Pensare alla pensione

12 Luglio 2007

Passano i mesi, ma la vita da dipendente continua a sembrarmi strana: dopo anni di indipendenza finanziaria, in particolare, è strano vedere la tua busta paga con tutte le voci di prelievo, la maggior parte delle quali incomprensibili. Cerco di interpretarle grazie all’apposita guida pubblicata sull’Intranet aziendale: ottengo solo la sensazione che c’è “qualcuno” che prende soldi dal mio stipendio per salvaguardarmi dalla mia stupidità. Come a dire: sei giovane ed inesperto, lascia che ti si prenda qualche centinaio di Euro l’anno per poi poterteli restituire quando sarai troppo vecchio per lavorare e non avrai perciò una fonte di reddito autonoma.

Vanno in questo senso i tradizionali contributi, ma al giorno d’oggi anche il TFR: un tempo era una cifra fine a sé stessa, da accumulare lentamente e “godersi” alla fine del rapporto lavorativo; ora è solo un modo di accumulare più contributi a fondo semi-perduto. Anch’io devo prendere la famosa decisione sulla destinazione del mio cumuletto, con un paio di mesi di tempo in più rispetto alla guerra pubblicitaria in concomitanza col rush finale collettivo di giugno. Quando ho iniziato a pensarci, in primavera, ho contattato la mia banca per sentire le loro proposte: non mi hanno nemmeno richiamato; ora sul sito noto che si venderebbero l’anima pur di avere un sottoscrittore in più dei fondi pensione distribuiti.

Tuttavia, ho capito l’antifona statale, quindi non sono sicuro che cederò alle loro lusinghe. Mi sembra chiaro, infatti, che il Legislatore (o la lobby dietro, che è indifferente) abbia deciso di favorire a più non posso i fondi pensione settoriali: se io da bravo metalmeccanico (sigh) aderisco al fondo complementare Cometa, il datore di lavoro è tenuto a contribuire in maniera più ampia rispetto alle altre scelte. Se io non esprimo alcuna scelta, il mio TFR finisce comunque nel fondo di settore. E tutti sono contenti: le imprese (Federmeccanica, Assistal ed Intersind) ed i sindacati (Fim, Fiom, Uilm e Fismic), ma anche un po’ lo Stato, che così evita di dover pensare a troppi soldi nel fondo “speciale” dell’INPS.

Osservando quotidianamente la vita in Banca, confesso che se fossi un dipendente di questo settore penserei in chiave più strategica alle modalità di investimento del TFR; anzi, probabilmente aderirei ai piani di investimento riservati ai dipendenti, decisamente interessanti. A dire il vero, basterebbe che il mio stipendio fosse più rilevante, per rendere la questione attraente; ora, invece, sbadiglio e faccio fatica a considerare seriamente la scelta della destinazione dei miei quattro spiccioli di fine rapporto: chi ha voglia di rimanere metalmeccanico a vita?



6 Comments to “Pensare alla pensione”

  1. Passeroad | Luglio 13th, 2007 at 12:14

    Il contratto co.co.pro. risolve ampiamente il problema del tfr 😛

  2. ex-xxcz | Luglio 13th, 2007 at 12:38

    Eh eh, difficile darti torto… 🙂

  3. Giuggiola | Luglio 14th, 2007 at 18:17

    Io invece ho già deciso!!!!

  4. ex-xxcz | Luglio 14th, 2007 at 21:48

    Ah… E cosa hai scelto?

  5. Perdiletto | Luglio 17th, 2007 at 11:28

    Intanto ricambio la visita! 🙂
    E poi, giusto per contribuire, io ho deciso per ora di lasciarlo in azienda, anche se in realtà va alla Tesoreria dello Stato.
    L’unica cosa positiva è che posso recedere in ogni momento a favore di uno qualsiasi dei fondi esistenti. Compreso quello di categoria.

  6. nikink | Luglio 18th, 2007 at 14:23

    In accordo alla mia teoria dell’Italia come Repubblica basata sul Tipo, il tipo in questione è il mio capo che, ad ogni evenienza, è sempre pronto a farmi un anticipo sulla liquidazione

    Ciò detto, come immagini, la scelta è stata silente ed ovvia; il futuro, un’incerta nebulosa squattrinata

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