Se i titoli dei giornali diventano realtà quotidiana

31 Dicembre 2012

Nella prima parte degli anni Novanta guardavo colpito dai giornali convinto che ogni giorno accadessero eventi storici. Ricordo ancora l’edicola di Piazza Matteotti a Catanzaro e i titoli che rappresentavano una realtà in profondo mutamento a livello nazionale e internazionale. Ex post devo dire che la sensazione era giusta e molti degli eventi di allora hanno effettivamente segnato la vita dei lustri successivi.

Ormai da anni non vedo eventi significativi, ma solo trend di lungo periodo che portano frutti, purtroppo spesso negativi. La crisi economica che ci attanaglia dal 2008 è stato uno stillicidio continuo, ma è difficile ricordare eventi pubblici cui attribuire significatività. Il lento morire della politica nazionale va avanti da anni, senza una notizia-chiave o un giorno di svolta. E così via, in tutti i campi socioeconomici.

La cosa interessante piuttosto è vedere come negli anni abbia visto la mia vita quotidiana impattata dalle notizie di giornali e siti Web. Notizie rilevanti o meno, un tempo lette distrattamente, nel tempo sono diventate realtà vivide, a livello personale o ancor più lavorativo. Leggi, eventi, situazioni pubbliche che in qualche modo mi hanno coinvolto, hanno lasciato segno nel quotidiano, a volte profondo.

L’esempio tipico nell’anno che si chiude oggi sono stati gli annunci progressivi (spesso ma non sempre tramutati in leggi) del Governo: ad esempio, nuove tasse dirette e indirette che hanno letteralmente travolto reddito e patrimonio; oppure scelte politiche che hanno toccato direttamente la mia famiglia, quali ad esempio le decisioni in ambito pensionistico, o le aziende con cui lavoro, banche in particolare.

In questi mesi mi son poi sempre più reso conto di come possano essere anche miei conoscenti a fare notizia. Il caso più emblematico è stato ovviamente quello di Federico Pizzarotti, passato in pochi giorni da impiegato in una banca di provincia a uomo-simbolo della nuova politica. Immagino che possa non essere un caso limitato nel mio futuro, visto che di personaggi carichi di idee ne incontro tanti.

Chiudo quest’anno che non ha visto grandi rivoluzioni personali e mi appresto a vivere il 2013 con l’auspicio per cui io stesso possa diventare un agente attivo dei tanti piccoli e grandi cambiamenti in corso. Non ho certo voglia di fare notizia, ma semplicemente spero di essere meno passivo nel far sì che i titoli dei giornali possano essere affrontati di petto e non solo subiti mugugnando come al solito.

Inerte nel buio

16 Dicembre 2012

Ogni anno, sotto Natale, incontro i colleghi della Società per cui lavoro per una giornata in cui ci raccontiamo i progetti in corso/completati nei mesi precedenti, condividiamo i numeri per sapere se disperarsi o essere felici nella primavera successiva (tempo di accredito di stipendi variabili) e poi mangiamo insieme come nella migliore tradizione italiana per cui qualsiasi incontro finisce a tarallucci e vino.

Stavolta l’evento è stato un po’ diverso: invece che in un albergo a 5 stelle in centro o in altre strutture ad hoc disseminate a Milano e dintorni, si è tenuto all’Istituto dei Ciechi di Milano: una struttura importante, sia in termini di rilevanza sociale delle attività che vi si tengono che di storicità della sede milanese. Dopo le chiacchiere lavorative descritte sopra, abbiamo attraversato Dialogo nel buio.

Si tratta di un percorso completamente al buio, da attraversare accompagnati da una guida non vedente che invita a tastare (nel vero senso del termine) la vita quotidiana vissuta nell’oscurità più completa. Un’esperienza che fa riflettere, perché molti di noi hanno idea di cosa voglia dire svegliarsi di notte e sbattere il ginocchio nel semi-buio; nessuno però riesce a immaginare come si viva nel buio completo.

Ho spesso avuto paura di diventare sordo o avere problemi di mobilità; ma più di tutto mi ha sempre terrorizzato perdere la vista. Perché vorrebbe dire non poter più vedere il viso delle persone che amo, lavorare col PC, leggere, godermi un film. Le mie attività preferite, quelle che nell’insieme definiscono il mio essere, puntano fortemente sulla vista. Nel buio totale ero affranto, inabile, davvero scoraggiato.

Coincidenza vuole che Dialogo nel buio sia stato allestito per mesi a Genova, a poche decine di metri da casa, al Porto Antico; la mostra milanese invece è fissa e può essere visitata, anche se biglietti per la visita e cene al buio rappresentano forse costi un po’ alti. Noi eravamo ospiti della Società, ma lo staff della mostra ogni 5 minuti ci proponeva attività a pagamento tipo corsi o bevute al bar interno.

A parte queste derive tipicamente milanesi, l’esperienza merita sicuramente una visita. Si riflette, ci si perde, si impara a fidarsi di una voce che ti tende una mano o una bottiglietta di Coca Cola, si ascoltano i sogni di chi non può vedere e quindi non sogna per immagini ma per sensazioni. Poi si torna alla vita normale, quella tutta colorata che ci piace tanto e che non vorremmo perdere per nessun motivo.