Sonno e manager famosi

28 Febbraio 2015

Ieri in ufficio dal Cliente non riuscivo a connettere. Mi domandavo se fosse colpa delle tante sveglie col buio dei giorni precedenti: quella alle 5 per andare a Bari in aereo un paio di giorni prima, le tante alle 6:30 per arrivare in tempo in ufficio a Sondrio insieme ai più mattinieri, quella di pochi giorni prima alle 4:50, di ritorno dalla Calabria. Poi mi sono reso conto che mi stava salendo la febbre, ma non giurerei che le cose non fossero correlate.

Poche ore dopo, mentre mi trascinavo stancamente verso Milano in treno, mi è caduto l’occhio sulla gallery Ecco a che ora si alzano i manager di successo e sono rimasto abbastanza sconvolto leggendo gli orari folli delle sveglie di top manager e imprenditori noti in giro per il mondo, soprattutto negli Stati Uniti: tutti svegli a notte fonda, andando a dormire tardissimo e svegliandosi prestissimo. Unica eccezione Satya Nadella, di origini indiane.

Mi domando se sia una coincidenza il fatto che sia l’unico a reclamare l’importanza di un riposo quantitativamente (e io aggiungerei qualitativamente) decente ogni notte. E mi domando anche se i tanti fallimenti citati da Michael Thomsen come correlati alla deprivazione del sonno non siano poi un segno che questo modello abbia qualche buco. Anche considerando i risultati dei politici che si dichiarano svegli all’alba e poi fanno danni tutto il giorno.

Magari sono io quello limitato, eh. Magari non sono geniale a sufficienza per essere produttivo alle 4 e mezzo del mattino a leggere le e-mail come i top manager delle foto su Corriere.it; poi penso che la mia inbox è sempre a zero e-mail non lette prima di andare a dormire, quindi mi domando pure a chi dovrei rispondere alzandomi così presto. Certo io non dirigo una multinazionale con uffici in fusi orari diversi, mi basta Eva shiftata in avanti.

Ho già scritto in passato del circolo vizioso tra la stanchezza dovuta al poco sonno che causa ritardi sul lavoro che causano poco sonno; mi domando come tutti questi personaggi noti possano invece aver innescato un circolo virtuoso che comprenda anche la sfera privata, anche se qualche sospetto sulla qualità della vita ce l’ho quando leggo ad esempio che Richard Branson si sveglia alle 5 e «le prime ore della giornata le dedica alla famiglia e allo sport».

Magari il pregiudizio degli anglosassoni nei nostri confronti è meritato, ma mi adeguo volentieri al buon senso italiano (“latino” direbbero loro) per cui avere tanti soldi porterebbe al sogno di riposarsi di più e goderseli (qualsiasi cosa ciò voglia dire) invece che non delegare nulla e voler seguire tutto in prima persona 24×7: non sarò mai il super-top-mega-manager internazionale che avrei potuto essere, ma speriamo di trovare più tempo per dormire.

Basiglio

15 Febbraio 2015

Domani torno a Milano 3 City dopo qualche tempo. Si tratta di quello strano piccolo mondo di uffici di aziende note come Amway (!), CA Technologies e tutta la galassia Mediolanum, vicino a Milano 3, nel comune di Basiglio. Avevo citato questo bizzarro posto più o meno un anno fa, sperando vivamente di non finirci a lavorare quotidianamente vista la difficoltà di raggiungerlo coi mezzi pubblici.

Si tratta di una delle cittadine più strane che abbia mai visitato: è in realtà un insieme di palazzi sparsi nel verde, raggruppati in centri residenziali come quelli sopraccitati, che ospitano un sacco di manager internazionali e piccoli vip italiani. Molti conoscono Milano 3 come ultimo lascito di Berlusconi versione palazzinaro, a cavallo degli anni Ottanta; oggi appare un po’ fané ma non sporca.

I maliziosi dicono che è merito dell’enorme stuolo di extracomunitari (10% della popolazione) che assistono i residenti; Basiglio d’altronde ogni anno appare sui giornali come la cittadina col reddito medio più alto d’Italia, oltre i 50.000 Euro procapite. Altri dicono che la “pulizia” sia merito della “polizia”, quella locale privata che controlla le strade soprattutto di notte, controllando il territorio.

Qualche anno fa mi era caduto l’occhio su un articolo di Chiara Organtini che parlava della rivoluzione in cachemire degli abitanti di Basiglio, spaventati delle nuove possibili costruzioni a scapito del verde. Ora quei timori sono parzialmente diventati realtà ma forse è un bene: accanto ai vecchi palazzi che si dice essere pieni di amianto ha senso vedere qualcosa di più moderno ed ecologico.

Ogni volta che vado (fortunatamente dovrei essermi assestato su una manciata di volte l’anno) sorrido guardando questa sorta di Stepford formato lombardo e domandandomi come deve essere viverci; magari potrebbe essere una buona idea per trovare un equilibrio tra verde pubblico e vicinanza a Milano. Cui però si arriva di fatto solo in auto, con mio sommo disappunto.