La mia prima volta

25 Novembre 2006

Oggi ho fatto il bucato per la prima volta in vita mia: un giro dedicato alla biancheria, un altro destinato ai colorati. Come già successo per tante piccole cose nei giorni passati, grazie alla mia nuova casetta in prestito sto facendo cose che, in nove anni di vita da solo, non ero mai riuscito a fare: probabilmente perché è la prima volta che, sebbene si tratti di un monolocale, posso dire di vivere in un vero appartamento. Soprattutto, per la prima volta noto un allestimento che è all’altezza della “vita reale”: piccole cose come un congelatore, un vero forno, la caldaia autonoma o appunto una lavatrice, che fanno la differenza tra una vera abitazione ed un luogo di transito.

La casa di Padova, meglio nota come Reggggia di Caserta, era minuscola, ma comoda per un breve periodo: una sorta di stanza di albergo a 2 stelle. Peccato che in quella casa ho vissuto 5 anni: non c’era la cucina, così ho comprato una piastra elettrica e l’ho poggiata su una sedia, poi ho comprato una bacinella ed ho lavato i piatti nel lavandino del bagno; non c’era una libreria o un armadietto, così ho comprato degli scaffali metallici per sistemarci sopra libri, CD, forno a microonde ed appunti universitari. Per avere idea di quanta roba avessi stipato in quei pochi metri quadri, basti dire che inviai a casa dei miei una trentina di pacchi, oltre al materiale gentilmente trasportato da loro.

Quando mi trasferii a Torino, la casa era decisamente più grande: pur sempre un monolocale, ma con tanti armadi a muro ed un bagno come si deve. Una bella esperienza, tutto sommato, ripetuta anche col secondo appartamento, un po’ più grande, preso nello stesso palazzo al ritorno da Nizza. Forse l’esperienza più difficile l’ho vissuta proprio in quest’ultima città: non solo per il terribile furto con scasso, ma anche per le dimensioni minime. È vero che rispetto a Padova la casa nizzarda aveva un angolo cucina, tuttavia la stanza conteneva a malapena il divano trasformato in letto matrimoniale.

Dopo tanti mesi di brutta vita in strane strutture di Milano e Roma e di bella vita in alberghi di Bergamo, questa nuova fase è molto positiva: posso cucinare cosa e quando voglio, mantenere il riscaldamento ai livelli che desidero, lavare i panni o portarli nella vicina lavanderia a secco. A questo punto, se riuscissi ad interiorizzare i giusti ritmi di sonno/veglia e sveglia/andata a letto, sarei nella migliore delle situazioni per uno eternamente in transito come me: speriamo che il nuovo letto matrimoniale, che ha sostituito l’orripilante divano-letto Ikea, mi aiuti a riposare meglio.

Sorpresa, vivo dentro l’Ikea

8 Novembre 2006

Il divano-letto maledettoAvete presente le casette virtuali create nei megastore dell’Ikea? Quei cubi trasparenti su cui è scritto “Entra in questa casa da 16 metri quadri e guarda quanta roba Ikea abbiamo messo dentro!”? Ecco, da ieri vivo là. Non esattamente in un negozione della catena svedese, ma in un monolocale di Bergamo ripieno, al 95%, di materiale Ikea. Di fatto, l’unico pezzo di arredamento non Ikea è la cucina, fatta su misura: eppure, qualsiasi anta io apra trovo pentole, bicchieri, posate, tazze dell’Ikea.

Non solo gli altri mobili della casa sono dell’Ikea, ma anche tutti gli accessori e la biancheria (lenzuola, tovaglie da bagno, strofinacci da cucina e così via). Tutto abbastanza funzionale, tranne il maledetto letto, che penso corrisponda a quello raffigurato qui accanto. Si tratta, come è evidente, di un divano-letto: idea che sarebbe interessante, come recita il sito Ikea, in chiave di «letto supplementare per gli ospiti». Un po’ meno, direi io, come letto su cui passare qualche mese, tutte le notti: ho già  la schiena spezzata e non mi era mai successo prima, di soffrire per un (finto) letto.

Chissà quanto rimarrò in questa casa, il cui pregio principale è l’essere del tutto nuova, dalle posate agli infissi. L’appartamento, infatti, è una gentile concessione della Società di Consulenza e perciò la mia permanenza qui è legata allo sviluppo dei progetti bergamaschi. Tra un’attività e l’altra, sembra incredibile, sono qui da giugno 2005: la prossima scadenza per ora è fine dicembre 2006, ma a questo punto spero in un nuovo prolungamento della mia vita orobica per il 2007. D’altra parte, non vedo molte altre alternative geografiche.

Sarebbe utile sapere quanto sarà lunga la mia permanenza qui, soprattutto per auto-regolarmi in termini di piccoli “investimenti” (non mi metto certo a comprare elettrodomestici se tra un mese e mezzo abbandono la casa) e di derrate. Di fatto, dopo aver abbandonato la mia casa torinese, avevo sempre vissuto in alberghi / residenze varie: viene perciò segnato il mio ritorno alla cucina. Mi sembra decisamente una bella cosa, anche perché ho l’Auchan di Bergamo a poche centinaia di metri… Prevedo un week-end di spese!