La strana storia dei Two Man Sound, i creatori di Disco Samba

27 Febbraio 2008

Devo ammettere che la deriva un po’ scemotta di Pollicinor determinata dal moltiplicarsi di commenti a foto di cantanti, immagini ironiche e video musicali, ha avuto un effetto positivo sulla mia voglia di scribacchiare in Rete: dopo anni di post seriosi, grazie al tumblelog ho scoperto la possibilità di divagare su argomenti un po’ più leggeri. In particolare, se solo avessi il tempo, vorrei scrivere di più sulla Cuccia, ma soprattutto vorrei farlo in maniera più rilassata: perciò, spazio a un po’ di sana follia anche su questo blog. Ovvio che non ci saranno sempre e solo post sulle abitudini di viaggio dei vip ed altre amenità simili: tuttavia, in attesa dei prevedibili articoli pseudo-politici che verranno spontanei nei noiosi mesi che ci aspettano, stasera racconto una storia bizzarra.

Premessa: io conosco pochi musicisti belgi. Nonostante mio padre, da buon vallone, mi abbia fatto conoscere l’eccellente Jacques Brel ed i suoi contemporanei del Novecento, la prima risposta che mi viene in mente associando i termini “Belgio” e “musicista” sono i Buggles, quelli di Video Killed the Radio Star. Peccato che i Buggles non siano affatto belgi: vengono dalla Gran Bretagna. Perché mai ho creduto in questa favola metropolitana fino a poche ore fa? Non potevo consultare (ormai anni fa) l’esauriente pagina “Music of Belgium” di Wikipedia? Avrei rapidamente scoperto che, invece dei Buggles, il Belgio ha prodotto negli ultimi anni dei buoni musicisti di musica elettronica e alternativa: dai bravi Hooverphonic ai tamarri Ian Van Dahl, dai raffinati dEUS al famosissimo Django Reinhardt, passando per gli indimenticabili Zap Mama.

Ma c’è un altro gruppo insospettabile che ieri sera, mentre cercavo informazioni su usi e costumi brasiliani, ho scoperto essere di origine belga: si tratta dei Two Man Sound. Detto così, lo so, non dice molto: una band che sbaglia lo spelling del proprio nome inglese non merita molto credito. Tuttavia, il loro pezzo più famoso lo conosciamo tutti: si tratta di Disco Samba. Cos’è Disco Samba? Scopritelo in questi video…

Avete capito bene: si tratta della canzone che immancabilmente accompagna i trenini di tutta Europa ad ogni occasione festaiola. Ad ogni Capodanno, tutti i deejay (compresi quelli che poi finiscono su Rai Uno e dintorni allo scoccare della mezzanotte) non riescono a rinunciare a questo disco: stessa scena a Carnevale e nella stragrande maggioranza dei party privati. Scatta il momento della festa disimpegnata (sì, esistono anche le feste impegnate ed in quel caso la scelta musicale è più chic) e parte Disco Samba dei Two Man Sound: la gente inizia a scandire le incomprensibili parole del testo gridando mentre agita le braccia e si precipita ad accodarsi al trenino. Disco Samba è decisamente LA canzone del trenino, ma è anche il brano che a tutti capita di canticchiare nel momento più inaspettato, per esprimere buon umore.

Visti i continui cambi di ritmi, confesso che a poco tempo fa ho sempre creduto che Disco Samba fosse un remix di pezzi diversi, una sorta di canone universale basato su brani remixati tra loro: immaginavo che i deejay di cui sopra portassero davvero appresso dei dischi etichettati Brigitte Bardot, Ay ay caramba, Zazueira o Filho Maravilha. Mi meravigliavo di come fossero bravi ad azzeccare il momento giusto per inserire Charlie Brown o A.E.I.O.U. al momento più adatto. Sono ingenuo, lo so: ma difficilmente avrei detto che tre allegri belgi avessero codificato tutto il polpettone in un’unica traccia che sarebbe stata diffusa per decine di anni, in decine di supporti e di occasioni. Perciò mi sono messo a cercare informazioni su questi personaggi, sulla loro nascita e sulla loro storia bizzarra.

