Sento strali e brividi generalizzati relativamente ai risultati delle Elezioni Regionali; risultati solo parzialmente giustificabili, ma sicuramente più che prevedibili. Perché tutti si meravigliano per il crollo verticale del Partito Democratico, per il trionfo generalizzato della Lega Nord, per il successo delle liste di Beppe Grillo? Sono andato a rileggermi quanto scrivevo meno di un anno fa commentando i risultati delle Elezioni Europee e mi sembra che non sia cambiato molto, visto che la Sinistra era scomparsa già un anno prima; sono così andato a scorrere anche le osservazioni di quelle Elezioni Politiche e ho notato l’osservazione sul successo della Lega Nord anche tra i ceti più colti, in Lombardia e dintorni.

L’unica cosa che è cambiata davvero, forse, è a livello personale. Due anni fa vivevo a Bergamo, un anno fa vagavo per Milano e dintorni, in queste settimane più o meno vivo a Reggio Emilia. Sebbene le persone che mi circondano siano quasi sempre le stesse (i colleghi e gli amici, ad esempio), cambia profondamente il contesto, con esiti imprevedibili. A Bergamo, ad esempio, avevo scoperto una città più a centrosinistra e meno leghista di quanto si potesse pensare; a Milano ho visto enclave un tempo strettamente di Sinistra come Sesto San Giovanni vivere drammi collettivi (causa deindustrializzazione), con corrispondenti decisioni divergenti (Lega Nord vs. Grillo vs. astensione vs. stoici a Centrosinistra).

Ma è a Reggio Emilia che ho trovato una realtà molto più eterogenea del previsto. I miei amici negli scorsi mesi quasi mi invidiavano per questo passaggio verso il “paradiso” Emiliano; io stesso ero contento di agguantare un po’ di questo clima, dopo averlo rincorso senza successo quasi una quindicina di anni prima (ai tempi delle selezioni universitarie) ed ancora pochi anni dopo (ai tempi delle selezioni pro-master). Quello che ho trovato è un popolo molto accogliente, ma in profonda crisi di identità, immerso in un tessuto socio-economico pieno di punti interrogativi. Una realtà opposta a quella che avevo vissuto da sempre, con il Centrosinistra visto con sospetto, come un tempo avveniva per la DC nel resto d’Italia.

Sin da quando sono sbarcato qui a fine 2009, ho avuto ben presente la definizione di “Partito appenninico” di Tremonti, ma anche le analisi dei relativi “smottamenti” dell’anno scorso. Ho così iniziato a percepire l’esistenza di una vera e propria “Repubblica dell’Appennino”, con realtà e aspettative diverse da tutto il resto d’Italia; una Repubblica non necessariamente geograficamente legata al triangolo Emilia Romagna-Umbria-Toscana, ma che sicuramente in queste regioni trova ragione di essere e modalità di espressione, non solo politiche. Una Repubblica che sta vivendo un terremoto continuo, un cambio di pelle che porterà a risultati clamorosi nei prossimi anni, con dieci, cento, mille Guazzaloca pronti a governare.

Ci si sorprende per la conversione di Giovanni Lindo Ferretti alla Lega Nord; poi si viene qui e si scopre che “essere alternativi”, in una realtà in cui PCI/PDS/PD rappresentano da sempre “il potere”, assume nuove facce, nuove declinazioni ad ogni tornata elettorale. Se si volesse considerare Reggio Emilia come la capitale della Repubblica dell’Appennino, allora si sappia che nella relativa circoscrizione il candidato del Centrosinistra ha vinto per appena 20.000 voti su quella del Centrodestra, che l’UDC ha preso più voti del blocco Rifondazione/Comunisti Italiani/Sinistra Europea, che sia Italia dei Valori che Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo veleggiano sul 6/7% ciascuno, contro il quasi 15% della Lega Nord.

Nella Repubblica dell’Appennino si vive bene, ma è in atto un cambiamento profondo, che segnerà profondamente il baricentro della politica anche a livello nazionale. Gli ultimi baluardi del Centrosinistra stanno crollando ed onestamente non è difficile capire perché, visto che l’erosione dei consensi è più legata a fattori concreti che a svolte ideologiche. Dopo le ultime Elezioni Regionali, la maggioranza delle Regioni è in mano al Centrodestra, così come la maggioranza di chi siede al Parlamento Italiano e in quello Europeo. Nell’ipotesi estrema, la situazione potrebbe capovolgersi non prima di 5 anni. In quella reale, la situazione politica potrà solo leggermente shiftare, ma occorreranno decenni.



One Comment to “La Repubblica dell’Appennino”

  1. Pingback dall’articolo » .commEurope » Berlusconi continua a dominare la comunicazione politica | Febbraio 28th, 2013 at 21:34

    Confrontando questa mappa dei risultati in ogni comune con quella delle elezioni politiche precedenti, c’è qualche macchia gialla in più (Movimento 5 Stelle), i comuni rossi rimangono quelli di sempre tra Emilia Romagna e Toscana, ma per il resto c’è ancora tanto blu. […]

Leave a Comment