A Padova e Venezia, sei anni dopo
31 Maggio 2008Giornata affascinante, quella di oggi. Dopo quasi sei anni da quel brutto 25 giugno 2002 e dal giorno in cui ho lasciato la Reggggia di Caserta, sono tornato a Padova e Venezia per un week-end con i miei genitori e mia sorella, che come allora vive nella Laguna. Era già capitato due volte, a dire il vero: per un paio di giorni di vacanza nel 2004, ma anche per la toccata e fuga del 2005 per assistere alla discussione della tesi di laurea di mia sorella.
Stavolta, però, è diverso da quelle occasioni saltuarie. Anzi, è uguale a quei week-end in cui i miei genitori venivano a trovarci nelle rispettive città universitarie venete. Di Padova e Venezia ho tanti ricordi universitari e lavorativi, ma sicuramente i momenti familiari passati insieme sono tra i più dolci. Era il ripetersi di un rito antico, quello delle gite estive in giro per l’Europa vissute insieme durante l’infanzia, ma anche l’occasione per osservare Padova e Venezia con un occhio diverso da quello del pendolare tra le due città.
Oggi, ovviamente, lo sguardo è stato ancora diverso. Padova è bella e rigogliosa come sempre: vista dall’esterno fa quasi invidia e fa comunque pensare di essere fortunati a vivere a Bergamo, città abbastanza similare, invece che in una squallida megalopoli anonima. Venezia è per ovvi motivi interessante e sempre da scoprire, sebbene i ricordi non troppo positivi di quel periodo lavorativo avvelenano ancora i miei rapporti con questa città così bizzarra.
Ciò che stupisce ogni volta di Padova è la sua vivacità: è una città che sembra rinascere ogni anno, ad ogni nuova annata accademica. Non c’è metrotram che possa turbare la sua bellezza serena e pacata: se solo non stesse diventando lavorativamente sterile, sarebbe sempre una scelta ottimale. Fa un po’ tristezza vedere gli stemmi di MontePaschi troneggiare sull’AntonVeneta di fronte al Bo: ancor di più rispetto al verdone di AbnAmro, che sembrava volerne fare la propria punta di diamante in Italia.
Inutile anche guardare a Venezia in termini lavorativi, ovviamente. Così come a Padova sembra essere rimasta solo l’Università a rappresentare e sostenere l’economia locale, a Venezia tutto sembra ruotare intorno al Comune ed alle sue mille società. Dagli eventi alle opera pubbliche, dal Casinò alla Biennale, la longa manus dell’Amministrazione Pubblica si sente ovunque. Sembra evidente, perciò, che tornerei volentieri a vivere a Padova, ma difficilmente tornerei a lavorare a Venezia.
Mi rendo conto che la sciocca economia italiana sta portando a Milano i centri decisionali di tutto il terziario e quindi, di conseguenza, la mia vita non potrà che gravare da quelle parti. La linea Milano-Venezia, perciò, continuerò a frequentarla solo per motivi turistici o, immagino, per condividere qualche momento con mia sorella, che sembra orientata a trattenersi a lungo nella Serenissima. Posso solo sperare di incontrarvi ancora i miei genitori: è bello vivere dei week-end spensierati ed è bello farlo sentendosi un po’ di casa in una città pur sfuggente come Venezia.