Un 2015 da dimenticare

29 Dicembre 2015

Nel film immaginario che vivo quotidianamente, ieri c’è stata una scena bizzarra: mi sono emozionato scoprendo una busta Alitalia nella cassetta postale dei miei. I miei spettatori l’avranno catalogato come un ennesimo segno dell’esaurimento maturato in questi anni: la verità infatti è che non ero eccitato per lo status Freccialata riottenuto dopo anni, quanto per il fatto che era uno dei pochi istanti felici dell’intero 2015.

Se si toglie l’adorabile giornata del matrimonio di mia sorella e qualche altro piccolo momento di felicità coi miei genitori, posso tranquillamente dimenticare il resto dell’anno, molto pesante e ricco di drammi a vario livello. Tanti problemi di salute, stress a non finire a Sondrio e incertezze varie su progetti e ruolo in azienda, ma anche l’infinita attesa dei documenti di Eva per poterci sposare e problemi di soldi che sono ancora la coda di un altro anno orribile, il 2011.

Gli anni dispari non mi aiutano molto, ricordando anche il delirante 2009 (con tanto di ricovero). Nel 2013 avevo provato a reagire prendendo di petto la noia quotidiana e avevo prenotato i viaggi in India e USA; ora sto scrivendo questo post dall’aeroporto di Fiumicino, di nuovo in partenza verso Delhi e Bangalore. Questa volta passerò quasi tutto il tempo con Eva e riabbracciarla sarà un bel modo per aggiungere in extremis un ultimo ricordo positivo per il 2015.

Insonnia, dolore, stress, soldi

13 Dicembre 2015

Leggere il foglietto illustrativo del Lariam è sorprendente. Accanto ai classici effetti collaterali di tutti i farmaci (dal mal di pancia alla morte), più volte viene ribadito il potenziale effetto dell’antimalarico sulla psiche: dalla depressione al suicidio (daje), tanto da essere vietato a chi già soffre di disturbi psichiatrici anche leggeri. Io sono al secondo giro dopo l’esperienza genovese in occasione del viaggio precedente in India e se non ho preso la malaria vuol dire che ha funzionato bene e spero funzioni bene di nuovo. Così stanotte mi è venuto in mente il Lariam mentre mi crogiolavo per le ennesime ore a occhi sbarrati. Ci pensavo perché in realtà l’ho preso quasi una settimana fa e quindi è di nuovo il turno, domani; ma evidentemente l’insonnia non è colpa sua, visto che saranno decine le notti del 2015 passate così. Notare che nelle ore precedenti dormo bene e semmai riesco a riaddormentarmi, torno a dormire bene; ma quelle ore “in bianco” non passano mai e se c’è una sveglia ad aspettarmi sono davvero un problema.

Trascinarsi un giorno intero al lavoro con poco sonno sulle spalle è infatti abbastanza pesante; non si è nemmeno tanto lucidi per prendere decisioni importanti. Tutti mi dicono che queste ore spese a fissare il vuoto sono dovute allo stress: ma è evidente che sia un circolo vizioso, visto che il poco sonno amplifica lo stress stesso. Si parla di 12 milioni di Italiani in condizioni simili, per lo più compresi tra i 35 e i 54 anni, che poi è per definizione la fascia produttiva dell’economia italiana, cosa non di certo positiva. La motivazione adottata spesso è la crisi: io paradossalmente la sento meno rispetto agli scorsi anni perché lavoro per una società che tutto sommato tira avanti, ma devo dire che la variabile “soldi” c’entra sempre. Stanotte pensavo alle migliaia di Euro da dare al dentista (la cosa è più complicata del previsto), a quelle per riparare la caldaia, a quelle per il viaggio in India, ma poi facevano capolino anche altri temi che potrebbero spuntare nei prossimi mesi, quali l’acquisto della prima casa e i matrimoni.

Grazie a Dio, anche se qualche investimento va bene e qualcuno va male, ho uno stipendio che mi permetterebbe di dare il giusto peso a ogni voce: ma alla fine i valori assoluti fanno comunque pensare e quando ci si crogiola nel letto si inizia a pensare se si sarà anche dei bravi mariti e dei bravi genitori, se soldi e tempo basteranno per fare tutto e se qualche malattia grave si abbatterà su di me, qualcuno della mia nuova famiglia o di quella di origine. Più invecchio e più i pensieri si fanno cupi: anche le descrizioni terroristiche del dentista mi hanno dato fastidio per il senso definitivo di cosa vuol dire togliere dei denti e sostituirli con qualcosa di esterno, più che per il dolore puntuale che sicuramente ci sarà e sarà anche tanto. C’è un senso di cose che svaniscono per sempre e non tornano più, magari per motivazioni solo parzialmente attribuibili a noi. Il che non vuol essere auto-assolutorio, ma è anzi una presa di coscienza su cosa fare e cosa non per evitare almeno di ripetere i passi sbagliati del passato, anche recente.

Non voglio prendere sonniferi o altri farmaci, non voglio nemmeno prendere una camomilla perché ci manca solo che il corpo si abitui al fatto che solo l’assunzione di sostanze esterne sia il viatico per dormire. Rispetto a quando mi addormentavo alla meno peggio con luce e PC accesi, da qualche mese a questa parte cerco di andare a letto cercando le condizioni migliori per dormire; se tutto va bene mi sveglierò domattina presto al suono della sveglia, pronto per doccia, antibiotico per i denti, colazione e viaggio verso gli uffici del Cliente. Se anche stavolta va male, starò fermo nel letto per 2 o 3 ore senza sapere cosa fare, cercando di spingere via i pensieri negativi che, al contrario, in quelle ore trovano alloggio ancora meglio che durante il giorno, quando la mente è occupata anche su altro. Farò finta che la colpa sia del Lariam per un altro mese e mezzo, poi dirò che è colpa del troppo caldo, del cibo pesante, del setto nasale deviato o dell’incapacità di dormire con terzi che dormono vicino o russano nelle camere vicine.