Dieci anni di consulenza

22 Febbraio 2010

Quando me ne sono accorto ero in metropolitana. Mi sono messo a ridere, facendo sollevare più di qualche ciglio perplesso ai miei vicini: stavo infatti scorrendo l’agenda del BlackBerry e mi ero reso conto della data. Vivo come al solito in una dimensione parallela: solo in quel momento mi ero accorto che fosse il 22 ed ho pensato che era abbastanza ovvio. Tutte le occasioni importanti della mia vita avvengono il 22.

Oggi in effetti è stata una data professionalmente importante. Qualche giorno fa stavo giusto pensando che il 25 febbraio avrei “festeggiato” 10 anni dall’apertura della mia (prima?) Partita IVA quando ho ricevuto la notizia della ripianificazione del colloquio di valutazione 2009 al pomeriggio di oggi. Il giorno della verità, in cui sapere se tutte le congratulazioni ricevute negli scorsi giorni fossero peregrine o meno.

La promozione a Manager comunicatami ufficialmente oggi è stata infatti curiosamente preceduta da un turbinio di e-mail di auguri a partire da giovedì scorso: come talvolta accade nelle grandi aziende, ero l’unico a non sapere (almeno ufficialmente) quello che i Sistemi informativi di Gruppo segnalavano come un passaggio già avvenuto. E devo arguire che i miei colleghi prestano grande attenzione a tali Sistemi.

Solo chi opera in consulenza si rende conto di quanto possa essere importante il piccolo grande traguardo raggiunto oggi. Curiosamente toccato a poche ore dal decimo anniversario del mio debutto sul mondo del lavoro di cui parlavo sopra. Dieci anni per arrivare da studente universitario a questo punto sono tanti? Sono pochi? Non voglio rispondere, ma penso di essere fortunato ad essere arrivato qui a 31 anni.

Da oggi la mia vita professionale sarà diversa. Avrò ovviamente più responsabilità in azienda, ma appunto la mia esperienza da imprenditore ad inizio carriera mi tranquillizza su quello che mi aspetta. La crisi mi ha fatto perdere almeno un anno e mezzo ma finalmente ci sono: ora speriamo che questo clima economico terribile evolva, in modo da poter bilanciare alla meglio opportunità e rischi di questa posizione.

Adesso posso rilassarmi? Certo che no, ma in un certo senso posso rifocalizzare la mia attenzione sulla mia vita privata. In mezzo a tutte le difficoltà, nel 2009 ho detto più volte a tutti che dovevo sbattermi per fare meglio della crisi: ce l’ho fatta ed oggi ho raccolto i risultati. Ora che mi vedo riconosciuto quello che mi aspettavo da anni sul lavoro, posso concentrare i miei sforzi sulla mia crescita personale.

Bloggers e nuvole

10 Febbraio 2010

Alcuni dei miei amici si aspettavano un articoletto qui sulla Cuccia simile a quello successivo alla scampagnata dei Marketing Blog Playoffs 2007:  nei giorni scorsi infatti ho partecipato al raduno dei tumblerari a Milano e così ho rivisto un po’ di persone che non incrociavo da tempo. Alcune mi hanno fatto piacere, altre mi hanno fatto venire l’acidità di stomaco; anche stavolta, comunque, come nell’incontro markettaro, ho conosciuto dal vivo persone che seguivo da tempo via blog/tumblelog, con grande felicità.

Non ho comunque voglia di scrivere oltre sull’argomento: come già era accaduto in occasione del LitCamp di Torino qualche anno fa, qualche superuomo e qualche superdonna di troppo mi hanno fanno sbuffare a proposito delle dinamiche tipiche della blogosfera italiana. Preferisco mantenere il mio profilo basso e staccare il più possibile le mie varie vite: quella professionale, quella familiare, quella virtuale. Gli amici derivano da ognuna di queste dimensioni, ma fa impressione quando si mischiano troppo, specie dal vivo.

Stasera sono stato a vedere Tra le nuvole e la mia reazione è stata un po’ quella di Jonathan Q. Arbuckl nella vignetta quassù. Con ancora nelle orecchie le storie dei bloggers ascoltate nel week-end, mi sono messo a riflettere sulle scelte della mia vita, sul senso di fallimento che si alterna prepotentemente all’entusiasmo, sul pessimismo degli ultimi anni superato dai momenti difficili degli ultimi mesi. Ovviamente, vista la profondità del film, è partito un vero e proprio confronto a tutto tondo col protagonista.

Il confronto con Ryan Bingham è affascinante perché è un consulente in ambito Risorse Umane come lo sono stato io a Roma ed a Bergamo; ho emesso sospiri di sollievo sul fatto di lavorare in un contesto tutelante come quello europeo e non negli Stati Uniti. I drammi morali tipici di chiunque si occupi di ristrutturazioni aziendali dipinti nel film li conosco bene: certo, il suo lavoro è decisamente più drammatico del mio, visto che nel film ha a che fare direttamente con le persone “da efficientare” e non coi numeri.

Continuerò a pensare molto a questo film nelle prossime settimane: contiene degli spunti importanti per chi conduce una vita come la mia e penso siano pochi in Italia a potersi riconoscervi quanto me. Mi spinge a riflettere sulle scelte professionali intrinseche alla scelta di lavorare in consulenza e non in azienda; muove però anche i miei sentimenti, costringendomi a meditare su quanto il mio lavoro stia condizionando la vita privata. Così passo le ore tenendomi la testa e riflettendo, in attesa dell’ultima vignetta vuota.