La mia policy sui social network

25 Settembre 2010

Qualche giorno fa scrivevo su FriendFeed di un tentativo di “pulizia” nei miei social network. L’attività si è resa necessaria perché, usufruendo di queste piattaforme ormai principalmente sui mezzi di trasporto o nei tempi morti durante le faccende domestiche (e quindi soprattutto via BlackBerry e iPad), mi sono reso conto che finivo a leggere spesso (e soprattutto più volte, perché ripetuti su ogni social network) gli interventi dei soliti quattro noti e poco o nulla di amici o conoscenti più riservati. Immagino che qualcuno sia rimasto perplesso per le disiscrizioni/reiscrizioni, ma era necessario fare fine tuning.

A questo punto, però, mi sembra onesto rendere nota la mia policy sui social network, per far capire quali sono le richieste di iscrizione che rimbalzo per paura dell’information overload e quali quelle che magari accetto più per motivi politici che per voglia di condividere vita, morte e miracoli.

Facebook

Vista la sua natura trasversale, il mio profilo su Facebook raccoglie, oltre a parenti e amici, anche ex compagni di studi e colleghi di lavoro. Vale principalmente la regola per cui accetto solo richieste di iscrizione da parte di persone che conosco (bene) dal vivo. Un 10% di contatti può sfuggire a questa regola, ma si tratta soprattutto di persone conosciute sui social network che, pur non (ancora) incontrate dal vivo, pubblicano sul proprio profilo Facebook informazioni/foto non reperibili altrove. Accettando una richiesta su dieci di questi tipo e fondamentalmente tutte quelle provenienti da amici e conoscenti conosciuti negli scorsi anni, questa piccola minoranza tenderà sempre più a zero. Peraltro, visto che non pubblico informazioni personali su Facebook, tutti i miei contenuti (al 99% post importati dal tumblelog) sono pubblici.

LinkedIn

Probabilmente è stato il primo social network cui ho aderito e sicuramente quello che ho visto più crescere nel tempo. Nel 2004, quando aprii il profilo, era indispensabile sottoscrivere degli “hub”, persone con centinaia di relazioni, per poter poi accedere ai profili più interessanti (a fini lavorativi, vista la natura della piattaforma). Questi vincoli sono stati alleggeriti e così ho progressivamente eliminato questi amici “fake”. Oggi posso dire che la quasi totalità dei miei contatti è costituita da persone conosciute in ambito lavorativo o scolastico, più la solita mini-fettina di persone conosciute sui social network con le quali, però, in questo caso devo condividere almeno interessi professionali comuni. Su LinkedIn la selezione dei contatti raggiunge livelli notevoli: non metto dentro la mia rete persone di cui professionalmente non saprei cosa dire.

FriendFeed

Si dice spesso che sia un social network di nicchia, ma la verità è che si tratta di una piattaforma morta ormai più di un anno fa, con l’acquisizione da parte di Facebook e il porting su quest’ultimo delle principali tecnologie (cfr. flusso degli aggiornamenti, modalità di commento, etcetera). Ciò nonostante, in Italia e in Turchia FriendFeed continua a crescere e costituire di fatto il filo conduttore tra tutte le attività sociali degli heavy users dei social network. Visto che su FriendFeed l'”amicizia” non è reciproca, accetto tutte le richieste (senza blocchi) e faccio cherry-picking di quei profili che ritengo davvero interessanti. Tendo a privilegiare i profili delle persone più giovani, perché mi forniscono una vista sul mondo diversa, che non riesco altrimenti a intercettare con le altre piattaforme. Anche qui comunque il mio profilo è del tutto pubblico.

Twitter

Quando mi sono iscritto a Twitter, nei primi giorni di gennaio 2007, in tutto il mondo gli utenti erano 600.000 e in Italia meno di un centinaio. Molti hanno puntato sullo strumento, specie in ottica di auto-promozione; io non ne ho mai subito il fascino, sebbene abbia progressivamente iniziato a raccogliere iscrizioni di amici in attesa del fatidico primo tweet. Così quasi quattro anni dopo continuo a curiosare tra i messaggi altrui, ma non trovo mai l’abbrivo necessario per buttarmi tra i cinguettii che, peraltro, leggo (e commento) soprattutto via FriendFeed e Facebook più che direttamente via Twitter. Tendenzialmente non ho nulla da dire quando qualcuno sottoscrive il mio profilo vuoto, ma tendo a limitare le mie iscrizioni solo a chi lo merita davvero, visto che ho appena re-re-installato Twitter sul BlackBerry per dare un occhio.

Tumblr

Per me quella di Tumblr non è una piattaforma sociale. Sono nate del tempo delle comunità (spesso non visibili dall’esterno), ma il meccanismo stesso della piattaforma, i cui collegamenti sono asimmetrici e non c’è riferimento alle identità personali quanto ai tumblelog (nickname e nome del tumblelog principale coincidono obbligatoriamente), rende piuttosto difficile ottenere livelli di interazione degni di FriendFeed o quantomeno di Facebook. Così io mi ritrovo a essere iscritto a un numero imprecisato di profili (soprattutto italiani) e a mia volta sono seguito da circa 800 persone (soprattutto italiani). Sono ovviamente felice quando vedo persone interessate ai miei contenuti ma non vedo in questo nessun rapporto sociale. Non a caso, quando ho qualcosa da commentare su un post di Tumblr, vado a cercarlo su FriendFeed.

Google Buzz/Reader/Profiles/Wave/YouTube/etc.

