Ho un rapporto conflittuale con le scarpe come molti uomini. Adoriamo quelle femminili e magari ci domandiamo il perché di tanti acquisti. Poi ognuno di noi le compra con un approccio pragmatico, magari poco modaiolo: quelle eleganti da lavoro basse, quelle eleganti da lavoro alte, quelle da tempo libero e così via. Stavolta ho un po’ ceduto alla moda anch’io. Mi è chiaro che le scarpe rappresentate nella foto siano brutte, ma si tratta probabilmente del modello più “professionale” delle decantate MBT, le calzature che dopo essere state viste ai piedi delle celebrities si sono progressivamente diffuse in Europa.
I prezzi non sono mai stati popolari, ma a quanto pare l’azienda è riuscita a fallire lo stesso. Nel mio caso si tratta di un gradito regalo dei miei dopo aver sentito anni di lodi sul rapporto tra MBT e benefici alla schiena dolorante, tipico cruccio dei manager che conducono un pericoloso mix tra vita sedentaria e viaggi. L’ultima volta che ne ho sofferto era martedì, dopo una maratona Genova-Milano-Genova da 13 km in giacca cravatta e scarpe decisamente poco adatte. Quindi giovedì mattina mi sono ricordato delle preziose scarpe, mai indossate anche perché piuttosto alte, invernali, e sono uscito di casa un po’ barcollante.
Fuori pioveva ma dal mio buco genovese non me ne ero accorto. Soprattutto, non sapevo di aver davanti una vera e propria scalata verso l’ASL di Genova, passaggio necessario per ottenere le vaccinazioni per il viaggio in India. A fine giornata, dopo 8 km a piedi, avevo due vistosi bolli rossi sui due lati esterni dei calcagni, simmetrici, con uno strato di pelle in meno. Ieri ho provato a mettere altre scarpe, ma era ancora peggio, visto l’attrito: altri 8 km a piedi, camminando tutto storto per non strofinare troppo le scarpe rigide contro la carne nuda. Oggi sono stato tutto il giorno a piedi nudi e domani conto di fare altrettanto.
Forse tutte le scarpe nuove fanno male, quindi immagino che dovrei smetterla e reagire virilmente (…) a questo supplizio. Potrebbe essere colpa mia più che delle scarpe: negli ultimi anni ho letteralmente distrutto le scarpe da lavoro, peraltro nella maggior parte dei casi proprio sui talloni. Quindi magari sono io che non so camminare e anche il fatto che ora mi facciano male le piante dei piedi è piuttosto il primo segno di una sorta di rieducazione virtuosa da parte delle scarpe dei miracoli. Confido nel fatto che nei prossimi giorni camminerò meno e che piano piano le rigidità cederanno un po’. Se non funzionerà, mi arrenderò.