Arriva una fase, in tutti i progetti complessi, in cui si tirano i remi in barca. Il risultato atteso si è verificato, le risorse (umane ed economiche) sono state tutte impegnate sino all’ultima briciola e rimane il tempo di fare un po’ di ordine (mentale e fisico) prima di tornare alla normalità non progettuale. Tutto ciò avviene anche nei progetti che coinvolgono dei team di consulenti: anzi, per la natura stessa del nostro lavoro, questa fase assume una rilevanza critica. Se il Cliente ha raggiunto il suo obiettivo ed il progetto realizzato insieme ha portato ai risultati sperati, deve avere il coraggio di tagliare il cordone ombelicale della consulenza ed iniziare a camminare con le proprie gambe. Prima che ciò avvenga davvero, però, subentra la fase critica di cui sopra: è quella che potremmo definire (molto scientificamente, eh), “crepuscolo del consulente”.

Il Cliente, dopo che magari ti ha visto tutti i giorni seduto alle sue scrivanie a fare quanto previsto dal Progetto, a svolgere anche le sue attività quotidiane ordinarie e magari pure lanciato a passare la cera sui pavimenti (tanto…), non riesce a mandarti via. Allora ti compra per un mese. E tu rimani lì conscio che il Progetto ormai è finito, che la tua attività è puro supporto quotidiano e magari che ti toccherà rimanere fino a tardi la sera per lucidare l’argenteria di famiglia. Peccato che la tua Società di Consulenza ha capito che quello è un Cliente “morto”, quindi cerca di portarti via da quell’inferno a tutti i costi, per farti dedicare ad attività più redditizie e soprattutto con un qualche futuro davanti. Tutto il team d’altronde è già sparito, sei rimasto solo tu che eri “l’uomo di fiducia” del Cliente. Aspetti che succeda qualcosa, mentre di nascosto fai le crocette sul calendario come fanno i reclusi.

Il mio problema, piuttosto rilevante, è che sono in fase “crepuscolo del consulente” da oltre 6 mesi. Si può dire quasi da inizio 2007 e sicuramente fino al termine del 2007. Quasi un anno di strazio, insomma. Un anno composto da ore ed ore passate in ufficio a seguire attività che nulla hanno di progettuale, a fare da balia a top manager preoccupati di non farcela ad affrontare piani industriali impegnativi coi loro staff risicati, pigiati in open space invivibili. Ed ovviamente con il fiato della Società di Consulenza sul collo che dice “Beh, vieni a divertirti su qualcosa di più sensato”, senza alcun avviso rispetto al Cliente. Che così ti ama al mattino e ti odia al pomeriggio, quando magari sparisci per andare nei tuoi uffici a fare “altro”… Ed il giorno dopo ti rinfaccia aspramente che lui, la tua giornata da centinaia di Euro l’ha pagata tutta, dalle 8.30 del mattino alle 10 di sera (altrimenti come ammortizza l’investimento ingiustificato?)…

Sono un po’ stremato, lo confesso. Ci sono stati momenti simili negli scorsi anni (sin dai tempi di Venezia), ma sono sempre durati un mesetto o poco di più. Ora sono quasi imbarazzato, nel cercare da un lato di spiegare al Cliente la sua bassissima priorità strategica e dall’altro nel dimostrare alla Società che non sono lì a grattarmi, che in questa settimana ho fatto 3 sere giornate consecutive da 14 ore ciascuna ed oggi l’ho evitata solo perché appunto convocato a Milano per il tema “altro”. Domani sarà l’ennesima giornata infernale, passata a sopportare il Cliente col muso lungo per il tradimento del suo Consulente strapagato. Poi inizierà di nuovo il ciclo dell’innamoramento, fino alla prossima convocazione milanese. E via così, in cicli infernali che solo la povera Annarella può capire sino in fondo…



4 Comments to “Il crepuscolo del consulente”

  1. SuperCopy | Ottobre 5th, 2007 at 10:08

    Su, su… Che poi tutti gli inferni hanno una fine. E la Società di Consulenza avrà prima o poi pietà di te e ti destinerà ad altri Clienti impazienti di innamorarsi del loro Consulente preferito. E però quello che scrivi è ai limiti del patetico: non mi capacito di questi Top Manager strapagati che sono del tutto incapaci di tagliare il cordone ombelicale che li lega a doppio filo al consulente. A che serve la consulenza se diventa un body rental? Smette di essere una guida e inizia a diventare una forma di schiavitù in versione luxury. Sei incatenato alla scrivania come secoli fa lo si era alle triremi. Spera solo che il Cliente non affondi. 😉

    P.S. qui la colpa è anche della Società di Consulenza che (evidentemente per proprio tornaconto personale) ha scelto la logica del body rental in maniera più o meno consapevole. Conosco altre Società di Consulenza che rifiutano a priori questo genere di logiche e difendono i loro dipendenti da questo tipo di legami nefasti…

  2. ex-xxcz | Ottobre 5th, 2007 at 10:20

    Il tema del body rental effettivamente è delicato. Conosco altre Società del Gruppo, più tecnologiche, che fanno body rental, ma non c’è nulla di male: lo dichiarano ed hanno tariffe adeguate.

    Noi che ci occupiamo di consulenza strategica, sulla carta, aborriamo questo tipo di offerta, in favore di un rapporto decisamente diverso coi top manager e le loro prime linee coinvolte nei progetti. La fase “crepuscolo del consulente” ha senso come coda breve di progetti molto più strutturati… Anche se nel mio caso, complice la stagnazione del mercato, è diventata patologica.

  3. mondoboia | Ottobre 10th, 2007 at 21:20

    Inizia a nn lavarti per qualche settimana…

    OT: ieri c’e’ stato un evento organizzato da Google Italy per presentare una ricerca su come gli utenti raccolgono info per acquistare prodotti finanz.

    Per caso eri presente? Volevo confrontarmi con te, se nn sbaglio hai lavorato o lavori nel set. Bancario.

  4. ex-xxcz | Ottobre 10th, 2007 at 21:33

    Ciao, purtroppo non ero presente. Comunque sì, lavoro nel settore, quindi ti scrivo un’e-mail… 😉

Leave a Comment