Turismo e cambi di vita radicali

31 Gennaio 2015

Ho passato le vacanze di Natale a inseguire i check-in dei miei amici su Facebook in giro per il mondo: una coppia a Tokyo, una collega a Miami e New York col moroso, altre persone in Vietnam o Filippine o su calde spiagge esotiche. Poi è arrivato il momento dell’effluvio di foto, versione moderna delle diapositive che si infliggevano agli amici negli anni Ottanta.

In realtà io mi diverto a guardarle; ogni scatto, da quello più ricercato con la reflex al selfie con lo smartphone, racconta una piccola storia e qualche emozione. Ci navigo attraverso come un tempo facevo coi romanzi; ora però i protagonisti delle storie esotiche sono persone conosciute e mi piacerebbe magari anche ascoltarle di persona; in attesa commento, metto like.

Ho fatto pochissime foto in India e USA tra fine 2013 e 2014; le ho mandate tutte a mamma e sorella che le commentavano divertite, qualcuna a Eva. Non è pigrizia, è che ho un rispetto quasi sacro di chi fa foto per professione o anche solo per passione; quindi anche quando la scorsa estate ho girato un po’ l’Italia con Eva ne ho fatto pochissime, più che altro a lei.

Ora guardo la lista dei 50 posti che meritano una visita nel 2015 e sospiro. C’è anche Milano, ma immagino giusto per la storia dell’Expo. Le altre mete sono molto più lontane e interessanti, ma così a occhio molte non le visiterò mai. Il che è davvero un peccato: perché viaggiare non è solo un bel modo per imparare nuove cose, ma è anche il mio hobby principale.

Qualche giorno fa ha avuto improvvisa notorietà la famiglia Castellari, che ha mollato la squallida vita milanese per andare a vivere a Bali. I commenti che stanno ricevendo sui social network sono impietosi, eppure io, dopo anni in Lombardia e dintorni, davvero li capisco. Questa vita ti strema e Milano non fa nulla per aiutarti: finirò come i frustrati che sognano notte e dì.

Sogni...

Nuova gente

17 Gennaio 2015

Ieri sera sono andato a cena in un ristorante giapponese con una persona gentile che ha appena avuto un figlio che mi ha raccontato un po’ di cose interessanti su cosa vuol dire sposare una ragazza straniera e vivere in Italia. Il tavolo era piuttosto ampio, penso una ventina di persone; non conoscevo praticamente nessuno. Qualcuno lo avevo “incontrato” in Rete o nei due raduni di Tumblr (mi pare 2010 e 2011); probabilmente è da allora che non mi capitava di conoscere gente a Milano.

Ho fatto una cena in Brera lo scorso autunno, ma in quel caso oltre la metà dei presenti erano colleghi/e (gli altri erano i relativi partner). D’altra parte se penso alle persone entrate (e purtroppo spesso uscite) nella mia vita negli ultimi anni, la stragrande maggioranza ha a che fare col lavoro; immagino non possa essere diversamente, dedicandovi così tanto tempo e non avendo praticamente vita sociale. Anche se guardo i contatti su Facebook molti contatti (selezionati) vengono da lì.

Ho chiesto a cena coi colleghi a Sondrio (uno dei principali momenti di socializzazione in settimana) come si comportano loro: mi dicono che la maggior parte delle amicizie in età adulta deriva da conoscenze ereditate da mogli/mariti e ancor più spesso da genitori di bambini in classe con i propri figli, soprattutto tra i milanesi. Pochi conservano amicizie nei posti d’origine; chi lo fa spesso le descrive come belle e intense, anche se difficili da mantenere a centinaia o migliaia di chilometri.

Mi domando come si troverà Eva se e quando si trasferirà in Italia: probabilmente la nostalgia delle persone care la assalirà quanto e più di quanto già avviene a me. Cercherò di starle vicino, anche se ovviamente non potrò essere sufficiente. Poi troveremo dei nuovi conoscenti, magari dei nuovi amici, sempre che si prenda una decisione su dove stabilirsi. Certo, fino ad allora sarà un po’ difficile riuscire a creare e mantenere una qualche relazione umana, al di là della mia proverbiale timidezza.