Lo scorso weekend ero a Tiriolo per il trigesimo di mio nonno. Una visita abbastanza lampo, ma come sempre molto affetto ricevuto e in questo caso la possibilità di condividere in famiglia il ricordo di una persona tanto amata. Tutto sommato un momento anche rilassante, tranne che la domenica mattina. Mi sono infatti svegliato verso le 6 e mezzo da un incubo che aveva a che fare con le situazioni di lavoro vissute nelle ultime settimane. Tanto stress dovuto principalmente al dover seguire diverse attività “commerciali” contribuendo contemporaneamente a due progetti, ma senza avere piena possibilità di gestirli.

In questi giorni ho pensato che ci sono alcune similitudini tra il ritorno dall’India del 2002 e quello del 2014. In entrambi i casi sono arrivato a Torino, per iniziare attività abbastanza nuove. Certo, ai tempi c’era tanto entusiasmo e forza d’animo; certo, oggi ho il paracadute teorico di lavorare nella stessa azienda da 10 anni. La differenza principale è che ai tempi ero solo e sconsolato dopo l’affaire-Monfiana mentre ora c’è Eva che mi dà una mano a superare i momenti difficili in cui non riesco a lavorare come si deve. Che potrebbero anche essere presi meno di petto, ma che diventano un dramma continuo nella classica settimana da 72 ore.

Dopo gli anni orribili 2009 e 2011, vorrei evitare che questo 2014 iniziato in maniera scoppiettante prendesse una brutta piega; certo dopo i primi 2 mesi non riesco a essere molto ottimista anche per le stupide complessità burocratiche che già si presentano sul fronte vita privata. Sul lavoro non mi sembra ci siano le condizioni per poter stare sereni: dopo molti anni ho ricominciato a mandare curricula in giro, anche se è difficile trovare una posizione che non faccia buttare alle ortiche il percorso fatto. Non è solo questione di soldi o ambizione di chissà quale carriera, è che a 35 anni bisogna stare molto attenti a fare passi falsi/avventati.

Trattengo il fiato e vado avanti, con la speranza che nel mese di marzo si chiariscano un po’ gli aspetti logistici, che in questo vivere costantemente alla giornata condizionano tanto la mia vita: una cosa è sapere di dover passare il resto dell’anno a Milano, un’altra è stabilirmi a Torino anche solo fino all’estate, un’altra ancora è vincere una gara lunga a Sondrio e replicare il copione già visto a Bergamo, Reggio Emilia e Genova. Certo, vivere con un po’ di ansia in meno non guasterebbe, così come sarebbe bello poter guardare al futuro di medio termine e sorridere almeno nella vita privata. Ma è tutto così complicato.



One Comment to “Il buon anno si vede dal mattino”

  1. Pingback dall’articolo » Berbenno di Valtellina | Marzo 31st, 2014 at 21:57

    […] Come scrivevo un mese fa, il 2014 va piuttosto male, soprattutto dal punto di vista della logistica. Da un lato nel bene e nel male sto facendo finalmente fruttare l’acquisto della casa a Milano di ormai un po’ di anni fa; dall’altro poi mi tocca andare in giro con la borsa del venditore di pentole e sperare di portare a casa qualcosa. […]

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