Odio le mance

30 Aprile 2016

Se c’è una cosa che non sopporto quando viaggio, è il dover capire come/quando dare le mance. Ristoranti, hotel, NCC, guide turistiche: ogni volta è un terno al lotto capire cosa si aspetta lo staff. Online si sprecano le guide sui luoghi dove NON lasciare la mancia: segno forse che non sono l’unico a disagio. Non è questione di tirchieria: sono davvero in difficoltà a capire qual è il valore di denaro all’estero e ad esempio l’ultima volta in India nemmeno una mancia da 500 rupie è sembrata apprezzata.

In alcuni Paesi del mondo anche altri personaggi son lì con la manina tesa: benzinai, guarda-scarpe, parcheggiatori. Negli Stati Uniti la mancia nei ristoranti è talmente strutturale che quando è uscita la notizia delle prime catene senza mance, si sono sprecati in Rete i commenti super-positivi. Io ammetto che in tempi di carte di credito ho anche difficoltà a capire quanto dare: le monete probabilmente sembrano poco, le banconote da 5/10€ in alcuni contesti fanno cafone e sono smisurate rispetto al corrispettivo.

In Italia di solito penso che abbia poco senso la voce “coperto” al ristorante; preferirei una voce “servizio” chiara e predeterminata o ancora meglio nessuna voce, spalmando il costo del servizio direttamente sui piatti (cosa che peraltro in parte avviene comunque). Ai tassisti lascio qualcosa quando se lo meritano o quando pago con la carta di credito, visto che mi fanno sentire in colpa. Poi probabilmente ci saranno altri contesti in cui gli interlocutori si aspettano “qualcosa” e io non me ne rendo conto. Che figure.

Vado a vivere a Mogliano Veneto

15 Aprile 2016

Ormai è da dicembre che, prima per qualche giorno la settimana e poi sempre più full time, lavoro a Mogliano Veneto. La cosa, come raccontavo a novembre, è nata in maniera un po’ inaspettata mentre preparavo il ritorno a Torino (su un progetto mai partito, peraltro); è poi diventata un’attività parecchio totalizzante, visto la quantità di lavoro e di persone coinvolte.

Mogliano Veneto è la classica cittadina di provincia italiana; magari non è esattamente una città d’arte, ma è sicuramente accogliente. Come molte altre è tagliata in due da una stradona (il famigerato Terraglio, che collega Mestre e Treviso) e poi si sviluppa come un paesone, con le sue piazze, i suoi negozi e i suoi diversi alberghi per tanti consulenti e turisti.

La sua vicinanza alla sede di qualche multinazionale e a Venezia ne fa infatti un centro particolarmente frequentato da terzi; la cosa curiosa però è che di fatto c’è un solo residence e a partire dal 20 andrò a vivere proprio là. In realtà è un residence per modo di dire: di fatto è un ristorante che ha acquisito appartamenti intorno e li affitta (utenze incluse) su base mensile.

La cosa positiva è che probabilmente potrò ricominciare a cucinare decentemente come non faccio più da circa 2 anni, quando ero stato qualche settimana in un residence a Torino dopo i due anni pieni nel mio monolocale genovese. La cosa negativa è che si tratterà comunque di un appoggio temporaneo fino al matrimonio, poi è da capire come evolvono lavoro e vita.