Furto con scasso

4 Giugno 2004

Ieri sera stavo scrivendo un post sulla Cuccia: il PC è crollato e la nuova moda all’Edhec (da questa settimana) è che chiudono prima, alle 21. Cosà ho aspettato un’infinità  l’autobus come al solito, ho fatto il mio viaggetto ed eccomi a casa.

Strano: la porta è stata evidentemente forzata. Tiro un sospiro di sollievo: la doppia mandata sembra aver funzionato e così osservo perplesso la chiave che fa fatica ad aprire. Penso: vabbé, dovrò chiamare qualcuno per farla aggiustare e magari domattina perderò la lezione di francese.

Poi mi incammino nel mini – mini – appartamento e tutto sembra come al solito. Il cassetto della scrivania, però, è chiuso storto. Strano.

Lo apro, osservo il contenuto disordinato e poi trovo il portafogli. VUOTO. Tutti i soldini che mi avevano portato in dono i miei (anche da parte di tutta la parentela) ed i miei (ritirati in banca per pagare il cibo per mia sorella) spariti: fino all’ultimo centesimo, anche l’ultima monetina.

Mi sembra di svenire. OK, sarà  uno dei soliti incubi notturni. Ma quando finisce? Non finisce.

Mi guardo intorno e noto tanti piccoli elementi che mostrano che qualcuno ha violato le mura di Giuggiolandia. Fortunatamente sembrano mancare poche cose. Stamattina, tuttavia, scoprirò che hanno rubato anche il mio completo Sisley, la mia camicia nuova (da completo, appunto) regalo di Natale di mia madre, i miei maledettissimi pantaloni di Dolce & Gabbana, che mio padre mi ha regalato qualche tempo fa: avevo sempre rinviato la prima volta per indossarli.

Cosà, ieri notte, non ho minimamente badato al fatto che avevo promesso ai miei colleghi di preparare la presentazione da discutere oggi ed inviare al professore. Piuttosto, ho chiamato il numero internazionale di emergenza (il 112), dove mi hanno detto di non poter fare nulla e di chiamare lo 07 (numero della polizia). L’operatore continuava solo a dire “C’est pas grave, c’est pas grave” e che non potevano far nulla di notte ed io precipitavo nel vuoto. Unico suggerimento: chiamare la loro serrurerie di fiducia per riparare il danno.

A questo punto ho socchiuso la porta (tanto…) e sono andato a telefonare dalla cabina alla povera Giuggiola, che aveva intuito chissà  come che stava succedendo qualcosa di brutto, quindi all’artigiano di fiducia della polizia (nessuna risposta) e ad uno di cui avevo un flyer pubblicitario. Risponde la segreteria di quest’ultimo: lasciare i dati, mi richiameranno.

Dopo svariato tempo, si manifesta telefonicamente un centro di soccorso artigianale (?) che promette l’arrivo di un collega specializzato in serrature. Arrivano un omino con la sigaretta ed un giovanotto dallo sguardo moooolto intelligente. Riparano il tutto (si fa per dire: cambiano solo il bussolotto, fondamentalmente) in 10 minuti e mi chiedono la modica cifra di 182 Euro.

Avevo appena detto al tipo che mi avevano rubato TUTTO. Si è arrabbiato, ed è andato a smontare il bussolotto appena montato. Ho implorato pietà  e dato in pegno la mia carta d’identità  in cambio di un appuntamento per oggi all’ora di pranzo. Andati via i due geni (ma quanto guadagneranno, in un mese?), metto il notebook al collo e mi incammino verso il commissariato principale della Polizia, a qualche kilometro di distanza. Sulla strada chiamo la povera proprietaria di casa, che dopo la porta sul balcone, la fogna scoppiata ed altre amenità  ormai starà  meditando di regalarmi (e regalarsi) un cornetto rosso.

Provo a prelevare soldi con le carte di credito superstiti: niente da fare, i PIN risultano sbagliati. Arrivato alla Polizia, apprendo solamente che dovrò chiamare lo 07 di mattina e chiedere una perizia della polizia scientifica. Passo una notte maledetta e stamattina eseguo questa istruzione: arrivano due buffi personaggi (un uomo dall’apparenza di un idraulico ed una ragazzina ventenne) che rilevano le impronte sul mobiletto sotto il lavabo della cucina. Ma come? Il portafoglio era dall’altra parte della casa e non penso che ad un ladro interessi tanto cosa tengo sotto il lavello!

Mi scrivono su un foglio gli indirizzi dei 2 commissariati minori più vicini, per fare denuncia. Vado a quello che è sulla strada abituale per l’Edhec. Come al solito, si prendono gioco di me (perché odiano tanto gli italiani?) e cercano di mandarmi all’altro. Alla fine, tra una risata e l’altra (?) raccolgono la denuncia. Arrivo a lezione con solo 2 ore di ritardo e poi all’ora di pranzo mi precipito a casa a vedere se il fabbro ha visto il mio biglietto (effettivamente è sparito) che rimandava l’appuntamento a mezzogiorno e mezzo di domani, quando Giuggiola dovrebbe prestarmi i soldini.

