L’altro giorno ero in treno e spiavo un titolo sul quotidiano di un vicino: quando sono arrivato a casa l’ho recuperato dagli archivi digitali de La Repubblica e oggi dedico qualche minuto a parlarne qui sulla Cuccia, perché la sua lettura mi ha fatto riflettere un po’. Già il titolo, d’altronde, Camere separate Se dormire da single fa bene alla coppia, mi aveva suscitato qualche pensierino nei lunghi andirivieni ferroviari di questo periodo tra Bergamo e Milano.

Tra una descrizione e l’altra degli effetti nefasti del russare sulla vita di coppia (ahi) e di altri fattori destabilizzanti, l’articolo conteneva passaggi come questo

«Dormire in due camere diverse migliora il rapporto, incentiva il buon umore e aumenta il rendimento sul lavoro, sostengono gli esperti. Da uno studio pubblicato su New Scientist condotto da un gruppo di ricercatori austriaci risulta che condividere il letto può negli uomini ridurre le abilità cognitive al risveglio. Meno gravi sarebbero gli effetti sulle donne, il cui sonno è definito “più rigenerante e profondo di quello maschile”. Ma attenzione: separare le stanze può essere uno shock.»

oppure

«Negli Usa, secondo un sondaggio della National Sleep Foundation, il 23 per cento delle coppie sposate dorme in stanze diverse, come in epoca vittoriana, e nel 2015 la percentuale salirà al 60. Una tendenza in vertiginoso aumento, sottolineano costruttori e architetti: secondo la National Association of Home Builders chi compra casa o ne fa costruire una nuova è disposto a sacrificare lo spazio del salotto o a rimpicciolire la cucina pur di fare saltar fuori un’ altra camera da letto.»

che, col loro dire e non dire, mi hanno aperto un baratro di dubbi e angosce. Fino a qualche anno fa non pensavo che il sonno potesse incidere così tanto sulla vita di coppia: decine di week-end con persone dalle abitudini diverse, però, hanno iniziato a farmi capire l’importanza di questo elemento nell’alchimia quotidiana di chi, volente o nolente, è spesso costretto a condividere spazi angusti in appartamenti disegnati per una persona ed abitati (almeno) da due.

L’idea delle camere separate, in effetti, ha un suo fascino: non più discussioni infinite su chi russa più forte, sugli orari della sveglia o sui piumoni mai troppo larghi per due persone adulte e magari particolarmente freddolose. La mia memoria delle sveglie alle 7 del mattino dopo essere andati a dormire alle 2 ed essere stati svegliati 50 volte per colpa del caldo, del freddo, del russare, del buio, della luce e così via è talmente viva che andrei ora a costruire un muro in camera da letto.

In realtà, però, non basterebbe. Il problema è, in generale, la vita di coppia in case troppo strette. Qualsiasi casa con un numero di stanze pari o inferiore al numero dei suoi componenti, mina in profondità la vita wannabe-familiare. E perciò evviva le coppie che vivono in case separate. Non troppo lontane, magari, perché è bello essere presenti quando è necessario ma è ancora più bello essere presenti se e solo quando lo si vuole davvero entrambi, piuttosto che soffrire ogni giorno un po’ di più.



One Comment to “Camere separate, case diverse”

  1. Pingback dall'articolo » Arrivederci Bergamo (non è un addio) | Marzo 29th, 2009 at 21:22

    […] In questi anni ho capito che la vita di coppia sotto lo stesso tetto è molto difficile e questo mi ha spinto molto, in queste settimane di infiniti viaggi tra Bergamo e Milano, a ragionare in termini di più ampi e possibili sconvolgimenti epocali della mia vita personale e professionale da qui a qualche mese. […]

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