Le ennesime elezioni perse, pur essendo nella coalizione vincente

28 Febbraio 2013

Non è che ci provi tutto ‘sto gusto, a dire di persona e scrivere qui sul blog che ogni volta che voto la mia preferenza finisce nel cestino. Persino questa volta, in cui finalmente avevo azzeccato la coalizione vincente, devo ammettere che è andata così: il partito per il quale ho votato ha raccolto una manciata di voti, la coalizione “Per il bene comune” non riuscirà a governare nonostante il vergognoso premio di maggioranza alla Camera. Dovrebbe consolarmi l’aver scoperto un milione di persone con le mie stesse preferenze? No, perché la sensazione è che Sinistra Ecologia Libertà sia stata votata da radical chic, sinistroidi benestanti e parte dell’establishment universitario. Il che mi fa pensare di essere in buona compagnia, ma conferma che ormai in Italia sinistra = gauche caviar, altro che proletariato arrabbiato e rivoluzionario.

Quello, con tutta evidenza, ha votato insieme a precari e commercianti spaccandosi tra PdL e Movimento 5 Stelle; il Partito Democratico è riuscito a intercettare qualche milione di voti di dipendenti privati e pubblici, quelli che solitamente nessuno tutela. Non è chiaro se bisogna ringraziare Berlusconi per essere tornato in campo salvando il Paese dal monocolore grillino oppure essere grati al nuovo movimento per aver evitato un pienone di voti a destra. Il che sarebbe stato assurdo: avevo azzeccato la quota del M5S (domenica sera in aereo parlavo di un quarto dei voti e di 1°/2° partito) ma avevo del tutto sottovalutato la performance del Centrodestra. Parlando di voti alle Amministrative un anno fa avevo intuito che il M5S fosse destinato a un futuro politico brillante, ma onestamente vedendo il PdL quasi azzerato, pensavo fosse finito davvero.

E invece no, il Centrodestra non è risultato la prima coalizione giusto per un pugno di voti. Ce lo siamo detti tante volte che evidentemente l’Italia è un Paese di Centrodestra, ma a questo punto, visto il risultato ridicolo di Monti/Casini/Giannino/similari, probabilmente è proprio di Destra, includendo sotto questa etichetta la Lega e la miriade di partitini amici del PdL che comunque nel loro complesso hanno accumulato milioni di voti. O forse non è nemmeno così: è un Paese filo-Berlusconi, con un innamoramento perdurante e all’apparenza incomprensibile. Quantomeno incomprensibile a molti di noi che abbiamo perso completamente il polso del Paese reale, incomprensibile per gli osservatori esteri, incomprensibile per i politici di Centrosinistra. Che ora devono seriamente pensare a come ripartire, con enorme difficoltà.

Cinque anni fa ci lamentavamo che la sinistra fosse scomparsa dal Parlamento; oggi è ritornata, grazie a voti come il mio e a candidati dal bel profilo come la calabrese Celeste Costantino, eletta fortunatamente in Piemonte. Da noi in Calabria non avrebbe avuto speranze: molta gente ha preferito votare per obbedienza di partito personaggi del calibro di Bindi, Scilipoti, Minniti. C’è quindi poco da meravigliarsi se poi intere generazioni abbiano voluto provare i nuovi volti del Movimento 5 Stelle, che è riuscito a vincere, soprattutto alla Camera, in molti dei paesini italiani. Io ribadisco che la mia distanza dal loro programma era troppo eccessiva per ottenere il mio voto; è pur vero però che su Voisietequi io sia stato terribilmente posizionato vicino al PD, molto più che a SEL. Mi sembra però evidente che nessuno abbia votato leggendo i programmi.

Quanti neo-grillini hanno dato il voto al M5S conoscendone le indicazioni programmatiche al di là degli slogan? Alle elezioni di Parma che hanno eletto Federico Pizzarotti l’elettorato era stato soprattutto di centrodestra, vista la contrapposizione forte col candidato PD locale; stavolta su scala nazionale il M5S ha preso voti ovunque, da chiunque. Il Censis ha provato a indagare la provenienza politica degli elettori, ma si è scontrato col solito fenomeno per cui nessuno dichiara il voto al Centrodestra nei sondaggi; quindi all’apparenza tutti ex di sinistra. Ma questo non è affatto vero: probabilmente è stato davvero un voto non-ideologico, un voto di protesta contro i partiti tradizionali. Il punto è che una volta per protestare si scendeva in piazza con bandiere e forconi, ora si vota ottenendo ingovernabilità e camere impresentabili su tutti i fronti.

