Se davvero Renzi riuscirà a stare in groppa alla scottante poltrona auto-assegnatasi fino alla fine della legislatura, ci saranno sicuramente diverse occasioni per esprimere un parere sul suo operato come presidente del consiglio, ma anche come leader del Partito Democratico. Per ora qui voglio appuntare qualche osservazione sull’unico provvedimento sicuro finora definito, cioè l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Perché all’apparenza è un provvedimento “di sinistra”, ma in realtà presenta parecchi lati oscuri. Innanzitutto, la cosa più grave è anche ancora una volta vengono danneggiati i piccoli risparmiatori. Gli “azionisti qualificati”, cioè quelli che detengono investimenti significativi, non sono sottoposti a questo aumento; pur ipotizzando realisticamente che i loro redditi siano nello scaglione massimo e quindi tassati al 43%, la tassazione dei dividendi sarà applicata solo al 49,7%, quindi in totale meno del 26% a carico dei loro soci in miniatura. Ma questo è solo l’aspetto più eclatante; i problemi del provvedimento sono anche più profondi.

Questo ulteriore aumento, infatti, segue il forte inasprimento della tassazione complessiva visto nell’ultimo biennio. Oggi il piccolo risparmiatore che vuole mettere i propri fondi su un conto deposito, si trova tassato il rendimento al 26% subito, ma poi a fine anno ha un ulteriore 2 per mille di tassazione sull’intero ammontare; se ha osato fare qualcosa di un po’ più rischioso e ha investito nelle azioni di una società di capitali, on top dovrà anche versare la Tobin Tax, altrimenti conosciuta come la tassa più sciocca degli ultimi anni. Applicata praticamente solo in Italia, quest’ultima tassa ha creato danni significativi alla dimensione degli scambi già ridicoli sul mercato italiano. Spacciata anch’essa come leva contro i cattivi speculatori, è invece pagata solo dai cassettisti; le grandi società di investimento, quelle che manovrano davvero il mercato, non sono soggette. Non lo sono nemmeno i day trader, quelli che teoricamente creano più entropia sul mercato proprio perché alla ricerca del guadagno giornaliero. A nulla sono serviti i moniti delle istituzioni internazionali.

Tornando agli aspetti negativi del 26%, quello che fa più rabbia è la concorrenza sleale tra Stato e società private. Se queste ultime ora vorranno emettere obbligazioni, si troveranno di fronte consumatori già poco convinti, clamorosamente spinti dal nuovo regime di imposte a sottoscrivere titoli di Stato, che rimangono tassati al 12,5%. Se le Banche proveranno a raccogliere liquidità, avranno come concorrente ancora più spietato Poste Italiane, i cui prodotti per la maggior parte continueranno a essere tassati al 12,5%. Ammetto che lavorando da 10 anni con Financial Institutions assortite, un po’ ho a cuore il destino di chi incontro quotidianamente negli uffici dei Clienti. Probabilmente anche gli Italiani in fondo hanno un po’ di fiducia residua in questa gente, visto che appena il 5% dei loro risparmi va in titoli di Stato e per la maggior parte è investita in fondi di investimento, azioni o corporate bonds. In fin dei conti sono impiegati e quadri e dirigenti di società private come tutti noi, in molti casi liberi professionisti per cause di forza maggiore.

Da persona di sinistra, per quanto mi riguarda la tassazione delle rendite finanziarie potrebbe anche essere aumentata a dismisura e coincidere con quella del reddito, se questo volesse dire renderla più progressiva ed eliminare gli altri balzelli come la tassa sui depositi e la Tobin Tax. Non è che un nonno che ha da parte 10.000 € per il matrimonio del nipote ora andrà a spenderli e rimetterà in moto l’economia; al contrario, se li terrà belli caldi in contanti in casa, visto che il solo tenerli sul conto corrente vorrebbe dire vederli assottigliare lentamente (si sa che i nipoti si sposano sempre più tardi). Questo vuol dire meno credito da parte di chi dovrebbe erogarlo, visto che è meno liquidità in giro nel sistema ed è un impatto diretto sull’economia, molto più pesante della soddisfazione di aver fatto finta di aver annunciato un provvedimento contro gli speculatori soggetti al nuovo livello di tassa. Che in realtà sono persone normali, come noi. Anzi, siamo noi, che sui soldi “da risparmiare” abbiamo già pagato tante tasse molto prima che arrivino in busta paga.



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