Un traumatico ingresso nel fantastico mondo di iPod e iTunes

31 Dicembre 2007

Una foto dell'Apple iPod ShufflePer una strana coincidenza, sono entrato in possesso di un iPod Shuffle, inviatomi da Fineco, proprio il giorno del mio compleanno, lo scorso 22 dicembre. Un regalo involontario che, unito a quelli molto graditi ricevuti per Natale da parte del resto della famiglia, mi ha decisamente messo di buon umore: lo so, sono infantile, ma non resisto all’idea di ricevere dei doni, soprattutto se fanno parte delle mie famose liste di cose di poter (forse) fare a meno. Lo stesso iPod, in effetti, era una curiosità messa in cantiere da tempo: non ho ricevuto quello da 160 GB (gulp), ma si tratta comunque di un assaggino per valutare la qualità del suono e la bontà del sistema di distribuzione dei contenuti tramite iTunes. Assaggino peraltro riuscito in pieno dal punto di vista musicale: L’eclissi dei Subsonica ricevuto in dono da mia sorella suona in maniera divina, una volta trasformato in MP3 a 320 kbps e caricato sull’accessorietto grigio.

Ciò che invece mi ha reso infelice, sin dall’inizio, è stata la gestione dell’iPod Shuffle tramite iTunes ed in particolare la relazione tra quest’ultimo programma ed iTunes Store, che nei sogni di Apple dovrebbe essere la fonte privilegiata di “cibo” per il mondo iPod. In un mondo in cui i malati di mente come me non comprino decine di CD ogni anno ed in cui i ragazzini si stufino delle banali ricerche di canzoni in MP3 sui blog indicizzati da Google (ormai anche i programmi P2P sembrano ampiamente superati), Apple sogna che il possessore di iPod apra il suo iTunes, scelga l’album che ha in testa al momento e lo compri in formato blindato AAC a 128 kbps, per poi scaricarlo direttamente sul proprio player sbrilluccicante.

Dopo aver faticosamente copiato un po’ dei miei CD originali nella library di iTunes (operazione sonnolenta che avevo già svolto qualche anno fa, quando per qualche mese avevo provato ad utilizzare iTunes come lettore multimediale predefinito), ho provato anch’io a calarmi in questo mondo così meraviglioso, complice il fatto di poter reclamare due codici regalo accumulati nel corso del 2007 (uno ottenuto da Coca Cola Italia, l’altro ricevuto da Duracell). Ho così aperto un nuovo account su iTunes Store (che avessero segato il mio vecchio account?) inserendo religiosamente i dati anagrafici e quelli relativi alla forma di pagamento preferita, poi ho digitato i codici magici ed ho apprezzato la comparsa di una label “2 brani” in alto, accanto al mio indirizzo e-mail.

In quel momento, in realtà, è iniziata la mia disavventura: dopo pochi secondi, un SMS di MasterCard mi ha informato dell’addebito in Gran Bretagna di 1,98 Euro sulla mia carta di credito, proprio quella inserita 5 minuti prima come mezzo di pagamento su iTunes. Non serve Sherlock Holmes: facile intuire che si è trattato di un addebito di Apple del costo dei 2 crediti, peraltro senza nessun ordine di canzoni da parte mia. Ho iniziato a vagare nella pagine di supporto di iTunes in cerca di lumi: ho scoperto che Apple si riserva il diritto di effettuare addebiti di prova (…) sulla carta per verificarne la validità, ma che si tratta comunque di cifre simboliche tipo 1 $ (valore che, parlando in Euro di questi tempi, è veramente nulla). Forse meglio ricorrere al contatto diretto: ho compilato il form italiano chiedendo lumi e sono andato a nanna.

Trovo la risposta in posta elettronica qualche giorno dopo: mi rispondono con un’e-mail semi-automatica in cui mi dicono di non comprendere il mio idioma. Sciocco io che scrivo in italiano sul form italiano del sito italiano di supporto all’iTunes Store italiano: rispondo all’e-mail traducendo in inglese il testo del mio messaggio, ma l’account di destinazione è strapieno e così il messaggio torna indietro. Passo direttamente al sito internazionale di supporto di iTunes e riprovo a rispiegare da zero il mio caso: la risposta arriva il giorno dopo e dice “Di che ti lamenti? Hai un addebito di 2 canzoni ed hai la scrittina 2 brani da scaricare”. Mi arrabbio e ribatto: i 2 brani dovevano essere gratis, essendo dei regali. Nuova risposta, rapidissima: ti facciamo un favore e ti riconosciamo 2 brani extra da scaricare, ma non rompere più.

Incredibile: mi hanno venduto 2 possibilità di download di canzoni, ma me l’hanno fatto passare come una gentile elargizione della Apple. Nel frattempo è passata una settimana ed io non ho trovato una canzone papabile da scaricare, figurarsi 4: che senso ha comprare una canzoncina iper-protetta a 99 cents di Euro? Se fa parte di un album che mi fa impazzire, avrò già comprato il CD da tempo; se voglio solo “assaggiare” la singola canzone, posso ricorrere ad uno dei mille servizi on line che (sì, legalmente) me la faranno ascoltare in streaming. Ma alcuni dei miei crediti scadono nel 2007: urge trovare qualcosa di interessante e l’iTunes Store, in effetti, propone un catalogo amplissimo. La sensazione, però, è che le cose più particolari (e perciò più interessanti) si trovino in ambito Podcast (solitamente gratuiti).