Ho già beccato schiaffi economici immediati per il crollo dei mercati dovuta alla (non nuova) instabilità politica; il vero problema tuttavia è che questo clima inconcludente, unito alla crisi economica infinita, sta ingessando e potrebbe ingessare per anni il mercato del lavoro, direttamente o indirettamente. Quale cliente vorrà dare lavoro a noi consulenti non sapendo di che morte morire? Quale società vorrà assumere a tempo indeterminato nuove Risorse non avendo visibilità dell’evoluzione macroeconomica nel medio termine? Quante opere rimarranno appese, incomplete, a causa dell’impossibilità di sbloccare appalti e recuperare finanziamenti? Quante ulteriori tasse sul lavoro dipendente saranno necessarie per sanare i possibili effetti della stasi sui titoli pubblici italiani? Grazie a chi ha votato PDL, M5S, Lista Monti e cavolate varie.

Il bilancio annuale del consulente

14 Febbraio 2013

Febbraio è il mese in cui ogni anno faccio, volontariamente o meno, bilanci sulla carriera. Da un lato perché è quello in cui nel 2000 aprii la mia prima (e purtroppo al momento unica) attività imprenditoriale; dall’altro perché in tutte le grandi aziende è periodo di valutazioni del rendimento dimostrato nell’anno precedente. Sono andato a rileggermi quanto scrivevo a febbraio 2010 a proposito del decimo anniversario da consulente, coincidente con la promozione a Manager. Tre anni fa: un tempo enorme, un decimo della mia vita. Io sono ancora fermo lì, senza nemmeno l’entusiasmo temporaneo del traguardo professionale raggiunto.

Non sto scalpitando per fare ulteriori salti di carriera, visto che arrivati a questo livello vorrebbe dire specializzarsi nel vendere, vendere, vendere. Essere promosso Associate Partner/Partner, come in tutte le società di consulenza, significa stare tante ore in ufficio a rispondere a gare, tante ore in auto girando tra i Prospect. Quindi sarei anche relativamente calmo dal punto di vista professionale; il problema è che ho completamente disatteso l’auspicio scritto in fondo al mio post. Non che abbia coscientemente rinunciato a pensare alla vita privata, ma l’urgenza di sopravvivere alla crisi mi ha fatto perdere qualsiasi link col mondo extralavorativo.

L’altra sera giocavo a Ruzzle e scambiavo qualche chiacchiera con una ragazza che mi aveva sfidato. A un certo punto sostenendo di avere 18 anni mi ha chiesto quanti ne avessi io; ho risposto 34 e mi sono sentito vecchio. Immediatamente mi ha chiesto se avessi figli e io avrei voluto sotterrarmi; poi la conversazione si è esaurita. Tra un paio d’anni avrò 36 anni e quindi l’affermazione “potresti essere mia figlia” sarebbe stata quasi appropriata; d’altra parte, anche senza arrivare a considerare casi estremi, potrei tranquillamente essere papà di un bambino alle elementari e quindi la domanda della ragazzina non era poi così strana.

Una vignetta di Dilbert decisamente applicabile alla mia vita

Ricevo ogni tanto offerte di lavoro per posizioni su Milano, ma accettarle sarebbe masochistico vista l’antipatia più volte descritta per la città: l’unico aspetto felice attuale è vivere altrove, lavorando tanto sui progetti dei clienti. Lavorare tanto potrebbe portare ad avanzamenti di carriera, ma gli avanzamenti di carriera ucciderebbero ulteriormente la vita privata che già ora è moribonda poiché lavoro tanto. Ovvio che la soluzione sarebbe cambiare lavoro, ma d’altra parte il lavoro è l’unica certezza che ho al momento, vista la confusione nella vita privata. Insomma sono in un enorme circolo vizioso ma ho proprio perso il sentiero per uscirne.