Cioccolato-dipendente

30 Maggio 2010

Quando con gli amici a cena capita di parlare di piccoli e grandi eccessi dell’adolescenza, racconto spesso che, al di là di qualche birra di troppo, non ho mai avuto “vere” dipendenze: né fumo, né droghe, leggere o pesanti. Una mini-dipendenza semmai l’ho sviluppata ai tempi dell’Università: quella per il cioccolato. Detta così fa un po’ sorridere, ovviamente. Però ricordo chiaramente che il primo pensiero quando si iniziò a parlare della possibilità di andare a lavorare in India durante l’estate del 2002, il mio primo pensiero fu: “E con la cioccolata come faccio? La porto da Padova? Si può portare su un volo aereo intercontinentale?”.

Pensieri un po’ disfunzionali, lo so, ma non dissimili da coloro che, ad esempio, non riescono a vivere senza sigarette. L’unica differenza, penso, stia nel fatto che la cioccolata, soprattutto quella di qualità, è molto meno dannosa del fumo e fa ingrassare in maniera significativamente inferiore rispetto agli altri tipi di dolciumi. Come qualcuno ricorderà dai tempi dell’EGDS, negli ultimi anni ho sofferto di ernia iatale: questo dovrebbe essere un buon motivo per smettere di mangiare cioccolato, visto che è noto come quest’alimento, come il pomodoro, fa sentir male chi è affetto da questa patologia. Ma si può davvero far senza?

Si può evitare di abbuffarsi di cioccolato, ma così come vedo difficile vivere senza pomodoro, ritengo quasi impossibile non incappare anche solo in una briciola di cioccolato disseminata qui e lì. Proprio dai tempi dell’India ho abolito la “striscetta” quotidiana, ma ho continuato a spilucchiare dolci senza grossi problemi. Una vita senza dolciumi è proprio triste e in fin dei conti è bello ogni tanto concedersi una piccola “coccola” alimentare. Questo è il motivo per cui, magari non in maniera così costante come ai tempi dell’Università, nelle ultime settimane ho ripreso a comprare e gustare tavolette di cioccolato.

Quelle extra-fondenti di sempre, ma anche quelle fondenti con nocciole intere, che sono un po’ la passione degli ultimi mesi, più qualcosa “sperimentale”, firmata dalle grandi marche internazionali di qualità. Massimo una striscia quotidiana, come sempre: immagino che una ventina (a dire tanto) di grammi di cioccolato al giorno non possano farmi troppo male, anche se come sempre continuerò a tener d’occhio gli eventuali impatti sulla salute. Poi magari tra qualche mese finirà tutto di nuovo… Le dipendenze sono sempre imprevedibili, anche quando sono bizzarre come quella per il cioccolato.

Lavando i piatti

16 Maggio 2010

I think of you during the most random times...

Circola su Tumblr questa immagine che mi ha fatto sorridere sin dalla prima volta in cui l’ho vista. Perché, pur se sono un maschietto, questa scena l’ho vissuta migliaia di volte negli scorsi anni: a Padova, a Torino, a Nizza, a Bergamo… Magari la persona oggetto della mia attenzione era diversa a seconda della fase della mia vita, ma il tipo di pensiero era simile, lavando le pentole o dedicandomi a piccole e grandi faccende quotidiane. L’ho fatto persino a Milano, quando la persona cui pensavo era imbronciata nella stanza accanto.

L’aver trovato nelle scorse settimane un appoggio casalingo a Reggio Emilia, giusto a un anno di distanza dall’arrivederci a Bergamo, mi ha riconciliato con queste piccole abitudini. Con la possibilità di cucinare cosa, quanto e quando voglio, con la versatilità di potermi rilassare nel week-end e crollare in santa pace sul divano al ritorno dal lavoro, con la necessità di lavare le stoviglie, pur con i tempi piacevolmente strampalati che solo un single può avere. Anche se mi domando a chi dovrei pensare, in questo periodo.

Oggi, lavando i piatti o camminando per andare al lavoro o trotterellando per le corsie del supermercato, penso soprattutto alle vite altrui. Ho come la sensazione che forse avrei dovuto farlo di più in passato, quando ero egocentricamente dedito alla coppia come solo chi è veramente innamorato può esserlo. Ho sempre vissuto le storie d’amore in maniera così assoluta da non aver mai avuto tempo di seguire le storie delle altre persone come meritavano, di coppie di amici a loro volta in preda all’idillio o magari in difficoltà.

Mentre io a mia volta vivevo idilli o difficoltà, pensavo solo a me, a lei, a noi, pensando di volta in volta di trovarmi al centro del mondo. Oggi mi mancano i piccoli gesti quotidiani degli anni scorsi, i week-end di piatti prelibati e sonnellini abbracciati, però penso di essere migliorato come persona; dopo l’ennesima storia finita male, negli ultimi mesi sono riuscito a concentrarmi di più nell’ascoltare gli altri, invece di stressarli solamente a proposito di ciò che stavo vivendo io, in particolare nei rapporti di coppia.

Sono molto più rilassato di un anno e mezzo fa e questo in qualche modo crea un circolo virtuoso anche col lavoro, visto che non si capisce se mi stanco di meno (dubito) e quindi sono più tranquillo o essendo meno preoccupato riesco a lavorare in maniera più serena (probabile). Immagino che da un momento all’altro tutto cambierà di nuovo, per una nuova ventata d’amore, una nuova città in cui vivere, una nuova attività: per ora, mi godo la calma della vita quotidiana, i racconti degli amici, persino i piatti da lavare.