I taxi a Roma: un incubo?

18 Luglio 2007

Il logo della Cooperativa romana di Radiotaxi SamarcandaAeroporto di Fiumicino: atterriamo da Orio col solito ritardo ed il Partner romano mi chiama un taxi “di sua fiducia”. Si tratta, mi spiega, di un’auto della Cooperativa Samarcanda: sono seri, puntuali e soprattutto accettano diversi mezzi di pagamento, comprese carte di credito e di debito. Aspetto qualche minuto la mia auto, in mezzo ad altri taxi, tutti Samarcanda: salgo e spiego all’autista che devo andare al Jolly Hotel Villa Carpegna, in Via Pio IV. Il tassista parte in quarta ed a tutta velocità si precipita verso il quartiere di Primavalle: ad un certo punto si infila in dei vicoletti e mi porta all’Hotel pincopallo, che io gli spiego gentilmente non essere il mio. Riparte in quarta e mi porta all’Hotel tiziocaio, al che io inizio a preoccuparmi ed a mezza voce rinnego la nuova meta, mentre il tassametro corre allegramente. Lui è visibilmente seccato e finalmente prende in mano un vecchio TuttoCittà dicendomi “Ma guarda che nunn è a Primavalle, è a Gregorio Settttimo!”: io prendo atto di questa verità e lo osservo mentre riparte alla caccia di un nuovo Hotel nel nuovo quartiere. Quando arriviamo davanti al mio, il tassametro è nei dintorni dei 40 Euro abbondanti: inutile dire che, all’inizio del tour degli alberghi, eravamo intorno ai 30.

Salgo un attimo in camera a posare i bagagli, riscendo in reception ansioso di godermi una delle città che amo di più al mondo e chiedo agli addetti se possono chiamarmi un taxi col loro sistemino automatico. Pochi secondi ed arriva il tagliandino con la conferma: vado fuori ed aspetto. Arriva un tizio di etnia indefinita e gli chiedo se prende la carta di credito: mi dice di no, ma che “senza problemi” mi porterà ad un Bancomat per prelevare una somma adatta a saldare il conto. Partiamo verso il centro di Roma e dopo un bel po’ siamo a Piazza Venezia: mi fa scendere per prelevare alla BNL dell’angolo, ma lo sportello è così clamorosamente fuori uso che non si apre nemmeno la porta. Lui non ci crede (mah) e riparte verso il ristorante in cui ho l’appuntamento, a poche centinaia di metri. Arrivati là, saluto con la manina i colleghi che mi osservano incuriositi come un pesciolino nell’acquario, mentre il pazzo riparte a tutta velocità verso una meta indefinita. Per fortuna mi accorgo che ad un angolo di strada c’è una filiale Intesa Sanpaolo: prelevo 50 Euro e ricominciamo il giro dell’isolato, per tornare davanti agli increduli commensali.

Finita la cena, con un neo-collega facciamo due passi verso Piazza Venezia: c’è pieno di taxi in fila, così mi rivolgo al primo. L’autista esclude la presenza del POS per la carta di credito e d’altra parte non ho voglia di mollargli tutto i contanti rimasti dal viaggio di andata, da conservare per sicurezza per il viaggio di 12 ore dopo. Chiedo al secondo: stessa scena. Chiedo al terzo: stessa scena. Chiedo al quarto: stessa scena. Chiedo al quinto: stessa scena. Chiedo al sesto: stessa scena. Chiedo al settimo: mi viene detto che la Visa non viene accettata, forse il PagoBancomat. Chiedo all’ottavo: ricomincia la serie senza POS. Chiedo al nono: stessa scena. Avanti così, fino al DODICESIMO: nel frattempo il mio collega torinese è scandalizzato e chiama la “solita” Samarcanda. In pochi minuti il taxi arriva, accompagno a casa il mio amico e poi proseguo per il mio albergo nascosto tra gli alberi: tutto lineare.

