Pochi mesi dopo la fine del Liceo, durante le vacanze di Natale, reincontrai la maggior parte dei miei ex compagni in una casa al mare. Fu un incontro lacerante: cinque anni di diffidenza collettiva venivano confermati, dimostrando ancora volta che il “gruppo”, di fatto, non si era mai creato davvero. Non ci sono più stati incontri successivi a quello. Raramente ho avuto notizie di quelle persone, incontrandole per caso in giro per l’Italia o ritrovandone una manciata su Facebook. Probabilmente non c’era più molto da dirci, forse non c’era mai stato davvero nulla in comune.

Non ho più avuto grandi notizie dei miei compagni di Università: gente sveglia e simpatica, letteralmente sparpagliata per l’Europa. Anche in questo caso ogni tanto leggo le loro avventure su Facebook. Mi piacerebbe reincontrare alcuni di loro, anche perché ormai sono passati quasi dieci anni dai tempi in cui ci si frequentava di più (negli ultimi anni a Padova io ero molto più al lavoro a Venezia che in Facoltà). Qualcosa di simile vale anche per i colleghi del Master di Nizza, che però sono ancora più lontani, vista la loro provenienza eterogenea, da tutti i continenti.

Dei colleghi dell’MBA di Torino, invece, ho qualche notizia in più. Sono connesso con molti di loro su Linkedin e Facebook, qualcuno fa anche il consulente ed è o è stato nel mio Gruppo. Alcuni sono spariti dalla circolazione, ma direi non si tratta di grandi perdite: quelli più interessanti sono a portata di clic, qualcuno legge La Cuccia. Proprio per questo motivo, quando qualcuno di loro ha tirato fuori l’idea di reicontrarci “6 anni dopo”, ho aderito con entusiasmo e curiosità. Ricordavo delle persone amiche ed ho ritrovato delle persone amiche.

Stasera ho passato una bella cena con una decina di loro. Mancava qualche persona cui voglio particolarmente bene, come Treccia, ma ce n’erano due-tre con cui ancora oggi mi trovo in grande sintonia. Ho ascoltato le loro storie, ho accennato alle mie vicende lavorative ma soprattutto ho raccontato del mio incidente di luglio. Ho trovato empatia e solidarietà, com’era ai tempi del Master. Siamo tutti un po’ invecchiati, ma i nostri visi e le nostre visioni del mondo sembrano quelle di allora. Sei anni non sono pochi, anche se pochi hanno avuto grandi evoluzioni.

Sulla strada del ritorno, pensavo che se fossi rimasto a vivere qui a Torino, sarei riuscito a mantenere i rapporti con queste persone, far crescere sempre più i nostri rapporti consolidandoli in amicizie utili per combattere quel senso di sradicamento che è ormai parte della mia vita. Il mio amore per questa città è cosa nota, quello che forse sfugge a molti è che il mio non è un capriccio: da quando sono arrivato a Milano sono sempre stato solo, quando ho lasciato Torino ho perso molti degli amici con cui avevo passato alcuni degli anni migliori della mia vita.

Mi dispiace che sulla Cuccia non siano rimaste grandi tracce di quel periodo, ma come ho già scritto in passato questo dipende anche dal fatto che la mia vita era diversa, a cavallo tra la disintossicazione del periodo dei forum e prima della mai troppo travolgente passione per la blogosfera. Stasera ho avuto un assaggio di come sarebbe stata la mia vita se avessi preso scelte personali e professionali diverse. È andata diversamente, andrà diversamente. Aspetto con curiosità gli anni che verranno, sperando di tornare ogni tanto in questo angolo di cuore chiamato Torino.



One Comment to “Torino e i compagni di Scuola”

  1. Treccia | Dicembre 3rd, 2009 at 10:19

    Mi è spiaciuto non poter venire. Ci tenevo tanto!
    Avremo sicuramente altre occasioni per incontrarci e comunque l’importante è non perdere i contatti.

    PS Grazie per le bellissime parole che mi hai rivolto. L’affetto degli amici, vicini e lontani, fa sempre bene al cuore.

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