Il muro di Padova

10 Agosto 2006

Osservo distrattamente le notizie riguardanti l’innalzamento di un muro per separare cittadini locali e stranieri: immagino sia una delle solite notizie da paesi mediorientali ed ammetto a malincuore che non mi desta particolare turbamento. Posso solo stimare il livello di tensione in quei Paesi e suppongo che una misura così drastica sia solo un tassello come tanti altri per cercare di elevare una difesa quando non è più possibile costruire un dialogo. Noto l’insistenza dei media e provo ad approfondire la notizia: orrore, si parla di Italia e si parla addirittura della “mia” Padova.

Leggo sul Corriere della Sera in albergo che c’è ampia convergenza tra le forze politiche: addirittura, si tratta di una misura del centrosinistra che la destra approva ed il centrodestra critica solo perché deve farlo per mestiere, non di certo per la sostanza del provvedimento. Non sono tanto il muro (che in realtà  è una recinzione in ferro facilmente scavalcabile, visto che è alta solo 3 metri) e la sua bruttezza di per sé che colpiscono, quanto il senso di resa che l’iniziativa comunica: Zanonato ed i suoi di fatto stanno ammettendo di non riuscire a gestire Via Anelli e dintorni e perciò provano a separare grano ed erbe cattive. Anche se, a quanto vedo, la differenza tra gramigna e raccolto è meno chiara di quanto sembri.

La ricordo sempre con piacere, Padova. Anni stupendi, visti a posteriori, vissuti in una bella città : la Cuccia testimonia solo l’ultima parte di quell’esperienza, ma sono soprattutto i precedenti anni di frequenza attiva dell’Università  ad essere rimasti nel cuore. Esperienza consigliata a tutti: vivere cinque anni in una città  a misura di studente, frequentando un Ateneo obiettivamente di alta qualità . Mi domando cosa penseranno le potenziali matricole che in questa estate stanno scegliendo la città  che cambierà  la loro vita, ascoltando fatti di cronaca così biechi.

Padova non è New York e Via Anelli non è un Bronx da ghettizzare. Si tratta di una città  tranquilla che dopo gli anni da potenziale capitale del leggendario Nord Est del sogno industrial – familiare, ora sconta un tessuto economico forse troppo concentrato su Università , rete ospedaliera ed una Banca che per un anno di seguito è stata protagonista delle colonne di cronaca e costume piuttosto che delle pagine economiche. Per quanto possa essere brutto da dire, lo spaccio di droga è uno dei pochi settori economici che può garantire alle migliaia di immigrati uno scambio economico con gli abitanti locali, visto che le fabbriche chiudono e la già  nota diffidenza degli esercenti padovani sta arrivando a livelli di record.

Nei prossimi giorni mio padre incornicerà  la mia Laurea e quella di mia sorella, conseguita a Venezia. Quando guarderò la mia pergamena intarsiata, preferirò ricordare lo studio a Prato della Valle piuttosto che le notizie di questi giorni. Per chi passa da qui cercando informazioni su Scienze della Comunicazione a Padova o in generale sull’Università  di Padova, solo un consiglio: non lasciatevi ingannare, affrontate con coraggio la bella esperienza che potete vivere e godete di una delle città  più belle e vive di Italia. Non si tratterà  di chiudere gli occhi ed ignorare quanto succede in periferia: ma siate grano puro e la gramigna non vi scalfirà .



2 Comments to “Il muro di Padova”

  1. Giuggiola | Agosto 20th, 2006 at 13:56

    un bel post, davvero un bel post!!!!!!
    mi piace quello che dici e come lo dici (meglio di un trentenne!!!!) eh eh

  2. Giuggiola | Agosto 20th, 2006 at 14:18

    Sai mi diverto a ” stuzzicare” qualcuno dei tuoi lettori, almeno per ora che non faccio parte del cerchio della fiducia… eheheheh

    Giuggiola tra le righe

     

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