Lampi di felicità
31 Marzo 2013Da bambino io e la mia sorellina eravamo particolarmente di buon umore tra le Palme e Pasqua. Nella prima domenica, i nonni ci regalavano un ramo di ulivo con attaccati piccoli dolciumi; nella seconda, giorno della festa primaverile per eccellenza, era il turno delle uova di cioccolato. Ma Pasqua era anche l’occasione in cui oltre ai ravioli della nonna sfidavo me stesso con enormi “palette” di agnello: tanta carne saporita, da sbranare avidamente per sentirsi grandi.
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Qualche anno fa Pasqua fu la prima festa in compagnia con la mia morosa in famiglia. Ero felice perché era una bella occasione per chiudere un cerchio, per fare incontrare le persone cui volevo più bene. Ricordo col sorriso lei tutta indaffarata mentre preparava la tavola con perizia, prima del pranzo con zii e nonni, mentre io le ruotavo intorno incuriosito. Per il resto quel week-end era stato deleterio per la nostra storia, che finì pochi giorni dopo, ma sorvoliamo.
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Una mattina della scorsa settimana, in dormiveglia, ho fatto un sogno ambientato a Torino, che parlava di maternità e paternità, di belle notizie e attese. Mi ero svegliato felice come se l’esperienza fosse stata reale, pensando che sebbene nel sogno non avessi mai pronunciato il suo nome, non era difficile pensare riconoscere la partner prediletta del mio subconscio. Sono rimasto un po’ così per qualche ora, sospeso tra i ricordi di storie d’amore nate dieci anni fa.
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L’altra sera sono arrivato in aeroporto e c’era mio padre a prendermi. L’ho salutato con allegria mentre pensavo alla pazienza di quest’uomo felice di venire a far notte ad aspettare il figlio di ritorno a casa per il week-end di Pasqua. Quando siamo arrivati nel palazzo in cui sono cresciuto, mentre salivo le scale, ho sentito all’improvviso un lampo di felicità a pensare che pochi secondi dopo avrei riabbracciato mia madre. Pochi secondi, che ricordo distintamente.