Il cuore spezzato

6 Maggio 2009

Io ci credevo...Quando qualche settimana fa ho postato su Pollicinor questa immagine, il commento era stato «A volte può essere il contrario». Perché, a generi invertiti, mi ero sentito come nella prima vignetta e in quelle settimane, sebbene ancora fermo alla seconda vignetta interlocutoria, capivo che il crash era, per quanto malaugurato, probabilmente imminente.

La fine di un amore, o anche solo di una storia, è un evento imprevedibile e doloroso. Tu pensi di vivere ancora l’emozione dei primi giorni, l’arrossimento iniziale e ti ritrovi improvvisamente alla quarta, alla quinta, alla sesta vignetta. Ti ritrovi ad osservare i cocci del tuo cuore spezzato ed a chiederti perché è successo, quale sia stata la vera motivazione della fine del rapporto.

Può essere che le responsabilità fossero tutte da una parte o dall’altra e può essere che, in un tripudio di sadomasochismo, in qualche modo ci si sia fatti male a vicenda. Cosa dolorosa ma affatto rara: chiunque sia passato dalla fase “O ci sposiamo o ci lasciamo” può pensare, dopo aver realizzato di non essere in un film, che la fine della storia sia una delle soluzioni più ovvie.

Non c’è ricetta che tenga per un cuore spezzato. Non c’è colla che possa ricomporne i pezzi. Ci si poteva pensare prima, ovviamente, da entrambe le parti. Si poteva evitare di esacerbare le situazioni, porre in atto gli ultimatum, smetterla con i paragoni continui del tipo “lei era meglio di te”, “lui è più affascinante di te” e via all’infinito. Si potevano evitare tante cose e non lo si è fatto.

Il problema non è “restiamo amici”, che secondo me è sempre la cosa migliore da fare dopo queste situazioni, quantomeno tra persone adulte. Il problema è che sorge il dubbio che sarebbe stato meglio essere rimasti sempre amici, che forse non si era fatti davvero per un rapporto di coppia. Sarà l’amarezza del momento, sarà la nostalgia che viene dalle tracce sparse per casa.



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