Il problema del pranzo

25 Novembre 2017

Uno degli effetti indiretti del cambio di società a cavallo dell’estate è il maggior tempo passato in ufficio a Milano; ho addirittura una scrivania per la prima volta nella mia vita professionale, anche se in ufficio condiviso con un’altra persona. La sede, da circa una decina d’anni, è in zona Bonola, relativamente vicino agli omonimi stazione della metropolitana e centro commerciale, anche se non proprio attaccato.

Così i più sereni vanno laggiù per pranzo; noialtri che non si sa bene perché siamo sempre di corsissima (?) andiamo nel bar di fronte all’ufficio, che ovviamente se ne approfitta biecamente, con prezzi e qualità tipici da bar per turisti in centro. Abbiamo scovato un altro baretto a qualche centinaio di metri, che però non brilla come offerta: alle 14 è finito tutto e si finisce a mangiare bresaola rucola e grana.

La cosa interessante è che quando arrivano le 5-6 del pomeriggio, di solito ho fame comunque, indipendentemente dal fatto che abbia fatto questi pranzi brillanti o abbia sgranocchiato un pacchetto di crackers alla scrivania. Più o meno è lo stesso anche dal cliente: se sono da solo non mangio, se sono in compagnia approfitto di bar o mense dei clienti, trovando solitamente la stessa qualità mediocre.

Quando ho letto degli intossicati alla mensa di Banca Mediolanum a Milano 3 City, non sapevo se ridere o piangere: ridevo perché è bizzarro che a Basiglio, famosa per essere la cittadina col reddito pro-capite più alto d’Italia, si potesse finire all’ospedale per aver mangiato così male; ridevo nervosamente perché avrei potuto benissimo esserci io, visto che come i lettori ricorderanno ci passo più volte l’anno.

Mentre (a pranzo) mi lamentavo dei terribili pranzi, un collega mi faceva notare che la storia della festa di nozze con tanto di morto in Piemonte è sinonimo del fatto che persino in quelle occasioni super-costose il pranzo diventa pericoloso; il che onestamente non mi consola, perché vuole semplicemente dire che la scarsa attenzione alla qualità vale per i pranzi di tutte le taglie e di tutti i budget: che tristezza.