Ovviamente, avendo un profilo Google ed essendo volente o nolente attento al mondo delle piattaforme sociali per motivi di lavoro, mi sono nel frattempo iscritto alle varie iniziative sociali di Google. Detto questo, non ne utilizzo nessuna né tantomeno mi sembra lo facciano i miei amici/contatti, nemmeno quelli di solito più attivi sugli altri social network. L’unico servizio sociale di Google che utilizzo davvero è YouTube, che per me è soprattutto una fonte di contenuti da pubblicare sul tumblelog più che un luogo su cui discutere i video. Utilizzo quotidianamente Google Reader per tenermi aggiornato su notizie dal mondo, trend di mercato e vite degli amici, ma non utilizzo nessuna feature sociale: quindi, se ricevete da qualche parte notifiche sulle mie presunte condivisioni, vuol dire che ho premuto per sbaglio qualche icona sul touchscreen.

Tutti gli altri

Ho perso il conto delle piattaforme sociali sottoscritte nel corso degli anni: così a memoria mi vengono in mente Flickr, aNobii, MySpace, 2spaghi, Slideshare, Wikipedia, Orkut, Brightkite, Zooppa, Cliqset, Last.fm, Mybloglog, Blip.fm, Badoo, Neurona/Xing, Netlog, Stumbleupon, Livestream, Windows Live Spaces, VKontakte, Habbo, Viadeo. Alcune sono morte, altre vivacchiano abbandonate a sé stesse, altre le ignoro io, solo in rari casi contribuisco. Ogni tanto mi arriva qualche richiesta di contatto da parte di amici o di altri Internet-addicted, ma nella quasi totalità dei casi si tratta di persone con cui sono già in contatto su altri social network. Da qui a fine anno sicuramente sottoscriverò qualche altra piattaforma e così ancora per i prossimi anni. Poche però saranno quelle che mi daranno qualcosa, cui io darò qualcosa.

Appunti per un nuovo (?) film

13 Settembre 2010

Un genitore e un figlio/a che si odiano si scambiano la vita per un periodo di tempo limitato, in cui scopriranno quanto è difficile il ruolo dell’altro/a. Poi tutto torna come prima, meglio di prima.

Lui e lei sono di classe sociale/cultura/religione diversi. All’inizio si odiano, poi si amano a più non posso nonostante i genitori li osteggino.

Lei rimane incinta. Lui vorrebbe che abortisse. Lei lo lascia. Lui soffre. Lei soffre. Lui torna con la coda tra le gambe e vivono tutta la vita insieme.

Gruppetto di amici giovani, carini e disoccupati. Uno incontra una supertipa fuori dal gruppo e dopo varie traversie si innamorano perdutamente. Gli amici di lui l’accusano di tradimento, poi succede un evento catastrofico che lo mette di fronte alla scelta tra amici e supertipa. Lui sceglie lei, ma chi gli era veramente amico gli rimane comunque vicino.

Lei si innamora perdutamente di un soldato della parte avversa. La guerra li divide, lui/lei sposa/sposano qualcun altro ma continua a pensare all’altro/a. Si ritrovano cinquanta anni dopo e si confessano di non essersi mai dimenticati e di aver perso una vita.

Lui è cresciuto nella giungla/in campagna/nel deserto. Lei è una dottoressa/antropologa/scienziata che lo tratta come un caso di studio. Poi si innamora e lo porta con sé nella civiltà. Lui sbrocca e fa danni e sfugge/viene rispedito in tamarrolandia. Poi lei ci pensa su, lo raggiunge e vivono felicemente allo stato brado.

Una terribile minaccia atmosferica/geologica/ambientale sta per abbattersi sugli Stati Uniti. All’inizio nessuno crede allo studioso che ha scoperto il pericolo, alla fine il Presidente lo supplica di trovare una soluzione e salvare il salvabile.

Lui è un supereroe, ma nella vita quotidiana è l’ultima ruota del carro. Lei si innamora comunque di lui, poi scopre la sua vera identità e va un po’ in sbattimento. Lui però non può rinunciare alla sua missione salvifica, salva il mondo en passant e la convince che possono andare avanti nel menage nonostante questo segreto.

Lui è un manager col capello anni Ottanta e l’altro/a è un fattorino/una segretaria/un disoccupato. Il primo si distrae, l’altro ne occupa il posto e dimostra al mondo di essere molto più smart come manager dell’altro nonostante non abbia concluso le scuole medie.

Storia d’amore che cresce davanti ai nostri occhi, suscitando emozione e divertimento. Dramma tremendo. Vicende varie, poi tornano insieme. Ma non sarà mai come prima.

Lei è un roito inguardabile con gli occhiali e l’apparecchio, lui è il più carino/famoso della cumpa/della scuola/della Terra. Lei si toglie gli occhiali e l’apparecchio ed è una nota diva di Hollywood, quindi il truzzetto non può far altro che cadere ai suoi piedi.

Lo scienziato di turno scopre le tracce dell’esistenza degli alieni. I servizi segreti lo boicottano. Lui continua a crederci e alla fine guiderà la resistenza contro gli alieni che stanno prendendo possesso della Terra.

Lui/lei muoiono. Si reincarnano in un’altra persona per stare accanto al/alla partner e portare a termine ciò che avevano lasciato in sospeso.

Due fratelli/sorelle vivono con genitori separati. Si sbattono all’infinito, con l’aiuto dei nonni, fin quando non tornano insieme.