Curiosando di link in link come spesso accade a chi come me passa tanto tempo online, ho scoperto l’articolo Why Intelligent People Tend To Be Unhappy di Bill Allin. Ho notato che è stato ampiamente ripreso su Digg e sui blog di tutto il mondo: in effetti offre spunti interessanti e probabilmente li offre proprio a chi su Digg e sui blog scrive. Perché parla di persone intelligenti, delle loro difficoltà a crescere in una società non tagliata per loro e dell’ipotesi (ottimistica) del sociologo che il XXI secolo, grazie ad un miglior riconoscimento sociale della figura del geek, risulti più favorevole.

Non so se io sia una persona intelligente. So che comunque mi riconosco abbastanza nel lato negativo descritto da Allin, quello della presunta anti-socialità che deriva, ipotesi quantomeno realistica, dal fatto che sin da bambini si è stati costretti a “vivere da grandi”. La logica descritta nell’articolo è micidiale, ma purtroppo penso che molti di noi possano facilmente ritrovarcisi: crescere in mondo di alte aspettative altrui comunque costringe a darsi aspettative altrettanto alte. Con tanto di senso di frustazione nel momento in cui le prospettive non si concretizzano e di biasimo da chi rimane stupito di ciò.

Avevo già parlato sulla Cuccia di questi argomenti, ormai parecchi anni fa. L’unica vera differenza, al di là delle piccole evoluzioni nella vita quotidiana che progressivamente ho raccontato in queste pagine, è che nel frattempo ho capito che l’unica vera benzina con cui andare avanti sono gli stimoli culturali. Perché se l’amore è ciò che ti sostiene nella vita privata, non riusciresti a sopravvivere ad intere giornate lavorative senza avere stimoli adeguati, da qualunque fonte ed in qualunque momento essi possano arrivare: magari nascono proprio dalla vita privata e contribuiscono a quella profesisonale.

Così magari prima mi appassiono ai programmi di loyalty dei supermercati, poi alle dinamiche dell’aviazione commerciale civile, poi allo sviluppo del mercato editoriale e così all’infinito. Come è già successo tante volte, quando meno me l’aspetto, queste informazioni, queste “curiosità”, mi serviranno sul lavoro, come spunto di conversazione con gli amici o come ulteriore punto di partenza per nuove “esplorazioni”. Ci saranno anche persone cui di tutto ciò non fregherà nulla (cfr. la Giuggiola di cui ho parlato tante volte qui sulla Cuccia)… Basta che poi non mi dicano che non sanno mai di cosa parlare con me.



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