Vita da adolescente reloaded

21 Settembre 2009

Qual è stato il peso peggiore delle ultime settimane tra i dolori della riabilitazione fisioterapica, le incomprensioni del lavoro a distanza e i due viaggi in autobus quotidiani? Sarei quasi tentato di scegliere questi ultimi. I dolori infatti erano “a fin di bene”; il lavoro era un buon metodo per non morire dalla noia e tenermi aggiornato sui progressi del mio team; i viaggi in autobus erano un supplizio e basta.

Che io soffra di chinetosi ormai è fatto acclarato. Ciò che mi sorprende ogni volta però è scoprire che nulla è cambiato, che le brutte sensazioni sono le stesse dei viaggi estivi in auto da bambino (con sistematica vomitata dalla parti di Lagonegro) e soprattutto di quelle del terribile periodo dell’adolescenza vissuta sull’autobus verso Catanzaro. La stessa nausea, lo stesso senso di stanchezza perenne.

Il mio Liceo è stata la parte meno entusiasmante della mia carriera scolastica. L’unico esito non a pieni voti in mezzo a Scuole Medie (!), Università e MBA. Il solo periodo in cui allo studiare preferivo fare altro: leggere libri ed ascoltare musica. Non che riuscissi a concentrarmi granché sullo studio: arrivavo a casa sconvolto e tiravo a campare sino a quando non mi addormentavo nel gelo del sottotetto, davanti al PC.

I miei cercavano di darmi una mano allora così come lo fanno ora. Sono stati eccezionali, in queste settimane difficili post infortunio, a supportarmi fisicamente e moralmente. Se tutto va bene tra qualche giorno dovrei tornare a Milano e la loro presenza costante è l’unica cosa che mi mancherà davvero rispetto a questa estate del tutto dimenticabile. Peccato solo non abitare a Catanzaro, sarebbe stato tutto più facile.

Tolti i panni dell’adolescente reloaded, a questo punto, tornerò a Milano per ricominciare la vita fatta di riunioni, annunci immobiliari e pasti saltati. Mi mancherà la vita tranquilla che scorre qui in casa mia, pur tra mille difficoltà e delusioni. Non vorrei mai tornare adolescente e rivivere tutti i traumi di quell’età. Mi piacerebbe però stare di più con i miei genitori: ormai, dopo 12 anni di lontananza, so quanto soffrirò per la lontananza.

BlackBerry Storm, tre mesi dopo

6 Settembre 2009

Non ho mai posseduto/utilizzato un cellulare “alla moda”. Niente Motorola StarTac, niente Nokia N70, niente iPhone. Poi magari ho sempre invidiato un po’ i relativi possessori, per la mole di attenzione e servizi che il cellulare “di moda” di volta in volta ha fatto nascere e crescere. Stavolta però mi trovo per le mani un terminale che, sia a livello di brand (BlackBerry), sia per caratteristiche tecniche (es. touchscreen senza tastiera), è in linea con gli standard “alti” del mercato.

L’ultimo cellulare adottato, come ricorderete da una recensione che mi viene ancora rinfacciata, è stato il Nokia E61. Un cellulare dal software ostico, che nel tempo ho apprezzato più per l’affidabilità che per l’ergonomia. Il BlackBerry Storm è evidentemente frutto di una generazione successiva, ma ha la caratteristica opposta: discreta ergonomia, pessima affidabilità. Il che, per essere nato come un cellulare a pura vocazione business, non depone molto in suo favore.

Il post in cui annunciavo ladozione del BlackBerry Storm

Lo Storm ha un bel design sia a livello hardware che software. Sono un po’ perplesso per lo schermo “cliccabile”, ma è irrilevante: l’esperienza d’uso offerta da un terminale touchscreen, resistivo o capacitivo che sia, è un plus che qualsiasi hardware “moderno” dovrebbe avere. Il software disegnato ad hoc diventa facile da utilizzare; quello riadattato è mostruosamente difficile. Il tipico caso è il mio amato Opera Mini: la versione 4 è “per BlackBerry” e quindi KO, la 5 è “per Storm” ed è ottima.

Il problema, come si diceva, è l’affidabilità. Nei giorni migliori, lo Storm arriva a sera con la batteria esausta. In quelli più intensi, è necessario caricarlo ogni mezza giornata lavorativa, con evidenti problemi di performance legati anche al fatto che, una volta auto-spentosi, diventa un oggetto inutilizzabile per decine di minuti, sino al momento in cui riesce a recuperare almeno un 20% di carica. Per fortuna, come per altri BlackBerry è possibile la ricarica via cavetto USB.

Non ho mai avuto molta simpatia per i BlackBerry, soprattutto per il relativo sistema operativo. La RIM ha fatto un bel salto in avanti e lo Storm è un cellulare da consigliare a qualsiasi professionista, forse molto più dell’iPhone. Certo, permangono un po’ rigidità: una su tutte, l’impossibilità di “spegnere” la ricezione delle e-mail senza disabilitare del tutto il traffico dati. Traffico che, peraltro, deve passare obbligatoriamente tramite l’APN BlackBerry, vincolo piuttosto fastidioso.

Pare sia già in circolazione il prototipo dello Storm 2, che migliorerà i difetti del suo papà: l’imperdonabile assenza del Wi-fi (onore al citofono Nokia), la rigidità del touchscreen, la batteria che si scarica velocemente. Il mio contratto Vodafone prevede un paio d’anni di permanenza con lo Storm: alla fine, non mi dispiacerà adottare uno dei suoi discendenti. D’altra parte, fin quando qualcun altro non si inventerà qualcosa di significativamente diverso, RIM potrà dormire tranquilla.