Voglia di viaggiare

7 Agosto 2007

Una vignetta pubblicata la scorsa estate da PhD

Sono un po’ come il Prof. Smith: se andassi in spiaggia penserei al lavoro. La differenza è che io, in spiaggia, non ci vado proprio. Non che sia una novità, visto che dalla disastrosa vacanza 2003 a Nizza non mi concedo più un reale periodo di ferie. Qualche week-end negli anni successivi mi ha permesso di non sbroccare definitivamente, ma con l’abitazione fissa a Bergamo dal novembre scorso il mio tasso di “stanzialità” è aumentato proporzionalmente all’insoddisfazione. Come ho raccontato qualche mese fa, il mio eccessivo amore per i viaggi mi fece finire dallo psicologo della caserma, durante la visita di leva.

Se proprio non posso dedicarmi a lunghi viaggi di piacere (ma mi basterebbero anche quelli di lavoro), sarebbe proprio carino staccare un po’ e godermi un po’ di sole, da perfetto nullafacente. Vista la mia pregiata situazione di dipendente, quest’anno godrò di una settimana di ferie: la passerò in famiglia ed ovviamente, come dicevo sopra, col pallino fisso del lavoro. Il fatto di essere momentaneamente sprovvisto di una connessione UMTS decente farà fortunatamente sì che non sarò collegato notte e dì; eppure, non mi meraviglierei se le mie ore volassero al telefono, principalmente per motivi lavorativi (sai che novità).

L’idea vera per evadere definitivamente dal lavoro, come scrivevo nei commenti al post sull’argomento di Mafe, sarebbe quella di spegnere definitivamente il cellulare: perderei però per strada i miei contatti personali, che al contrario sono quanto di più prezioso possa godere in questi mesi difficili. L’alternativa sarebbe scappare all’Estero. Fare un bel viaggio in un Paese remotissimo (isole tropicali? Antartide?) oppure in una grande città oltreoceano (Sidney? Reykjavík? Los Angeles?), in modo da avere una scusante per non rispondere al telefono, poter finalmente bloggare qualcosa di decente sulla Cuccia e soprattutto poter davvero conoscere posti nuovi.

Non sono mai stato ai Caraibi: mi rilasserei? Non sono mai stato negli Stati Uniti né a dir vero in nessuno Stato americano: cosa mi perdo? Posso continuare ad libitum a lavorare di fantasia: mi tocca lavorare, nella realtà. Sembro il criceto sulla ruota: giro, giro, giro, senza alcun vantaggio sensato. Negli scorsi anni almeno avevo la motivazione del “mettere un po’ di soldini da parte”, per tornare a fare l’imprenditore o quantomeno vivere più serenamente le avversità dei prossimi anni; ora basta l’addebito mensile delle carte di credito per distruggermi il cashflow.

Continuo a coltivare il sogno che un giorno finirò in qualche aeroporto che non sia compreso sull’asse Linate -> Fiumicino -> Lamezia Terme -> Fiumicino -> Orio al Serio, accumulando Millemiglia Alitalia (se tutto va bene entro qualche tempo riuscirò ad avere le miglia necessarie per un viaggio per l’Albania o la Libia in classe economica, caspita), ma anche punti Cartaviaggio Trenitalia (molti purtroppo scadranno ad agosto 2007, quindi devo trovare urgentemente un modo per spenderli, penso in beneficenza), per non dire del programma Lufthansa Miles & More (forse finalmente sono riuscito ad ottenere la carta di credito dedicata, ma a voglia a spendere Euro). Continuo ad accumulare punticini per inseguire viaggi impossibili: utopia di marketing moderna…



11 Comments to “Voglia di viaggiare”

  1. perdiletto | Agosto 8th, 2007 at 09:16

    Ma quando mamma Alitalia chiuderà i battenti, cosa rimarrà delle MilleMiglia? Convertite in giri di giostra al Luna Park di Linate? 🙂

  2. ex-xxcz | Agosto 8th, 2007 at 09:26

    Con tutto lo sbattimento che ci vuole per raccoglierle, in quel caso inizierei a girare sulla giostra fin quando non perdo i sensi!

  3. Annarella | Agosto 8th, 2007 at 15:19

    Gli USA sarebbero la soluzione perfetta per le tue esigenze 🙂 Potresti non rispondere al cell e/o tenerlo spento, vedresti cose e luoghi che distrarrebbero dall’idea del lavoro e, nel caso proprio tu non possa distrarti da questioni professionali, potresti unire l’utile al dilettevole visitando i grandissimi mall (tipo Mall of America) o outlet (Gurnee Mill vicino a chicago).
    Adesso mi scuso ma vado a mettermi un’ora in lutto per la nostalgia di Gurnee Mill 😀

  4. Parolina | Agosto 8th, 2007 at 16:28

    Avrei un posticino in Valle d’Aosta dove il cellulare non prende quasi, che si raggiunge solamente con la funivia e sembra il paese delle fate. D’estate è pieno di sole, ci sono prati e panorami in quantità. E sole, se sei fortunato. Chamois, si chiama.

    Oppure ti insegno come si fa a rimuovere totalmente dalla memoria password di accesso a rete, computer personale e posta elettronica aziendale dopo una sola settimana di vacanza. Mi capita sempre, non è difficile, ed è una sensazione bellissima (soprattutto da quando ho imparato a scriverle su un post it che lascio a casa e recupero solo al ritorno al lavoro).

  5. ex-xxcz | Agosto 8th, 2007 at 18:52

    Continuiamo così… Facciamoci del male! 🙂

  6. passeroad | Agosto 9th, 2007 at 10:05

    Il problema non è pensare al lavoro è il lavoro che pensa a noi 🙁

  7. Marco | Agosto 9th, 2007 at 11:54

    «spegnere definitivamente il cellulare: perderei però per strada i miei contatti personali»

    Guarda che esistono compagnie telefoniche (anche concorrenti) che sarebbero felicissime di sbolognarti una nuova SIM a prezzi irrisori: potresti mantenere i contatti e, contemporaneamente, stoppare i seccatori… :-p

    Rilassati e fai una buona vacanza, a presto!! 😉

  8. ex-xxcz | Agosto 9th, 2007 at 12:17

    Proposta corretta, peccato che ho già 2 SIM (una aziendale ed una personale) e vengo chiamato su entrambe! 🙁

  9. dottorgioia | Agosto 9th, 2007 at 15:42

    E allora ce ne vuole una terza!

    La sim personale andrebbe cambiata ogni 6 mesi, giusto per essere sicuri che qualche cliente, per errore, non l’abbia identificata…

  10. ex-xxcz | Agosto 9th, 2007 at 16:36

    Noooo… Un altro non riuscirei proprio a controllarlo!

    Pensa il paradosso: quando sono stato assunto qui, hanno inserito sui biglietti da visita il mio numero di cellulare personale, che ho dovuto cedere all’azienda affinché entrasse nella RAM. Quello da sempre utilizzato per lavoro, invece, nei mesi nessuno l’ha più utilizzato, quindi è diventato il mio numero “riservato”.

  11. Annarella | Agosto 10th, 2007 at 15:07

    Non e’ che poi ti succeda come ad un mio conoscente che, in una situazione simile, si e’ visto contestare l’importo delle spese telefoniche quando era all’estero ? 😀

    Al che, visto che si trattava dell’importo di 6 mesi di trasferta, ha restituito la scheda ai suoi capi. A quel punto, visto che non sapevano piu’ come rintracciarlo via cell, chiamavano me (sul num personale sbadatamene comunicato una volta).

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