Riflessioni a posteriori: quanti sogni sprecati, quanto lavoro sprecato. Se penso che, sommando il valore dei contanti rubati, il costo della serratura ed il valore degli oggetti (dei vestiti nuovi, in particolare), arrivo ad una cifra simile allo stipendio mensile netto dei miei genitori sommati, cado nella disperazione. Immagino ‘sti 2 poveri cristi che si alzano prima delle 6 del mattino ogni santo giorno, vanno al lavoro e magari tornano alle 8 di sera a casa: mi domando davvero cosa abbiamo fatto di male.

Non siamo una maledetta famiglia straricca. Siamo una famiglia di gente che lavora e che ogni cosa la suda. I pantaloni di Dolce & Gabbana ne solo il simbolo: un regalo sudato, costoso, che custodivo per un momento importante, probabilmente il primo capo “firmato” della mia vita. Sono spariti cosà, nel nulla. Anche i contanti stessi sono un buon emblema: li volevo utilizzare per pagare l’affitto di giugno ma soprattutto per regalare a Giuggiola il nostro tanto sognato week-end a Parigi, rinviato (era un regalo di Natale all’inizio!) dal dicembre scorso. Si conferma poi la mia antipatia per i contanti: di solito pago tutto con la carta di credito e da ieri ne sono ancora più convinto.

Mi viene solo da chiedere: perché io? Se il ladro in questione legge la Cuccia, potrebbe gentilmente commentare? Potrebbe spiegarmi come sia possibile che esattamente il giorno in cui lascio a casa un po’ di contanti per la prima volta in vita mia è esattamente quello in cui lui è venuto? Come faceva a saperlo? Giuggiolandia mi sembra violata ben più di quando era venuto lo spurgatore a levare il macello del WC. Ora è una violazione invisibile, ma più dolorosa. Ed in più m i sento osservato, spiato. Come facevano a sapere TUTTO della mia vita? OK leggere la Cuccia, ma non mi pare che avessi mai dato segni di un mio particolare benessere economico (anzi…) o dei miei movimenti negli scorsi giorni.

Se qualche altro ladro potenziale legge questo blog: lasciate stare casa mia, qualcuno ha già  provveduto. Non ho più niente da darvi se non qualche pacco di biscotti.



7 Comments to “Furto con scasso”

  1. Jeanette | Giugno 7th, 2004 at 16:48

    Che rabbia… Sono empaticamente irritata e arrabbiata e rattristata con te. Spero che gli torni indietro per nove volte tanto! Ma almeno vadano a derubare gli straricchi che hanno davvero qualcosa di grosso da farsi rubare! Dei pantaloni in un armadio, poi… Mi sembra davvero un furto meschino… Mah!

  2. ex-xxcz | Giugno 7th, 2004 at 18:54

    Effettivamente… Questo week-end ho continuato a pensarci ed oggi ancora ed ancora. Chissà  quando riuscirò a dimenticarmene.

  3. Jeanette | Giugno 9th, 2004 at 11:38

    de-nun-cia de-nun-cia!

  4. Gatto Nero | Giugno 8th, 2004 at 04:18

    Beh, certe volte mi considero io uno colto da sfiga. Pare che la mia sia pure poca, a sto punto… Mi spiace. E’ brutto, soprattutto quando sei all’estero.

    Parlando di cose serie… lo sai, vero, che in effetti chi ha rubato in casa tua è qualcuno che ti conosce, o in casa tua c’è stato? Mi sembra di per sé evidente, e triste…

  5. ex-xxcz | Giugno 8th, 2004 at 12:27

    Sabato ho avuto un’illuminazione: e se fosse stato quell’antipaticone del portiere? Questo spiegherebbe perché la porta sembrava chiusa e tante altre cose. Vi aggiorno nelle prossime ore…

  6. Gatto Nero | Giugno 8th, 2004 at 12:32

    Ecco appunto, facci caso a sti particolari che è sicuramente qualcuno che sapeva tu non fossi in casa…

  7. Pingback dall'articolo » La mia prima volta | Novembre 25th, 2006 at 23:47

    […] Quando mi trasferii a Torino, la casa era decisamente più grande: pur sempre un monolocale, ma con tanti armadi a muro ed un bagno come si deve. Una bella esperienza, tutto sommato, ripetuta anche col secondo appartamento, un po’ più grande, preso nello stesso palazzo al ritorno da Nizza. Forse l’esperienza più difficile l’ho vissuta proprio in quest’ultima città: non solo per il terribile furto con scasso, ma anche per le dimensioni minime. È vero che rispetto a Padova la casa nizzarda aveva un angolo cucina, tuttavia la stanza conteneva a malapena il divano trasformato in letto matrimoniale. […]

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