Federico Pizzarotti

22 Maggio 2012

Quando avevo scritto il mio endorsement per Federico Pizzarotti come Sindaco di Parma, ero rimasto colpito di non aver visto nemmeno un suo manifesto in una città travolta dalla campagna elettorale. Seguivo le sue vicende su Facebook, su cui siamo in contatto da qualche anno. Negli ultimi mesi faceva un po’ tenerezza vederlo come un Don Chisciotte accompagnato da una manciata di scudieri. Ogni volta che lo leggevo, ripensavo alle lunghe chiacchierate fatte in giro per Reggio Emilia negli scorsi anni: era il capoprogetto lato Cliente del mio progetto, per lungo tempo avevamo lavorato fianco a fianco ma negli ultimi mesi ci si vedeva di rado, i nostri discorsi erano sempre più personali. Da parte sua, sempre più politici: dimostrava di credere al suo sogno, sin dalle ultime Regionali.

Il lunedì dopo il primo turno delle Amministrative, predisponendo la griglia di inizio pagina per accogliere gli exit poll sui ballottaggi dei comuni più grandi, Corriere.it non aveva incluso il viso di Federico Pizzarotti: i giornalisti davano per scontato che il ballottaggio si tenesse tra Bernazzoli e Ubaldi, personaggi inquietanti persino per me che negli ultimi anni ho frequentato Parma per lavoro, con brevi toccate e fughe mentre andavano avanti i progetti a Reggio Emilia prima e a Genova poi. Quel pomeriggio di inizio maggio all’improvviso era cambiato qualcosa: prima i titoli clamorosi, poi la corsa a trovare immagini del candidato-alieno che stava entrando a pieno titolo nel ballottaggio. Il giorno dopo Scalfarotto parlava della necessità dei partiti tradizionali di rinnovarsi e cercare i propri Pizzarotti.

Le ultime due settimane sono state un crescendo verso l’inevitabile vittoria. Federico ha più volte insistito, sui media nazionali come su quelli locali (grazie a Internet la differenza è piuttosto sfumata), sul fatto di non rappresentare l’antipolitica, ma di voler fare politica come si faceva un tempo, come forse si dovrebbe fare sempre, stando tra i cittadini e spiegando le proprie posizioni. L’aver triplicato le preferenze tra primo e secondo turno è stato un piccolo record e come lo stesso Pizzarotti ha detto, mi suona difficile credere che i parmigiani l’abbiano votato solo come proxy di Grillo. Hanno scelto lui, col suo sorriso gentile, il maglioncino blu e il cappottino nero. Se qualcuno l’avesse visto sulla bici scassata con cui faceva il tragitto stazione-ufficio di Reggio Emilia, l’avrebbe votato a cuor leggero.

Potrei anche essere lontano da alcuni proclami del comico che guida il partito di Federico, però alla fine devo riconoscergli la capacità di aver puntato su un insieme di candidati rispetto cui quelli di qualsiasi altro partito sembravano mummie di altri tempi. Come e più dell’anno scorso, il mio commento politico a queste nuove settimane “rivoluzionarie” è stato relativo alla sensazione di essere tornati indietro di 20 anni: il Centrosinistra che vinceva alle Elezioni Amministrative e poi prendeva schiaffi alle Politiche, la crisi feroce che spianava la strada al “nuovo che avanza” rappresentato da un uomo carismatico. Al momento non è chiarissimo come si incastra il successo del Movimento 5 Stelle in tutto questo fermento, ma come scrivevo quaggiù qualche settimana fa, spero non si assista a una deriva autoritaria.

Dal punto di vista personale, la storia di Federico è stata una lezione di vita pazzesca. Vedere una persona cui vuoi bene che a un certo punto diventa l’incarnazione della voglia di cambiamento di un’intera nazione, è un insegnamento per i lagnosoni come me che si lamentano che la vita fa schifo e va sempre allo stesso modo e che non c’è nulla da fare se non fare bene il lavoretto di ogni giorno. Quella di Federico Pizzarotti è anche una bella deroga (seppur di pochi anni) alla regola dei 35 anni, ma non di certo una giustificazione nello stare ulteriormente fermi aspettando che un qualche salto verso più alte vette possa arrivare perché sollecitato da altri. A patto di sentirsi dare del fascista quando si è stato elettore di Rifondazione Comunista come è successo a lui. Mica facile, ci vuol coraggio.

In ogni caso, come ha scritto il buon Imprenditore, se si vuole cambiare qualcosa è ora di impegnarsi politicamente in prima fila. Certo, il successo non è affatto scontato: alle ultime Europee una quasi-collega come Annamaria Di Ruscio di Netconsulting si era candidata nel Partito Democratico subendo una sonora sconfitta. Bisogna essere molto tosti: mi ha rattristito veder Federico doversi difendere da nemici che lo presentavano come pupazzo in mano a Beppe Grillo, attaccandolo a livello personale con accuse che chiunque lo conosca sa essere del tutto inconsistenti. Non penso che onestamente riuscirei a subire un simile attacco incrociato, ma in qualche modo il suo insegnamento è stato quello di provarci comunque, fino in fondo. Grazie Fede, in bocca al lupo per la tua nuova vita.

Film completi su YouTube

12 Maggio 2012

Il principale cambiamento nel mio tempo libero degli ultimi mesi deriva dal fatto che dall’appartamento che mi ospita a Genova io riesca (quasi sempre) ad accedere alla connessione wi-fi dell’appartamento vicino, affittato per dei colleghi. La velocità decente fa sì che lo streaming audio e video sia possibile e utilizzato in maniera pressoché costante quando sono a casa.

La fonte principale di intrattenimento, via notebook o iPad, è YouTube con i suoi tanti videoclip musicali: è un vero e proprio juke box infinito ed estremamente flessibile, molto più delle piattaforme “musicali” specializzate. Ma questo lo facevo anche a Reggio Emilia, stando attento ai limiti delle connessioni finto-flat di Vodafone e solo quando era disponibile almeno l’UMTS.

La possibilità di una connessione stabile e senza limiti oggi fa sì che abbia scoperto la possibilità di vedere interi film su YouTube e questa sì che è una novità rilevante per chi, come me, non accende la TV da lustri. Ho già scritto più volte su questo blog quanto ami il cinema in tutte le sue forme, sia dal punto di vista creativo che da quello produttivo, quindi capirete la gioia.

Questo trionfo di film a nastro, anche solo considerando quelli pubblicati in lingua italiana, però solleva un po’ di dubbi etici: non ho mai scaricato film dai circuiti P2P perché non è giusto nei confronti di chi li ha realizzati, al di là dell’ovvia illegalità; ora mi metto a guardare film in streaming come se nulla fosse, non spendendo un Euro e per di più con la massima flessibilità?

Mentirei a me stesso dicendo che potrei smettere di punto in bianco di vedere film su YouTube pur rendendomi conto di non essere molto compliant con la legge sul diritto d’autore; sarebbe bello che ci fosse la possibilità di usufruire di una library così ampia e comoda da utilizzare con un compenso mensile. Ma di quanti Euro dovrebbe essere? Chi dovrebbe esserne il fornitore?