Torino e i compagni di Scuola

29 Novembre 2009

Pochi mesi dopo la fine del Liceo, durante le vacanze di Natale, reincontrai la maggior parte dei miei ex compagni in una casa al mare. Fu un incontro lacerante: cinque anni di diffidenza collettiva venivano confermati, dimostrando ancora volta che il “gruppo”, di fatto, non si era mai creato davvero. Non ci sono più stati incontri successivi a quello. Raramente ho avuto notizie di quelle persone, incontrandole per caso in giro per l’Italia o ritrovandone una manciata su Facebook. Probabilmente non c’era più molto da dirci, forse non c’era mai stato davvero nulla in comune.

Non ho più avuto grandi notizie dei miei compagni di Università: gente sveglia e simpatica, letteralmente sparpagliata per l’Europa. Anche in questo caso ogni tanto leggo le loro avventure su Facebook. Mi piacerebbe reincontrare alcuni di loro, anche perché ormai sono passati quasi dieci anni dai tempi in cui ci si frequentava di più (negli ultimi anni a Padova io ero molto più al lavoro a Venezia che in Facoltà). Qualcosa di simile vale anche per i colleghi del Master di Nizza, che però sono ancora più lontani, vista la loro provenienza eterogenea, da tutti i continenti.

Dei colleghi dell’MBA di Torino, invece, ho qualche notizia in più. Sono connesso con molti di loro su Linkedin e Facebook, qualcuno fa anche il consulente ed è o è stato nel mio Gruppo. Alcuni sono spariti dalla circolazione, ma direi non si tratta di grandi perdite: quelli più interessanti sono a portata di clic, qualcuno legge La Cuccia. Proprio per questo motivo, quando qualcuno di loro ha tirato fuori l’idea di reicontrarci “6 anni dopo”, ho aderito con entusiasmo e curiosità. Ricordavo delle persone amiche ed ho ritrovato delle persone amiche.

Stasera ho passato una bella cena con una decina di loro. Mancava qualche persona cui voglio particolarmente bene, come Treccia, ma ce n’erano due-tre con cui ancora oggi mi trovo in grande sintonia. Ho ascoltato le loro storie, ho accennato alle mie vicende lavorative ma soprattutto ho raccontato del mio incidente di luglio. Ho trovato empatia e solidarietà, com’era ai tempi del Master. Siamo tutti un po’ invecchiati, ma i nostri visi e le nostre visioni del mondo sembrano quelle di allora. Sei anni non sono pochi, anche se pochi hanno avuto grandi evoluzioni.

Sulla strada del ritorno, pensavo che se fossi rimasto a vivere qui a Torino, sarei riuscito a mantenere i rapporti con queste persone, far crescere sempre più i nostri rapporti consolidandoli in amicizie utili per combattere quel senso di sradicamento che è ormai parte della mia vita. Il mio amore per questa città è cosa nota, quello che forse sfugge a molti è che il mio non è un capriccio: da quando sono arrivato a Milano sono sempre stato solo, quando ho lasciato Torino ho perso molti degli amici con cui avevo passato alcuni degli anni migliori della mia vita.

Mi dispiace che sulla Cuccia non siano rimaste grandi tracce di quel periodo, ma come ho già scritto in passato questo dipende anche dal fatto che la mia vita era diversa, a cavallo tra la disintossicazione del periodo dei forum e prima della mai troppo travolgente passione per la blogosfera. Stasera ho avuto un assaggio di come sarebbe stata la mia vita se avessi preso scelte personali e professionali diverse. È andata diversamente, andrà diversamente. Aspetto con curiosità gli anni che verranno, sperando di tornare ogni tanto in questo angolo di cuore chiamato Torino.

Risorse Umane in saldo

13 Novembre 2009

Se c’è una cosa che ho imparato da quando, a fine 2004, ho iniziato ad occuparmi principalmente di Risorse Umane, è che le aziende non provano gusto a licenziare i dipendenti competenti. Sembrerà ovvio ad alcuni e poco credibile agli altri: i primi intuiranno il valore intrinseco che ogni dipendente accumula nel corso della propria esperienza nella società; i secondi inizieranno a sciorinare i luoghi comuni sul fatto che le società tagliano il Personale invece delle spese sciocche etcetera etcetera.

Ogni Manager intelligente non può che disperarsi quando deve lasciare a casa una risorsa valida. Che sia uno stagista, un collaboratore a progetto o un signore di mezza età, sarà prezioso non solo in termini di competenze maturate, ma anche di valore quotidiano regalato quotidianamente ai colleghi. L’introduzione del superbonus per le persone a fine carriera (ed il relativo ampio utilizzo) è l’esempio più chiaro per dimostrare come a volte sia davvero difficile interrompere il rapporto di lavoro con chi vale.

La cosa più triste del 2009, nel mondo aziendale, è stato appunto il fatto che i Manager di cui sopra hanno dovuto tagliare più rapporti di quando si potesse anche solo immaginare ad inizio crisi. Nell’autunno del 2008 si parlava infatti di fabbriche a rischio chiusura e di decine società sull’orlo del fallimento: la realtà 2009 è stata sì fatta parzialmente da questi fenomeni, ma anche e soprattutto di aziende “normali” che non hanno licenziato nessuno, ma hanno pesantemente inciso sui contratti temporanei.

Via i contratti a progetto, trattenuti solo sino ad esaurimento i lavoratori in apprendistato, addio agli interinali. Qualcuno ha rispolverato la formula dello stage per cercare di mantenere un presidio dei canali di selezione pur mantenendo bassi i costi di gestione del rapporto. Altri hanno iniziato a cercare un compromesso con chi rischiava il posto: non è un caso che stiano esplodendo le Partite IVA, tipico tentativo dell’azienda di diminuire i costi fissi e del lavoratore di iniziare a guardarsi intorno.

Se un’azienda in questo momento avesse la capacità e la volontà di selezionare nuovi collaboratori, troverebbe sul mercato dei veri e propri “saldi”. Molti hanno abbassato la cresta rispetto alle aspettative e così qualsiasi attore che si presenti sul mercato con un po’ di determinazione può fare incetta di ottimi professionisti a condizioni che in altri tempi risulterebbero decisamente poco credibili per entrambe le parti in gioco. Ovviamente, di aziende così lungimiranti se ne vedono poche in giro.

Permane la paura e la perplessità collettiva: questo è un male, perché è vero che la crisi è ancora in alto mare, ma non che questo sia una sciagura indistintamente per tutti. Come al solito, se qualcuno sta perdendo molto, è perché dall’altra parte c’è qualcuno che sta guadagnando molto. I dipendenti stanno in mezzo e vivono la speranza di trovarsi sempre dal lato vincente del tiro alla fune. Il match è ancora lungo, ma è una sfida per tutti: per persone e aziende è l’ora di dimostrare la propria bravura.