Subsonica all’Alcatraz di Milano

28 Novembre 2008

Visto che a distanza di pochi mesi dal precedente ho avuto la possibilità di assistere ad un nuovo concerto in dolce compagnia, provo a raccontarvelo con la stessa struttura narrativa utilizzata in quell’occasione, il concerto di Giovanni Allevi al Teatro Arcimboldi di Milano. Stavolta si tratta dell’esibizione dei Subsonica all’Alcatraz, sempre a Milano.

L’Alcatraz

Si tratta di un luogo che conosco bene: ogni anno il mio Gruppo fa la festa di Natale lì e quindi ogni volta, a dicembre, passo una serata divertente con qualche centinaio di colleghi. Cosa che succederà di nuovo tra qualche settimana, visto che il Natale è ormai alle porte: la differenza è che, in quelle occasioni “ufficiali”, è tutto pagato dall’azienda, dai cocktail al guardaroba. Al concerto dei Subsonica invece ecco spuntare i prezzi “veri”: strano che non ci fosse anche una fee per accedere ai bagni? Tanto non serviva: il rene bisognava lasciarlo per pagare il guardaroba, quindi il WC era inutile.

I tempi del concerto

Noi abbiamo assistito alla seconda serata consecutiva all’Alcatraz, visto il soldout della prima dopo pochi giorni di prevendita. Il concerto è iniziato con qualche minuto di ritardo e con un mood molto reggae. Tutta la prima parte del concerto mantiene queste tonalità, poi un deciso cambio di rotta nella seconda, che diventa elettronica allo stato puro. Il concerto dura un paio d’ore, così si riesce a prendere la Metropolitana gialla prima di mezzanotte: onore all’Alcatraz, che in effetti è comodo da raggiungere… A patto che non si arrivi in auto (i parcheggi in zona, soprattutto quelli gratis, latitano).

I personaggi

Si trattava della mia prima esperienza live con i Subsonica, quindi ero molto curioso di vedere il loro comportamento sul palco, soprattutto in questo “club tour” che, per definizione, dovrebbe essere più orientato al contatto con gli spettatori, fan in primis, rispetto alle radunate oceaniche da stadio o da piazza. Sul palco i nostri eroi si muovono in maniera navigata, con Boosta e la sua tastiera a molla a catalizzare l’attenzione dell’occhio e Samuel a raccogliere quella dell’orecchio. In alcuni momenti sembrano un po’ stufi di stare sul palco: forse fare sempre “i grandi classici” dopo 10 anni non è il massimo.

La musica

Il fatto che questo sia il tour conseguente alla pubblicazione dell’antologia Nel vuoto per mano, fa sì che appunto i classici del Gruppo la facciano da padrone. Alcuni riarrangiamenti sono sorprendenti, anche se la prima parte reggaeggiante alla lunga può risultare monotona ma romantica, se al concerto si è andati in coppia. La seconda, che è una sorta di monoblocco dance su cui si innestano i singoli brani, è energia pura: tutti scatenati a ballare. Persino chi come me col ballo non ci si trova proprio, inizia involontariamente a muoversi: impossibile stare fermi.

Le conclusioni

Se non conoscete i Subsonica, fate un salto al concerto: scoprirete un gruppo versatile, con chitarre e batteria molto rock affiancate da un groove elettronico che non conosce pari in Italia. Se invece li conoscete o magari siete anche fan, siate indulgenti: loro ci provano, ad emozionare e far ballare. A volte però si spengono un po’, come se non avessero più voglia di fare questo lavoro. Poi si riprendono e danno di nuovo il massimo, come su un’altalena in cui esperienza e tanta voglia di divertire si alternano con note suonate mille volte e poca voglia di divertirsi.

I tatuaggi? Peggio dei piercing

14 Novembre 2008

Lindsay Lohan imita Marylin Monroe
Lindsay Lohan

Amy Winehouse in versione balneare
Amy Winehouse

Evan Rachel Wood al Galà dei Golden Globe
Evan Rachel Wood

Uno dei mille tatuaggi di Megan Fox
Megan Fox

Angelina Jolie a Cannes
Angelina Jolie

Cosa hanno in comune le donne di spettacolo qui ritratte? Sicuramente, di essere ritenute, ognuna in maniera diversa dall’altra, affascinanti; sicuramente, di essere piene di tatuaggi. Tatuaggi spesso posti nelle parti del corpo più bizzarre, ma comunque visti dai fan in ogni occasione, dalle premiazioni pubbliche alle cene di gala, dai set fotografici alle copertine. A volte esibiti di proposito, altre “rubati” da fotografi esperti in momenti di distrazione.

In alcuni casi l’effetto è un po’ straniante. La combinazione vestito da sera più tatuaggio da scaricatore di porto non è sempre il massimo, anche perché la pelle invecchia e i tatuaggi, specie su chi non è più giovanissima, assumono connotati molto scadenti. Cosa che ovviamente non accade solo per le donne di spettacolo: anzi, proprio perché magari meno dotate di mezzi per recuperare le situazioni, le sciure tatuate che si incontrano a Milano sono ancora peggio.

Sono per la maggior parte donne di mezza età. Le signore più giovani, invece, sono passate direttamente ai piercing, tanto per emulare le adolescenti che, al contrario di loro, li portano con molta più naturalezza. Costoro invece alternano momenti di euforia in cui non vedono l’ora di mostrarlo al mondo (tipico piercing sulla panza da esibire all’aperitivo con una t-shirt troppo corta per essere vera) e terrore da colloquio di lavoro, quando scatta l’imperativo opposto.

Tra tatuaggi e piercing, comunque, meglio i secondi. Da un lato, perché tutto sommato sono meno invadenti, dall’altro perché in qualche modo costituiscono una scelta reversibile. Ho visto giovani donne e giovani uomini cambiare nel tempo le proprie abitudini e il proprio look in maniera radicale, con qualche piercing in più e qualcuno in meno. Ma ho visto soprattutto persone lamentarsi dei tatuaggi come di un errore irrimediabile. Meglio pensarci prima.