L’ultimo sfogo prima del matrimonio

30 Giugno 2016

Tendenzialmente questo è l’ultimo post su questo blog da single. Il che è notevole, vista l’evoluzione della mia vita da quando è nato nel 2001 ad oggi, ma anche la relativa velocità con cui il cambiamento profondo si è manifestato negli anni. Quell’adorabile personaggino di Eva è apparso “ufficialmente” quaggiù a San Valentino 2014, anche se sue piccole tracce rimangono negli archivi precedenti. Stiamo insieme da Capodanno di quell’anno e purtroppo ci siamo visti relativamente poco: spesso ci scriviamo o diciamo al telefono quanto bramiamo una “normale” vita di coppia.

Quello che sta per iniziare è peraltro anche l’ultimo weekend da single in trasferta; so che ce ne saranno probabilmente altri in futuro, ma al di là dell’anello al dito quello cambierà davvero è sapere che sarà sempre una condizione temporanea, che quello successivo o quello dopo ancora Eva sarà di nuovo tra le mie braccia. Sono sensazioni dolci e violente allo stesso tempo; forse le persone “normali” di cui sopra le vivono da giovani, quando hanno venti anni e si godono lo stare insieme. Io ho fatto tutto un in ritardo ma ora voglio condividere questa gioia con amici, familiari e colleghi.

Qui si arriva allo sfogo annunciato nel titolo: la scarsa presenza di invitati al matrimonio. Qualche dozzina verrà da Tiriolo e sono convinto che qualcuno lo farà in simpatia e non solo per “ricambiare” inviti ai miei genitori del passato. Pochi, veramente pochi, quelli che verranno da fuori: 2-3 amici, 2-3 persone dal contesto lavorativo, forse un compagno delle superiori che non vedo da 20 anni, la dolce Treccia, che oltre a essere lettrice di questo blog si dimostra anche un’amica “nel momento del bisogno”. Di un’altra ventina-trentina di persone invitate nessun ritorno positivo, solo tante scuse.

Chi ha figli gioca la carta dell’improvvisa necessità di portarli in giro proprio quel weekend; chi ha una fidanzata, sente l’irrefrenabile necessità di festeggiare anniversari o altre feste proprio quel weekend; pochi quelli che ammettono di non venire in Calabria perché troppo costoso spostarsi. Anche su questo avrei comunque da ridire: tolto un amico verso cui non ho insistito conoscendone la travagliata storia economica di questi anni, gli altri mi hanno fatto sorgere dubbi. Premio a una coppia di dirigenti della mia società di consulenza, al cui matrimonio ero peraltro andato.

Ognuno raccoglie ciò che ha seminato: nei continui cambi di città degli ultimi 20 anni (vedi sopra) ho coltivato qualche pianticella di amicizia, quasi sempre spezzata via dal tempo e dalla distanza. Meno difendibile chi lavora con me: se non altro per una questione di rispetto, mi aspettavo più partecipanti; invece, saranno probabilmente molti di più i colleghi dei miei genitori. Sono una persona orribile che non merita compagnia nemmeno nel suo giorno “speciale”: sono curioso di vedere quanti degli angeli scesi in terra che mi circondano mi inviteranno nei prossimi anni.

Visti stressanti

16 Giugno 2016

Due anni fa l’attesa del visto Schengen per Eva era stata piuttosto delicata: chiedevamo 3 mesi in Italia per una persona con un nuovo passaporto e l’esito non sembrava così scontato. Poi quando quest’anno abbiamo rifatto la richiesta tutto è stato più spedito in fase di preparazione, anche se potenzialmente c’era di nuovo qualche dubbio sulla richiesta di ulteriori 3 mesi. Alla fine in entrambi i casi è andata bene, anche se in questo secondo caso fa riflettere la motivazione “turismo” quando è noto che Eva sia venuta in Italia a sposarsi.

Non che ci fosse la possibilità di richiedere un visto diverso: in qualche modo nelle stesse istruzioni ricevute dalle autorità veniva di fatto “suggerito” il visto turistico, anche se non è pulitissima come soluzione. Lei teoricamente a Ferragosto dovrà andare via perché i suoi 90 giorni all’interno dei 6 mesi dei visto Schengen saranno esauriti; chissà se si riuscirà a trovare una via burocratica pulita per farla rimanere qua. Online si legge confusamente di carta di soggiorno, ricongiungimento familiare, permesso di soggiorno etcetera.

Ciò che invece piuttosto potrebbe diventare chiaro è che non riusciremo a fare il viaggio in Israele prenotato lo scorso agosto e che in qualche modo, essendo pianificato per l’ultima settimana di luglio, era diventato una sorta di viaggio di nozze “strano”. Io non ho bisogno di visto in quanto Italiano; lei sì, ma l’Ambasciata non glielo concederà mai non avendo lei a oggi un titolo valido per stare in Italia per almeno sei mesi dal ritorno da Tel Aviv. Non so quale sia il senso di tutto ciò, proveremo a insistere durante l’ennesimo viaggio a Roma ad hoc.

La cosa forse ancora più assurda è che Eva potrebbe anche avere problemi a tornare in India. Se lo fa a Ferragosto appunto non è così scontato che possa tornare a cuor leggero e i 6 mesi dello Schengen finiscono a metà novembre: poi si renderebbe necessario un ulteriore visto turistico? Se rimane qua, pare ci siano difficoltà a tornare laggiù per un paio di settimane a cavallo del Capodanno come abbiamo previsto per salutare i suoi; in qualche modo potrebbe dover rimanere fissa in Italia (o in India) per parecchi mesi consecutivi.

Ma non è finita qua: le sorelle di Eva vorrebero venire in Italia per un paio di settimane a cavallo del matrimonio e per agevolarle ho comprato loro biglietti aerei A/R e ho firmato documentazione sulla mia disponibilità ad accoglierle in Italia, sempre in stile Schengen. Ovviamente stanno rivivendo tutte le paturnie della sorella, da un lato accentuate dalle proprie condizioni personali e dall’altro ancora più stupidamente visto il brevissimo periodo richiesto. Ma in Ambasciata dicono che il visto è di 6 mesi, quindi non cambia.

Tutto questo stress, che va ad aggiungersi a quello “superfluo” dell’organizzazione del matrimonio ed è molto più serio perché attiene ai diritti umani delle persone, spero si risolva in una bolla. Io continuo ad avere l’amaro in bocca per tutte queste sciocche procedure burocratiche, che non aggiungono valore a nessuno e su niente: perché vietare una settimana di turismo a una coppia appena sposata o impedire a un paio di ragazze di visitare un Paese europeo? Qual è il senso profondo di tutti questi veti incrociati tra le nazioni?