La sintesi dell’incontro dell’autunno 2009 con i colleghi di MBA poteva essere: ho reincontrato persone gentili e amichevoli, sono dispiaciuto che a causa dei continui giri per l’Italia abbia perso i contatti con loro. La cosa sorprendente è infatti stata ritrovare, nel bene e nel male, le stesse persone e gli stessi rapporti interpersonali. Sorprendentemente, più o meno tutti maturi allo stesso modo, sebbene in partenza di età molto diverse: il tempo ha livellato le esperienze.

Qualche giorno fa, come auspicavo in quell’occasione, ho avuto modo di incontrare un po’ di compagni di Università e inevitabilmente è scattato il confronto tra le due occasioni. Piacevoli entrambe, anche se qui ad essere livellati erano più che altro i rapporti: un tempo amici vs. semi-sconosciuti, oggi tutti sorridenti e felici di reincontrarsi. A livello di esperienze, invece, nonostante l’anno di nascita comune tendenzialmente per tutti, le strade sono sembrate molto diversificate.

Il risultato è stato sorprendente: di parola in parola, di piatto in piatto durante il pranzo, sono emersi dei gruppi omogenei, tendenzialmente in contrasto l’uno con l’altro. Non dal punto di vista relazionale: come si diceva, l’amicizia regnava. Quello che era molto diverso era l’approccio a vita e lavoro, in un mix difficilmente scindibile. Da una parte qualche workaholic, dall’altra diverse neo-mamme; in mezzo, pochissime altre persone, definite per comodità “gli equilibrati”.

I workaholic (e mi ci metto auto-criticamente anch’io in mezzo) avevano un linguaggio comune, tipico dei loro contesti lavorativi (consulenza e multinazionali), erano single e costantemente in giro su treni e aerei. Le neo-mamme avevano un occhio sognante quando parlavano dei bebè (90% del tempo) e uno triste, quando ammettevano di aver abbandonato il lavoro a 30 anni. Gli equilibrati prestavano un orecchio a entrambi gli estremi, cercando di mostrarsi ascetici.

Sono andato a rileggermi cosa scrivevo qualche anno fa, perché mi son reso conto che ai tempi ero “in mezzo” anch’io. Ora in qualche modo sono più tranquillo, qualcuno direbbe rassegnato, perché comunque in un “cluster” (mi perdonino i lettori) mi ci ritrovo. Non è certo il più affascinante, ma almeno ho qualche punto da cui partire per andare avanti e sperare di trovare altre strade, soprattutto personali. Perché non ho voglia di diventare anch’io un caso di studio.



4 Comments to “Padova e i compagni di Università”

  1. Marco | Ottobre 11th, 2010 at 21:25

    Tu hai bisogno di vacanza… 😀

  2. ex-xxcz | Ottobre 11th, 2010 at 23:44

    In effetti ho giusto un 90 giorni tra ferie e permesse arretrati…

  3. Marco | Ottobre 18th, 2010 at 00:11

    ‘azz: attento! Ricorda che ferie e permessi sono “costo” per l’azienda. Potresti diventare improvvisamente “un problema”. Esperienza di vita vissuta. :-/

  4. ex-xxcz | Ottobre 18th, 2010 at 00:16

    Già… Qualche anno facevo il consulente per le Risorse Umane di una grande Banca e ricordo ancora la policy per cui a fine anno i Dirigenti azzeravano le ferie pregresse, senza nemmeno rimborso

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