Avantieri sera sono arrivato a casa bagnato, bagnato fradicio. Acqua “a secchi”, ma non potevo fermarmi, con la mia t-shirt e il mio paccone. La roba che era nel pacco potrei tranquillamente buttarla, bagnata anch’essa. Ho postato quanto scritto in treno… Come sempre senza volerlo “riguardare”: lo facevo sempre, anche al Liceo. Magari correggevo qualche errore di battitura, ma scrivevo sempre “in bella”. Lo scrivere per me è l’espressione di ciò che “deve” traboccare all’esterno: la vita non concede “brutte copie”.

Ieri mattina ho scritto le mie elucubrazioni su giovani donne e giovani uomini e ieri sera avrei dovuto scrivere il resto. Eppure, arrivato di nuovo “di notte” da Venezia, ho osservato il form vuoto della Cuccia e mi son fermato. Di cose vorrei scriverne tante. Ma è questo lo spazio adatto? Ed è la scrittura ciò che mi serve? O parlare? E chi “potrebbe” ascoltare, perché “dovrebbe” farlo?

Ora sono per l’ennesima volta di ritorno da Venezia, anzi da Mestre (inaugurazione della seconda mostra “Auroville”), anche se prima di postare mi son addormentato (non funzionava la connessione)… In questi giorni ho osservato un paio di giovani donne indiane e gli italiani là “emigrati”, quelli che avrei dovuto andare a “trovare” in India. Tutti mi consigliano di andarci… Ma quando, come?

Strane, queste “ragazze” indiane. Eppure anche loro mi facevano venire in mente i pensieri di cui scrivevo l’altra sera. “Loro” sono donne, io sono tendenzialmente un ragazzino. Ieri sera venivo presentato a delle autorità e tendenzialmente la reazione era del tipo “questo ragazzino in giacca e cravatta è un professionista (laureato!) o uno che è uscito dalla cerimonia della Cresima?”…

OK la faccia da ragazzo coi capelli bianchi ma la sensazione è che anche “dentro” sia rimasto troppo “giovane” rispetto a chi mi circonda. Parlavo nel titolo di immaturità congenita: strano a dirsi, visto che per 20 anni son stato tacciato di comportarmi troppo da “grande” rispetto alla mia età…

E le ragazze stanno là… Si laureano, si sposano, fanno figli… E a me sembrano così giovani, nemmeno riesco a immaginarle col pancione… A tratti non riesco nemmeno ad immaginarle mentre… Ahem… Eppure hanno 24, 25 anni. Non sono affatto ragazzine.

Sto qua, insomma… Nel senso di immobile, a cercare di capire cosa voglia dire “crescere”. Ieri ho deciso di andarmene a Milano e ho scandagliato un po’ per i siti immobiliari. Lo farò davvero? Non ne ho nessuna voglia, Milano non mi piace.

Ma questo discorso sulle giovani donne e i giovani uomini andrebbe continuato… Lo farò presto, anche se la flat sta finendo e mi toccherà connettermi dall’ufficio. Anche se penso di mandare in riparazione il notebook, e quindi le ipotesi di “papariamento” si riducono ulteriormente…



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