Al mattimo, memore dell’esperienza della sera precedente, mi armo di pazienza ed inizio a chiamare ‘sta benedetta cooperativa Samarcanda: mi rispondono la prima volta ma la linea cade da un secondo nonostante chiami da un telefono fisso; riprovo qualche altra volta ed è occupato; all’ennesima volta mi risponde un operatore che mi chiede il nominativo e conosce il Jolly Hotel Villa Carpegna. Mi mette 10 minuti in attesa e poi riprende la chiamata ed apostrofandomi per nome (gulp) mi dice che non ha auto in zona. Rimango interdetto, ma è irremovibile: mi chiude la telefonata e mi lascia a piedi. Mi rassegno a ri-chiedere un taxi ai receptionist: ancora una volta arriva un’auto della compagnia di loro fiducia. Stavolta però l’autista è più serio di quello della sera precedente: quando gli chiedo di pagare con la carta di credito, senza batter ciglio tira fuori ricevuta, carta carbone e lettore a stampo. Non li vedevo da anni ed anni: effettivamente noto che la ricevuta che mi viene consegnata è del 1998, il che è tutto dire…

Il logo della Cooperativa romana di Radiotaxi 3570Ultima tappa in taxi, il viaggio dall’Hotel Hilton Cavalieri a Termini. Chiamiamo ancora una volta Samarcanda, che stavolta non ci dà buca. In mezzo a tante auto di Radiotaxi 3570 (che è la cooperativa di tassisti più grande d’Europa), non riesco a trovare l’albatros di Samarcanda. Aspetto, aspetto, aspetto… Fin quando un vecchietto 3570 richiama la mia attenzione: “Dottò, ma nun è che è llllei la persona che stavo ad aspettà, no?”… Guardo il codice auto ed effettivamente è lui: “Ma io avevo chiamato Samarcanda” dico io, “Hanno mannato me che c’ho er POSSSS” dice lui, lasciandomi comunque con qualche dubbio su questo scambio di servizi tra cooperative. Ultimo viaggio, ulteriori kilometri persi in zona Esquilino – Termini a cercare la traversina sede del mio ultimo appuntamento.

Alla fine, ho speso in taxi più di quanto mi è costato il viaggio in aereo Orio al Serio – Fiumicino, con Alitalia. Ho macinato kilometri e kilometri inutili, ho anticipato spese in contanti senza alcun motivo sensato, ho perso decine di minuti a causa della caparbietà degli autisti nel non voler consultare uno stradario. Non sia mai che installino un GPS come tutti i loro colleghi in giro per il mondo: forse non fa molto macho dimostrare di non conoscere i vicoli della propria città, ma noi clienti non ci formalizziamo troppo. Qualche mese fa ero stato troppo ottimista, nel preferire i tassisti romani a quelli lombardi: rimangio il mio giudizio, visto che a livello di servizio la mediocrità regna sovrana in tutta Italia.



3 Comments to “I taxi a Roma: un incubo?”

  1. passeroad | Luglio 19th, 2007 at 20:00

    «Ho perso decine di minuti a causa della caparbietà degli autisti nel non voler consultare uno stradario. Non sia mai che installino un GPS come tutti i loro colleghi in giro per il mondo»

    Colombo è arrivato in America, senza chiedere indicazioni, anche io.

    Peccato pensava d’essere in Asia

  2. Tassista Roma | Settembre 14th, 2007 at 10:46

    Ciao,
    un blog di tassisti ha pubblicato le tue avventure di luglio

    Premetto che io accetto tutte le carte di credito e tutti i bancomat. Posso però chiederti un’informazione? Quanto paghi annualmente per le tue carte di credito e quanto paghi per ogni transazione?

    Saluti,
    Daniele

  3. ex-xxcz | Settembre 14th, 2007 at 10:51

    Ciao Daniele,

    ti andrebbe ti linkare il blog in questione?

    Riguardo alle mie carte di credito, puoi agevolmente immaginare il costo di una MasterCard Oro, di una Visa, di un Bancomat e di un’American Express Blu (anche se quest’ultima non la uso mai). Sulle singole transazioni, immagino tu conosca già la risposta, non pago nulla.

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