava i suoi anni. Mi mancherà  la sana follia che da sempre accompagnava la sua vita, vissuta tra episodi terribili: un entusiasmo contagioso di cui a mia volta ero uno dei fattori determinanti.

A chi, ora, la mia vita sembrerà  così fondamentale così come lo era per mia nonna? A chi penserò, quando avrò bisogno di certezze e di persone che mi vogliano bene nonostante tutto, nonostante me? Per quanto non ne conosca il suo stato clinico, il mio angelo custode in terra è già  morto. Speriamo continui a sostenermi anche ora che non posso più ascoltarne la voce.

Addio, Nonna Titì.

Finalmente a casa!

3 Aprile 2006

Dopo una decina di giorni, l’importazione manuale dei quasi 600 commenti alla Cuccia dal 2004 ad oggi è terminata. Grazie all’ottimo prodotto Spleender, i post erano già  stati importati in pochi minuti: peccato per qualche problema nell’orario e nel fatto che erano tutti formattati sulla piattaforma precedente. Lavoro di ri-editing uno per uno, dunque, ma ne valeva la pena.

Finalmente, infatti, La Cuccia ha la casa che meritava, dalla nascita. Piano piano stanno apparendo anche i post ed i commenti che erano apparsi sulla piattaforma iniziale: qui il lavoro è ancora più manuale, quindi si procederà  in ordine inverso, dai più recenti (2003) ai più vecchi (2001). Chiedo venia se sarà  un lavoro lungo, ma spero sarà utile a chi voglia conoscermi meglio.

La preghiera per i lettori è di aggiornare eventuali bookmarks nei browser e link nei blog: ovviamente, l’unica versione che sopravvivrà  sarà  questa e dai vecchi spazi verranno attivati dei redirect. Qualora si preferisca utilizzare degli aggregatori, su questa nuova piattaforma è anche possibile sottoscrivere vari feed RSS, addirittura per categoria di post.

A chi è ancora su piattaforme di terzi, consiglio di fare il grande salto: per la sua piattaforma finale, la Cuccia ha scelto WordPress e quindi è ricca di funzionalità. Piano piano le scopriremo ed utilizzeremo insieme. Ho attivato una pagina per i contatti: spero sia utile per chi voglia scrivermi una e-mail ma ha dimenticato il mio indirizzo. Viene voglia di tornare a scrivere!