Orologio biologico

15 Maggio 2016

Con una risposta piuttosto secca a una lettrice, il giornalista di Internazionale Claudio Rossi Marcelli ci ha ricordato come l’intera idea dell’orologio biologico sia il classico concetto imposto dalla società più che una realtà biologica; non sono però così convinto che sia legata agli effetti del post-femminismo in Occidente.

La sindrome dei ho-30-anni-mi-devo-sposare è comune a tutte le donne che ho conosciuto ovunque nel mondo; il passaggio successivo, quello del ho-quasi-40-anni-devo-avere-un-figlio-a-tutti-i-costi, forse si sente di più quaggiù semplicemente perché sono maggiori le possibilità economiche di aver figli in tarda età.

Le primipare attempate sono ormai la norma e noi potenziali padri spesso siam più vecchi di loro; probabilmente anche se non lo ammettiamo anche noi abbiamo un bel pezzo di responsabilità nell’esasperare le nostre compagne. Conosco almeno un paio di quasi-quarantenni che non pensano ad altro e stressano le mogli.

Magari farò anch’io lo stesso tra qualche mese, anno, lustro. Le priorità della vita cambiano e, orologio biologico o meno, probabilmente a un certo punto avrò sulle spalle la scimmietta conto terzi. Peraltro coloro che incrocio nella vita quotidiana con la scimmietta appoggiata sono tutti sposati e più giovani di me.

Se un giorno avessi davvero la possibilità di avere un figlio, avrei un solo desiderio: vederlo nascere e crescere sano. Eva, che sulle cose della vita quotidiana è forse un po’ più pratica di me, dice che se non ne potremo avere figli, li adotteremo. Il che è probabilmente un metodo per fermare l’orologio con meno stress.



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