Sono stati dei week-end molto piacevoli, quelli dedicati al Milano Film Festival. Pur vivendolo con qualche acciacco (e una manifestazione che si svolge per metà di notte al Parco Sempione non ha aiutato), è stato piacevole passare ore a gustare molti cortometraggi originali e qualche lungometraggio inedito. Tutto molto d’essai, si direbbe a prima vista, ma in realtà un cartellone così ampio (comprensivo di momenti di spettacolo non cinematografico) ha (avuto) potenzialità di interesse per un pubblico molto differenziato.

Mi ha fatto poi una certa impressione guardare in viso i registi ospiti: ragazzi per la maggior parte laureandi/neolaureati nelle Scuole di Cinema di tutto il mondo, di età decisamente inferiore alla mia. A parte una consistente dose di invidia, ho apprezzato la loro maestria nel gestire tecniche, stili e strumenti in maniera molto professionale: molti di loro erano anche sceneggiatori dei loro cortometraggi e questo determinava un affascinante coinvolgimento totale nei loro film.

Il cinema, insomma, riesce a emozionare anche quando è pura creatività senza effetti speciali, quando gli strumenti sono ridotti al minimo e i budget limitati costringono a coinvolgere parenti, amici e compagni di scuola. In questo, una menzione d’onore va ai creatori di animazioni: basta guardare un corto come Solos per rendersi conto della capacità di un’intera generazione di artisti digitali.



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