Alla fine, ho optato per If God Will Send His Angels degli U2, Words di Anthony David ed India.Arie, quindi Get It Together e Talk To Her di India Arie. La prima la regalerò alla persona speciale che me l’ha chiesta, le altre sono piccole sperimentazioni sulla traccia della cantante che trovo più interessante in questo periodo. Vi risparmio i travagli infiniti nel download (la connessione via cellulare non perdona, sigh), la scoperta della salvifica funzione “Verifica gli acquisti” (unica opzione per recuperare i download interrotti) e l’ansia insita in ogni ascolto delle canzoni incriminate (DRM, che brutta cosa). Niente di nuovo rispetto a quanto scrivevano gli amici di Zeus News quasi 3 anni fa: se il client di iTunes non mi era sembrato molto dissimile da quello che utilizzavo un tempo, evidentemente nemmeno il servizio on line ha fatto grossi passi in avanti.

Pur con tutti i suoi paradossi (ve li risparmio) e le sue limitazioni (yawn), iTunes Store è stato e sarà sicuramente il servizio di vendita musicale on line di maggior successo: la sensazione, però, è che ciò sia dovuto più all’alta qualità percepita nell’hardware della famiglia iPod piuttosto che a quella del sistema di e-commerce. Una gestione allegra dei mezzi di pagamento, un’ergonomia inesistente ed una rigidità improbabile sono difetti che farebbero scappare da qualsivoglia servizio di commercio elettronico, figurarsi da quello che dovrebbe essere il leader incontrastato nel suo ramo. Per quanto mi riguarda, il primo acquisto volontario (eh…) da iTunes penso che lo farò tra parecchio tempo e solo nel caso in cui la canzone in questione sarà distribuita in maniera esclusiva sul sistema Apple. Per il resto, il mio piccolo iPod continuerà a nutrirsi dei miei cari vecchi CD.

Pubblica lode per chi insegue i propri sogni

16 Dicembre 2007

Mi piace raccontare, ai miei interlocutori curiosi di ascoltare qualche dettaglio in più sulla dislocazione geografica della mia famiglia (richiesta affatto infrequente e dai risultati affatto scontati), qualche notiziola a proposito della mia sorellina giramondo. Ultimamente, dopo aver cercato di riassumere il suo percorso professionale, ho la possibilità di annunciare una grande novità: frequenterà un Dottorato di Ricerca a Venezia. Una specie di fuga-di-cervelli-al-contrario: la Francia perde una giovane ricercatrice italiana a favore dell’Italia. Il che, visti i rapporti ricavi/costi/benefici cui i ricercatori italiani che cercano di lavorare in Italia sono sottoposti, è a dir poco raro.

Nelle ultime settimane, a dire il vero, ho festeggiato anche per un altro sogno raggiunto e realizzato con un nuovo piano di studi: si tratta di quello di Passeroad, di cui ho silenziosamente letto la cavalcata vincente verso l’ammissione alla Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia. Ad ogni suo post sulla lunga trafila di prove e visite a Roma, abbiamo sussultato e poi gioito: abbiamo imparato che è abbastanza duro venire selezionati per entrare nel fortunato club dei cinematografari del futuro. Non solo il Passero ha dovuto presentare i suoi lavori, ma anche dovuto dimostrare un’ampia conoscenza del mondo cinematografico e della sua storia: come dire, astenersi perditempo e non cinefili.

Le due storie, per quanto diverse in termini di settori disciplinari e di titolo finale atteso, non solo rappresentano diverse facce dei miei sogni andati a male, ma mi piacciono molto per l’essere tra loro accomunate dalla forte volontà di chi le sta vivendo: sono persone che hanno un sogno professionale e si sbattono per renderlo il più possibile reale. Lo fanno seguendo quella che ritengo la strada più nobile: l’Alta Formazione. Si tratta di qualcosa di più di semplici corsi post-Laurea: sono esperienze che durano tre anni ciascuna, cui puoi sopravvivere solo se mosso da un’inguaribile passione. Ti aspettano tre anni in cui più o meno puoi solo sperare di tirare a campare a tue spese, ma grazie ai quali la tua vita e la tua carriera fanno un balzo quantico.

Nulla di raggiungibile con i risibili percorsi di carriera (fantasma) in voga nelle aziende italiane, nulla di meglio che tu possa fare prima dei trenta anni. Faccio un grosso in bocca in lupo ai due protagonisti di questo post, che hanno capito le giuste priorità nella vita professionale e non si trovano con mille punti interrogativi sulla testa come avviene a me in questo momento. Perché una cosa è crescere in un ambiente culturale di eccellenza e poi scegliere sviluppi professionali coerenti con le proprie passioni, un altro è venire sballottati dalle correnti in una fossa di squali e sperare di diventare comunque un pesce adulto, invece di rimanere un eterno Little Nemo. Anche perché in Italia di vasche pieni di piraña che si credono squali potenti nell’Oceano ce ne sono tante, anzi troppe.