Filmoni con finali poco entusiasmanti

31 Marzo 2011

Ogni tanto mi parte un filmone su possibili scenari alternativi della mia vita. Pura fantasia, che come sempre non posso far altro che declinare sul Web: apro i motori di ricerca, cerco qualche informazione sul trip del momento, poi tipicamente chiudo sconsolato e torno a fare la vita di tutti i giorni. Non è un dramma, non sono sogni-che-si-infrangono-contro-le-difficoltà-del-mondo. Ci sarà sempre qualche altro filmone che arriverà il giorno dopo.

Villetta indipendente composta da: ingresso, angolo cottura, soggiorno con caminetto, un vano letto, bagno e giardino recintato di 500 mq. circaUna tipica tematica da filmone è quella che potrei definire “l’abitazione principale”. Sono infatti ancora residente in Calabria e difficilmente mi sposterò a breve: l’idea di fondo è di contribuire con un po’ di tasse locali pur lavorando in giro per l’Italia. Quindi, se proprio dovessi cambiare residenza, tendenzialmente la sceglierei sempre da quelle parti.

Questo, unito al mio tipico desiderio di una casa lontana da tutto il mondo per poter fare quello che mi pare in santa pace (in primis musica a palla notte e giorno), qualche volta mi spinge a cercare soluzioni in zone di mare. Il problema è che spesso incappo in delle soluzioni terribili, come quella qui accanto, descritta sul sito in questo modo roboante

«Villetta indipendente composta da: ingresso, angolo cottura, soggiorno con caminetto, un vano letto, bagno e giardino recintato di 500 mq. circa»

che, come potete immaginare, smonta ogni mio entusiasmo. Il mio concetto di “villa indipendente al mare” è decisamente diverso.

Un altro esempio di qualche tempo fa è stata l’idea di aprire un’agenzia di viaggi. Ovviamente semi-virtuale, come la maggior parte delle idee semi-imprenditoriali passate per la mia testa negli ultimi 15 anni. Mi piace viaggiare, mi piace parlare di viaggi, ho maturato nel tempo (volente o nolente) una certa esperienza su alberghi, voli, treni. No way.

Aprire un’agenzia viaggi in Italia, infatti, è un calvario burocratico. La cosa più imbarazzante è la necessità di avere un “locale commerciale” con caratteristiche ben precise, nonostante magari appunto la tua attività si svolge online; c’è poi la figura del direttore tecnico, la cui ricerca farebbe passare voglia a chiunque di lanciarsi in questa avventura imprenditoriale. Altro che voglia di fare impresa tra i più giovani: chi te lo fa fare con un contesto normativo simile?

Di filmoni con finali poco entusiasmanti potrei raccontarne decine, anche se a dire il vero (fortunatamente?) dopo breve tempo li dimentico. Poi alcuni tornano, magari un po’ modificati, così la prossima volta magari cercherò una villa sui colli di Bergamo oppure vorrò lanciare un e-commerce di non-so-che-cosa. Tanto poi alla fine non faccio mai nulla, ma almeno per qualche ora il filmone mi ha tenuto compagnia, una sorta di sogno ad occhi aperti.

Orgoglio italiano?

17 Marzo 2011

L’immagine che mi rimarrà più impressa di questa giornata festiva partiolare (in termini di calendario e non solo) è stata quella di una mamma con due bimbi. Uno in braccio, l’altro dietro di un passo, unito alla mano della mamma da una bandiera italiana. Un’immagine magari retorica e sicuramente difficile da raccontare, ma una vera e propria “foto”, seppure mentale.

Sono stato felice di aver trascorso oggi con almeno parte della mia famiglia in giro per città emiliane in cui il sentimento nazionale lo si sente ancora, non solo per l’esaltazione della bandiera o delle opere di Verdi. Un sentimento magari rabbioso, viscerale, come non può essere diversamente in una terra che sta diventando una bastione circondato da popoli leghisti.

Ricordo distintamente la prima volta che pensai di essere orgoglioso di essere italiano: ero in autobus ai tempi del Liceo, nell’infinito viaggio curve curve verso casa, parlando con un’amica. Constatavamo quanto fossimo stati fortunati a nascere in un Paese ricco di tesori culturali, accogliente e vivibile. Erano gli anni post-Tangentopoli, un po’ di entusiasmo era d’obbligo.

Sono stato orgoglioso poche volte ancora, nei decenni successivi. Ho visto situazioni sociali terribili e luoghi turistici meravigliosi, ho conosciuto persone indimenticabili e ho vissuto eventi storici. Un vortice intenso, in cui ho visto la quasi totalità dei miei amici emigrare all’Estero, per periodi molto lunghi o addirittura in maniera definitiva, mettendo spesso su famiglia.

Io sono rimasto qui in Italia, con tanta perplessità e magari qualche rimpianto. A parità di responsabilità, all’Estero guadagnerei molti più soldi; magari avrei anche potuto scegliere la carriera universitaria, troppo difficile nella realtà italiana. Non ho avuto la possibilità di tornare ai luoghi di origine, ma in qualche modo essendo rimasto in Italia, non li vedo così lontani.

Non amo lo sport, quindi difficilmente troverò motivi di orgoglio nazionale da quel punto di vista; sarei felice di vedere connazionali ricoperti di premi Nobel od Oscar, ma le chance sono limitate. Quindi questo fantomatico orgoglio immagino lo proverò ancora, ma quando e come è del tutto misterioso. Probabilmente, dovrò andare anch’io all’Estero per farlo.