Ieri ho battuto un altro record personale: tre sole ore steso in un letto in una notte, di cui solo due a dormire. Nel frattempo, Eva in ospedale a Firenze e una tonnellata di pensieri nella mia testa. Come mai?

Eva è arrivata a Mogliano Veneto a inizio settembre, un venerdì sera. Ero salito qualche giorno prima per allestire lo stesso bilocale abitato prima dell’estate in un modo appena decente per lei: un bel po’ di notti insonni e visite all’ipermercato per comprare utensili da cucina, scansie e suppellettili. Il giorno dopo eravamo andati insieme al supermercato da soli e tutto sembrava dolce a suo modo: eravamo una coppia “normale”, persa tra gli scaffali a comprare verdure, riso e spezie. Domenica un salto a Venezia e Torcello per festeggiare l’anniversario di mia sorella e curiosare tra la folla accorsa per la Regata storica.

La prima settimana di convivenza era stata equilibrata: un paio di trasferte in giornata a Parma e Milano per me, con Eva a casa a svuotare le sue valigie e cucinare cose buone. Una vera settimana serena: mi sentivo felice e tutto sommato pensavo di aver trovato finalmente un equilibrio. Per quanto piccola, la casetta era la nostra, col suo odore di spezie indiane e le mie camicie eternamente appoggiate su una sedia. La prospettiva non era di lunghissimo periodo: ma almeno fino a fine anno pensavo di poter vivere insieme, pur con un progetto in partenza a Genova e nuove attività su Milano; poi la ruota è iniziata a girare, male.

Nel secondo weekend Eva stava male: mal di orecchie e di testa, come già sperimentato a Tiriolo. Un paio di giorni dopo, la doccia fredda: proprio nel giorno di partenza delle attività su Milano e il giorno prima del kick-off a Genova, la notizia di dovermi trasferire a Roma. Una specie di incubo: la città sognata per anni (e chiesta a gran voce in ogni performance review annuale) diventata la meta che distoglie dal piccolo sogno di quotidianità. Per rasserenarci, l’idea di andare comunque a fare il nostro piccolo weekend a Firenze e Pisa progettato da tempo: nonostante il cattivo tempo, un modo per rilassarsi e distrarsi.

Un giro in centro storico a Firenze, un paio d’ore di relax e poi Eva che inizia a stare male, quanto e più del weekend precedente. Così di corsa al pronto soccorso di Careggi, con visite assortite, prelievi di sangue e Tac. Eva che piange mentre i dottori si guardano perplessi, incapaci di formulare una diagnosi. Le mie due ore in albergo, poi di nuovo in pronto soccorso a vedere la mia piccola moglie imbottita di farmaci assortiti. Tanta stanchezza, un salto a Pisa per spendere le ore prima del ritorno “a casa”, un nuovo viaggio in treno per dormire poche ore prima dell’aereo delle 6.35 per iniziare la nuova avventura a Roma.

Eva vive con me da una quindicina di giorni, eppure l’altalena di emozioni vissute fanno sembrare un’eternità il tempo passato da quando ho lasciato la Calabria alla fine del mio mese di pausa “matrimoniale”. Adesso partirà una carambola di viaggi tra Mogliano Veneto, Roma, Genova e Milano, con qualche simpatica toccata e fuga in altre città; dall’altro lato non posso fare altro che chiedere a Eva di pazientare a casa, mentre si cura per la sua malattia misteriosa. Per l’ennesima volta devo riprogettare l’assetto della mia vita, proprio ora che mi ero illuso di poter essere sereno in una piccola casa nella campagna veneta.



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