Sono venuto così a scoprire che dietro ai Two Man Sound si cela(va)no nomi ben conosciuti da chi si occupa di musica dance e dintorni: Lou Deprijck, ad esempio, che scopro ora essersi trasferito in Thailandia, ma anche Sylvain Vanholme, quello dei Wallace Collection; permane solo qualche dubbio solo sulla sorte di Yvan Lacomblez. Rimane, però, soprattutto un dubbio di fondo: ma come avevano fatto quei tre mattacchioni ad inventare una canzone così assurda, ormai 30 anni fa? Come avranno fatto tre giovani belgi ad inventare il più grande tormentone musicale della storia, spacciandosi per brasiliani e costruendovi sopra un mondo immaginario da Carnevale di Rio, fino a diventarne essi stessi una colonna sonora “virtuale” poco ufficiale, ma conosciutissima al mondo?

Come viaggiano i vip?

11 Febbraio 2008

Stasera sono incappato in un divertente post di Squonk in cui l’autore ironizza sulla “fauna vip” incontrata sullo stesso volo (Bruno Tabacci, Max Giusti, Antonella Boralevi, Massimo Caputi e Giucas Casella) e così mi è tornato in mente il dubbio che lo scorso sabato aveva attraversato la mia mente durante l’ennesimo volo da influenzato (con il relativo sbattimento) tra Milano Linate e Roma Fiumicino. Mi chiedevo come fosse possibile che, pur avendo viaggiato diverse volte su aerei delle principali compagnie e soprattutto su questa tratta così cruciale, non avessi mai incontrato nessun personaggio noto. Unica eccezione il Senatore (e blogger, gulp) Paolo Guzzanti, incrociato qualche mese fa al piano terra di Fiumicino mentre si imbarcava sul nostro Roma-Milano in ritardo.

Un primo piano di Bunna, il cantante degli Africa UniteProprio sabato pomeriggio, tra l’altro, mentre mi trovavo nella stessa sala d’aspetto della visione guzzantiana, ho avuto una visione: un omino con un buffo cappello in testa intento a lavorare sul suo notebook Apple. Un viso noto, in effetti: durante il viaggio Roma Fiumicino – Lamezia Terme ho avuto la certezza che si trattasse di Bunna, il cantante degli Africa Unite. Bella personcina, dai modi gentili e dalla voce intensa: discreto anche nell’utilizzo del cellulare (che poi incredibilmente si è rivelato il famoso citofono Nokia E61), cordiale nel salutare i fans una volta giunti a destinazione. Notevole anche la meta finale (scoperta il giorno dopo via Web): il “Corteo contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale” che si è tenuto proprio quella sera a Cosenza.

Visione coi rasta a parte, rimane il dubbio di fondo: come e quando viaggiano i vip in aereo? A voi è mai capitato di vederne? E soprattutto: come fanno ad imbarcarsi senza essere visti? Nel caso di Alitalia posso capire il controllo di sicurezza al varco riservato (ove presente, cioè in un paio di aeroporti in tutto) ai titolari di Freccia Alata Plus e similari, ma già nella lane dell’imbarco prioritario riservato dovrebbero risaltare, proprio per l’esiguità degli entranti (si fa per dire, visto che le carte di imbarco rosse fioccano). Poco possono fare gli occhiali neri: se uno è veramente noto, risalta subito nella folla. E non sto parlando di starlette da Amici di Maria de Filippi: il mio dubbio riguarda quelli veramente famosi.

Pare che nei giorni scorsi, messo da parte il dibattito collettivo sul destino degli aerei Alitalia, sia stato un treno ad entrare di prepotenza nell’attualità politica: si tratta dell’Eurostar su cui viaggiava Pierferdinando Casini proprio nel momento in cui Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Gianfranco Fini lo cercavano per dargli la notizia della lista unitaria alle prossime Elezioni Politiche. Caso di studio interessante: se come i suoi colleghi vip Casini avesse scelto l’aereo, non avrebbe potuto ricevere la fatidica telefonata. Una moda stroncata sul nascere, insomma: il treno servirà per lavorare, ma questa disponibilità può avere effetti deleteri. Meglio forse rendersi irreperibili per un’oretta, sotto gli sguardi indiscreti degli altri viaggiatori alle prese col vip watching.