Una prima idea di Israele

10 Agosto 2016

Devo ammettere che, comparandomi a Eva, a mia sorella o a mio padre, non ho mai avuto una posizione forte rispetto all’eterno conflitto tra ebrei e musulmani in Israele, Palestina e zone limitrofe. Da un lato, se non altro per tradizione politica, mi ero fatto un’idea; dall’altro, avevo il sospetto che la mia idea fosse più ideologica che di sostanza. Così sono volato a Tel Aviv per il mio viaggio di nozze un po’ alternativo, ma anche per capire meglio. Nel complesso l’esperienza laggiù è stata bella e memorabile: è nota la mia passione per i viaggi e sapete quanto soffro il non essere mai stato in luoghi diversi da Europa e India, al netto della mia mini-esperienza negli Stati Uniti. Non pensavo di visitare una meta particolarmente turistica e invece, come era avvenuto proprio con l’ultimo viaggio a Jaipur/Agra/Delhi, ho trovato luoghi molto interessanti. Peraltro, rispetto alle ormai familiari atmosfere indiane, ammantati di culture completamente diverse.

Non solo quella ebrea e quella araba: solo parlando di cristianità, ci sono luoghi come la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, ove convivono la chiesa cattolica romana, quella ortodossa, l’apostolica armena, quella siriaca e via discorrendo. Il tutto inserito in un quartiere teoricamente cristiano, ma tendenzialmente popolato di negozianti arabi; accanto a quello ebreo, ricostruito negli anni Settanta, ma anche a quello musulmano, con i luoghi sacri off limits per noi. Questo mischione esplode nella capitale, anche se tracce si possono trovare un po’ ovunque nel Paese: così come i numerosi siti archeologici sembrano molto “romani”, ma poi sono la ricostruzione moderna di stratificazioni millenarie locali, di invasioni esterne e di influenze culturali esotiche. Inutile dire che anche la cucina, appena si esce dal confine del kosher più stretto, sembra l’incrocio di quella occidentale (almeno nella sua versione “vegetariana”) con quella orientale.

Abbiamo visitato luoghi storici come Masada e Cesarea, ma anche bellezze naturali come Rosh Hanikra e il Mar Morto. Tutto molto interessante, anche grazie alle spiegazioni delle guide: stavolta eravamo in gruppetti da una quindicina di persone da tutto il mondo, con curiosi momenti di curiosità reciproca rispetto alle varie culture rappresentate. Andare in giro con giapponesi, statunitensi, tedeschi, spagnoli, coreani o sudamericani rende in effetti divertente immaginare insieme com’era la vita ai tempi di Erode o qual è il miglior modo di spinare un pesce San Pietro. Fa anche sentire un po’ meno soli quando il clima vira sui 40 gradi all’ombra e no, non è un’iperbole: probabilmente agosto non è il momento migliore per visitare i panorami semi-desertici di Israele, quindi la prossima volta meglio seguire il consiglio delle guide di visitarlo in inverno. Tanto sulle spiagge estive di Tel Aviv non siamo proprio andati e l’acqua del Mart Morto sarà calda anche a dicembre.

Tutto positivo, dunque, al netto del fatto che il cambio non è molto favorevole agli europei: osservavo come l’unità base di 10 sicli viene spesso paragonata a 1 Euro (es. nei distributori), ma in realtà vale quasi 2 Euro e mezzo. Non è difficile immaginare come tutto risulti piuttosto caro, anche e soprattutto negli imbarazzanti negozi per turisti in cui i prezzi sono in dollari (…) e il cambio avviene a 4 sicli per dollaro (sigh), per cui si finisce a pagare di più nella moneta locale che in quella americana. Peraltro l’alternativa per i turisti sono i negozietti gestiti da arabi, in cui vige la classica negoziazione: poi a volte non puoi farla e così finisci a pagare 6 Euro 3 palline di gelato di scarsa qualità. Quelli sono i momenti in cui ricordi di aver pagato un cono artigianale (sempre da 3 gusti, con tanto di cialda fatta all’istante) in pieno centro a Capri 3 Euro e mezzo e ti domandi perché la gente non venga di più in Italia a vedere le rovine vere, non quelle ricostruite male.



Leave a Comment