Scritto il 26 settembre, mattina

Vista la carenza cronica di PC paparào sul notebook: ho fatto un salto on line su un PC momentaneamente libero e connesso (una sorta di coincidenza astrale) ma a ‘sto punto il problema e’ che per lavorare non posso piu’ fare a meno di una connessione, visto che tutto il lavoro possibile offline l’ho fatto ieri… D’altra parte mi sembra abbastanza evidente che se uno lavora “sul” Web, ha bisogno del Web.

Sauro si diverte a far dire a Supriya “IN QUESTO UFFICIO E’ OBBLIGATORIO PARLARE ITALIANO” ed effettivamente il risultato è esilarante… Strano veder tentare i suoni italiani a chi non l’ha mai fatto: “questo” diventa qualcosa tipo “guest”, con relativa pronuncia indo – inglese.

Stamattina a colazione mi sono intrattenuto con un inglese che si è definito “a tourist, a researcher” e altre 50.000 cose anche se di fatto non ho capito qual è il suo mestiere. Piuttosto mi sembra d’aver capito che “era” qualcosa, quindi suppongo ora sia in pensione e viene a curiosare ad Auroville. Discussione interessante nonostante il mio under – basic english… Gira e volta si finisce a parlare di colonialismo e utopie.

Ho reso partecipe anche lui della “paura” di 50.000 Aurovilliani e delle diffidenze reciproche con la service – people. Come al solito stamattina ho litigato con la vecchia che pretende di far stare tutti senza scarpe anche nel patio, che è fuori. La sensazione rispetto agli altri occidentali è sempre del tipo “Che bello che bello, togliamoci le scarpe così siamo pure noi degli indiani!”, così come si mettono le orecchie di topolino per partecipare ad uno spettacolo a Disneyland.

Osservo la peluria sotto le bassette di Supriya mentre l’ufficio è nell’ilarità  totale: ma ho perso troppi passaggi così non ho la minima idea di cosa stiano parlando… In queste mattine si sente l’assenza di Karen, che è sicuramente la persona più disponibile. Peccato averla conosciuta qui, ora. Mi sarebbe piaciuto diventare suo amico.

Vediamo se oggi Sauro finalmente chiarisce ‘sta storia del biglietto aereo: così vado via il 7 ottobre, cioè sto una settimana in più del previsto. Almeno riuscirò a portare a buon punto il lavoro. Se mi facessero lavorare on line ovviamente finirei ben prima invece di “perdere tempo” a scrivere quaggi.

Anche ieri i miei hanno scritto un e-mail: spero la prendano come un’abitudine. Utilissima (fondamentale, direi) ora che sono qui in India, utile che prendano l’abitudine anche per il futuro (ma ne dubito).



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