La Repubblica dell’Appennino

30 Marzo 2010

Sento strali e brividi generalizzati relativamente ai risultati delle Elezioni Regionali; risultati solo parzialmente giustificabili, ma sicuramente più che prevedibili. Perché tutti si meravigliano per il crollo verticale del Partito Democratico, per il trionfo generalizzato della Lega Nord, per il successo delle liste di Beppe Grillo? Sono andato a rileggermi quanto scrivevo meno di un anno fa commentando i risultati delle Elezioni Europee e mi sembra che non sia cambiato molto, visto che la Sinistra era scomparsa già un anno prima; sono così andato a scorrere anche le osservazioni di quelle Elezioni Politiche e ho notato l’osservazione sul successo della Lega Nord anche tra i ceti più colti, in Lombardia e dintorni.

L’unica cosa che è cambiata davvero, forse, è a livello personale. Due anni fa vivevo a Bergamo, un anno fa vagavo per Milano e dintorni, in queste settimane più o meno vivo a Reggio Emilia. Sebbene le persone che mi circondano siano quasi sempre le stesse (i colleghi e gli amici, ad esempio), cambia profondamente il contesto, con esiti imprevedibili. A Bergamo, ad esempio, avevo scoperto una città più a centrosinistra e meno leghista di quanto si potesse pensare; a Milano ho visto enclave un tempo strettamente di Sinistra come Sesto San Giovanni vivere drammi collettivi (causa deindustrializzazione), con corrispondenti decisioni divergenti (Lega Nord vs. Grillo vs. astensione vs. stoici a Centrosinistra).

Ma è a Reggio Emilia che ho trovato una realtà molto più eterogenea del previsto. I miei amici negli scorsi mesi quasi mi invidiavano per questo passaggio verso il “paradiso” Emiliano; io stesso ero contento di agguantare un po’ di questo clima, dopo averlo rincorso senza successo quasi una quindicina di anni prima (ai tempi delle selezioni universitarie) ed ancora pochi anni dopo (ai tempi delle selezioni pro-master). Quello che ho trovato è un popolo molto accogliente, ma in profonda crisi di identità, immerso in un tessuto socio-economico pieno di punti interrogativi. Una realtà opposta a quella che avevo vissuto da sempre, con il Centrosinistra visto con sospetto, come un tempo avveniva per la DC nel resto d’Italia.

Sin da quando sono sbarcato qui a fine 2009, ho avuto ben presente la definizione di “Partito appenninico” di Tremonti, ma anche le analisi dei relativi “smottamenti” dell’anno scorso. Ho così iniziato a percepire l’esistenza di una vera e propria “Repubblica dell’Appennino”, con realtà e aspettative diverse da tutto il resto d’Italia; una Repubblica non necessariamente geograficamente legata al triangolo Emilia Romagna-Umbria-Toscana, ma che sicuramente in queste regioni trova ragione di essere e modalità di espressione, non solo politiche. Una Repubblica che sta vivendo un terremoto continuo, un cambio di pelle che porterà a risultati clamorosi nei prossimi anni, con dieci, cento, mille Guazzaloca pronti a governare.

Ci si sorprende per la conversione di Giovanni Lindo Ferretti alla Lega Nord; poi si viene qui e si scopre che “essere alternativi”, in una realtà in cui PCI/PDS/PD rappresentano da sempre “il potere”, assume nuove facce, nuove declinazioni ad ogni tornata elettorale. Se si volesse considerare Reggio Emilia come la capitale della Repubblica dell’Appennino, allora si sappia che nella relativa circoscrizione il candidato del Centrosinistra ha vinto per appena 20.000 voti su quella del Centrodestra, che l’UDC ha preso più voti del blocco Rifondazione/Comunisti Italiani/Sinistra Europea, che sia Italia dei Valori che Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo veleggiano sul 6/7% ciascuno, contro il quasi 15% della Lega Nord.

Nella Repubblica dell’Appennino si vive bene, ma è in atto un cambiamento profondo, che segnerà profondamente il baricentro della politica anche a livello nazionale. Gli ultimi baluardi del Centrosinistra stanno crollando ed onestamente non è difficile capire perché, visto che l’erosione dei consensi è più legata a fattori concreti che a svolte ideologiche. Dopo le ultime Elezioni Regionali, la maggioranza delle Regioni è in mano al Centrodestra, così come la maggioranza di chi siede al Parlamento Italiano e in quello Europeo. Nell’ipotesi estrema, la situazione potrebbe capovolgersi non prima di 5 anni. In quella reale, la situazione politica potrà solo leggermente shiftare, ma occorreranno decenni.

Stanco del freddo

10 Marzo 2010

I bancari intirizziti che oggi arrivavano alla spicciolata nell’ufficio del Cliente erano tutti un po’ sconvolti: qualcuno si è spinto a dire che non ricordava tanta neve dai tempi in cui era all’asilo (alias fine anni Settanta). Noialtri finto-milanesi (…) in trasferta ci guardavamo perplessi: 24 ore esatte di neve hanno ricoperto Reggio Emilia e dintorni di un manto bianco spesso decine di centimetri.

Non che nei mesi scorsi siano mancati neve e nevischio: da quando il Progetto è iniziato lo scorso autunno, almeno 2-3 volte al mese abbiamo visto scendere i fiocchi, seppure di entità ed intensità diversa. Tanta pioggia, molti giorni grigi e pochi giorni col sole, ma in generale termometro nei dintorni dello zero: onestamente, il tempo in Emilia Romagna lo immaginavo abbastanza diverso.

Qualcuno ricorderà che ad inizio 2009, mentre facevo il pendolare tra Bergamo e Milano, avevo sofferto un sacco di disagi in giro per la Lombardia. Scopro ora che anche in Emilia le strade si bloccano, i radiotaxi staccano i telefoni, i treni arrancano da Bologna in poi, salendo verso Piacenza e Milano. Cambia l’atteggiamento delle persone, che sembrano abituate al gelo cronico.

Gelo che, onestamente, a marzo speravo fosse superato: mi trovo con le persone che incrocio quotidianamente nella mia vita reggiana, ma questo delirio meteorologico non me l’aspettavo; almeno, non con queste punte di freddo (qualche settimana fa ho visto -9,5° a metà mattina, qualcun altro anche -12°). Dovrei quasi essere contento che l’inquinamento mantenga “calda” Milano.

Mi dicono che anche nel resto d’Italia questo inverno sia stato più duro del solito, con un tripudio (negativo) di frane, slavine e nubifragi vari. Io non soffro particolarmente il freddo, ma ora mi sono scocciato, anche perché la mia spalla semidistrutta dà i numeri a causa (immagino) dell’umidità. Tra una decina di giorni sarà primavera: solo sul calendario o cambia davvero tutto?